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Indice (Links)
Parte prima
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Il Sesso è uno dei più complessi ed appassionanti
misteri della natura. Perchè i meccanismi dell' evoluzione
che favoriscono sempre l' adozione delle soluzioni più efficaci,
hanno favorito l' adozione, da parte di così tante specie,
del sesso? Considerato con tutti i preliminari (incontri,
corteggiamento, riti, regali, ... ), il sesso richiede un
enorme dispendio di energia. è molto meno efficace di altri
sistemi per svolgere la funzione principale: Fare figli.
Gli organismi asessuati producono il doppio di figli senza
modificare il loro patrimonio genetico (cloni). Noi "sessuati"
ogni volta che facciamo un figlio rimescoliamo i nostri
geni con quelli del partner, col rischio di peggiorare la
miscela: l' unico scopo di questa faticosa ricombinazione
di geni è sopravvivere. Cambiando continuamente il Dna e
salvaguardando la varietà, il sesso garantisce più possibilità
che esistano individui capaci di resistere ai parassiti
(virus) e salvare la discendenza. Se un virus attacca una
specie fatta di organismi tutti uguali, può distruggerli
dal primo all' ultimo.
Questa la teoria; ma è la spiegazione perchè il sesso sta
dilagando e invadendo ogni aspetto della nostra vita? è
questa una "misteriosa", ma piacevole, invasione. Per il
sesso c' è chi dilapida patrimoni, compie azioni di cui
non si sarebbe mai creduto capace, commette reati. Il sesso
è importante nella nostra vita quotidiana, nel modo in cui
ci vestiamo, ci curiamo, ci impegniamo e ci comportiamo
sul lavoro, scegliamo un' auto, decidiamo dove passare le
vacanze. Represso per secoli, liberato è esploso come fenomeno
di erotizazione di quasi tutte le aree della nostra esistenza.
Può essere mercificato, e per questo la società dei consumi
lo esalta.
Ma per l' uomo il bisogno d' amore è una spinta più importante
della pulsione erotica. Richiede più impegno e più tempo.
e soprattutto non si può comprare.
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Abitudini sessuali dei nostri antenati.
"Fare l'amore è bello, restare incinta è sgradevole", dice
un proverbio sumerico del 2000 a. C., che esprime molto
bene la concezione che Sumeri e Assiro-Babilonesi avevano
del sesso; e diventa ancora più evidente se si aggiunge
che il proverbio era pronunciato da una donna e che l'espressione
tradotta con "fare l'amore" nel testo originale significava
"essere penetrata". Presso questi popoli il sesso era religione
e il luogo più adatto per farlo era il tempio, dove centinaia
di sacerdotesse della dea babilonese Belit-Ishtar si concedevano
ai fedeli. Era sufficiente versare un'offerta: l'accoppiamento
avveniva nei dintorni del tempio, alla vista di tutti, perché
non c'era pudore, il coito era considerato un gesto sacro
e l'orgasmo un modo per avvicinarsi agli dei. Ancora più
sorprendente, visto con gli occhi di un europeo del XXI
secolo, è però l'assoluto, e spesso molto violento, dominio
maschile nel rapporto tra i sessi: una caratteristica comune
a gran parte delle civiltà avvicendatesi nei 4 millenni
successivi. In altre parti della città, era per esempio
usanza riunire tutte le più belle ragazze da marito: dopo
averle fatte spogliare, venivano messe all'asta. Era perfino
previsto che i Babilonesi, prima di acquistarle, le "provassero"
sul posto. Il ricavato di tale vendita forniva la dote alle
ragazze brutte e storpie, in modo che anch'esse potessero
sposarsi.
• Capezzoli colorati
In Egitto l'amore era esaltato con naturalezza, senza pregiudizi
e sensi di colpa. La nudità era normale: la maggior parte
delle donne andava in giro poco vestita o con abiti così
trasparenti da lasciare poco all'immaginazione. Forse per
questo le donne, invece di spogliarsi per prepararsi all'amore,
si coprivano: indossavano una parrucca elaborata e profumata
di essenze, si dipingevano i capezzoli, inoltre cospargevano
i peli del proprio sesso con unguenti e sostanze afrodisiache.
In altre situazioni, invece, le donne inscenavano veri e
propri spettacoli di strip-tease in cui le ballerine rimanevano
"vestite" di soli tatuaggi o di una sottile cintura di perle.
• Bava dì stallone
La posizione preferita per il sesso era in piedi, anche
perché il letto sarebbe stato inventato solo alcuni secoli
più tardi e la posizione "del missionario" era molto poco
piacevole su una stuoia. In una società in cui fare sesso
non era difficile, erano molto diffusi i prodotti afrodisiaci
e i contraccettivi. Perché la donna potesse provare più
piacere si consigliava per esempio di ungere, prima del
rapporto, il pene del partner con la bava di uno stallone
o con una miscela di miele e acacia triturata. Per evitare
gravidanze indesiderate, invece, si ricorreva o a preservativi
ricavati da intestini d'animale, oliati e profumati o a
cappucci di lino ricamato (i ricami erano in rilievo per
dare più piacere alla donna) legati alla base del pene.
Per essere grandi amatori, secondo gli egizi, bisognava
inoltre mangiare tanta cipolla (vietata infatti ai sacerdoti
che avevano fatto voto di castità).
• Spettacoli "a luci rosse
Nell'Atene classica fu elaborata un'organizzazione del piacere
a pagamento che sarebbe stata presa a modello anche da Roma.
Un proverbio dell'epoca diceva "Le prostitute sono per il
piacere sessuale, le etere (letteralmente "compagne". In
pratica prostitute di lusso) per le cure di tutti i giorni
e le spose per aver una discendenza legittima". La città
di Atene acquistava centinaia di giovani schiave per i suoi
cittadini con l' obiettivo garantire la castità delle donne
libere. Ecco come uno scrittore descriveva il classico rapporto
che il greco medio aveva con il sesso: «I giovani della
nostra città possono trovare belle ragazze nei bordelli
e le possono vedere scaldarsi al sole, disposte in fila
a seno nudo. Ognuo può scegliere la ragazza che si adatta
ai suoi gusti, esile o grassa, alta o magra: un prezzo diverso
per posizioni diverse. Tali bordelli sono aperti sempre,
di giorno e di note». Con i profitti tratti dal commercio
di queste donne, ad Atene si costruì anche un tempio in
onore di Afrodite Pandemia protettrice dell'amore a pagamento.
Un momento importante nella giornata degli ateniesi di buona
società era il simposio, cioè il banchetto, alla fine del
quale si svolgevano spesso spettacoli "a luci rosse'' che
si ispiravano a scene della mitologia: uno dei più gettonati
era l'incontro del dio Bacco con Arianna, interpretato da
veri pornodivi dell'epoca di fronte ai convitati estasiati
e molto eccitati.
• Romani puritani e gelosi
Prima di assimilare i costumi greci, i romani erano invece
molto puritani nei costumi sessuali. Basti pensare che ancora
in epoca augustea (fine I sec. A.C.) era considerato deprecabile
che un'amante scoprisse il seno o facesse l'amore con la
lucerna accesa. Fissare in pubblico una matrona romana sposata
era considerato un atto simile allo stupro. Si sa di mariti
che fecero malmenare a sangue gli amanti delle proprie consorti,
spinsero i propri schiavi a orinare e defecare su di loro
e infine li fecero sodomizzare. Questo non toglie che anche
a Roma, nelle case più ricche, andassero di moda, alla fine
delle feste, spettacoli a luci rosse. L'imperatore Nerone
organizzò addirittura un villaggio del sesso: ancorò una
grande zattera in uno stagno in Campo Marzio su cui furono
disposte le tavole del banchetto. La zattera era raggiungibile
con barche manovrate da schiavi omosessuali suddivisi in
squadre, secondo le loro abilità sessuali. Intorno allo
stagno era stato costruito un villaggio "a luci rosse" dove
le più belle prostitute della città, completamente nude,
assumevano pose oscene o si lanciavano in spettacoli saffici:
a gestire queste case l'imperatore aveva imposto che fossero
molte matrone o vergini di buona famiglia di Roma, che dovevano
recitare la parte di prostitute o di ostesse.
• Repressione imperiale
è opinione comune che il Medioevo e il Cristianesimo abbiano
provocato una svolta nella concezione e nella pratica sessuale.
In realtà, secondo Qli storici, la svolta avvenne molto
prima, già durante l'impero romano. «La repressione sessuale
arrivò con la legge imperiale romana». La nuova religione
cristiana trasformò poi con la forza della legge divina
un comportamento di pochi aristocratici in legge universale,
regolamentando i rapporti amorosi, condannando l'aborto.
proibendo la bisessualità. I medici sostenevano che l' eiaculazione
maschile era uno sforzo costoso a livello fisico, di conseguenza
era necessario gestire con parsimonia il proprio sperma.
L'abuso del coito era considerato pericoloso, perché, si
diceva, abbreviava la vita, debilitava il corpo prosciugandolo,
distruggeva gli occhi.
• Donne incontrollabili
Inoltre l'uomo doveva saper fermare la donna, considerata
più soggetta al desiderio sessuale perché capace di avere
orgasmi ripetuti. Era quindi importante che l'uomo non si
abbandonasse a smodate carezze con la consorte per evitare
che l'eccitazione femminile diventasse inarrestabile. Meglio
soddisfare la donna ingravidandola. Vi erano precisi divieti
e conseguenti penitenze per i coniugi che praticavano sesso:
per esempio se "Ti sei accoppiato da dietro con la tua sposa
o con un'altra donna, come fanno i cani, farai penitenza
10 giorni a pane e acqua. Se ti sei unito con la tua sposa
o con un'altra donna nel loro periodo mestruale, farai penitenza
per altri 10 giorni con pane e acqua". .. e così via.
• Abbasso il piacere
Tutte queste regolamentazioni portarono anche nel Medioevo
una grande diffusione dei bordelli. Le case da appuntamento
erano spesso camuffate da bagni pubblici: sembra, infatti,
che fosse considerato molto erotico incontrare e consumare
l' appuntamento con la prostituta nelle grandi tinozze di
legno colme di acqua calda e proseguire poi in grandi letti
chiusi da pesanti cortine. La Riforma protestante e la Controriforma
cattolica limitarono, alla fine del XVI secolo, sempre più
la presenza del piacere sessuale nella società, bollandolo
spesso come peccato mortale. La bellezza femminile era considerata
una trappola di Satana. Si doveva fare l' amore il più vestiti
possibile, di notte, evitando a tutti i costi la nudità.
Si consigliava la posizione del missionario classica, e
una penetrazione violenta con eiaculazione veloce, nella
quasi totale indifferenza per il piacere della compagna.
Posizioni diverse erano considerate pericolose, provocavano
la collera di Dio. offendevano l'ordine naturale e potevano
originare figli deformi.
• Borghesia ipocrita
Le grandi rivoluzioni del XVIII secolo (americana. francese.
e industriale), portarono in molti ambiti la ragione e la
scienza a trionfare sulla superstizione; tuttavia i pregiudizi
sul sesso, invece di sparire, si rafforzarono ancora di
più: la società borghese nascondeva i propri comportamenti
sessuali. Anzi: doveva reprimerli o convogliarli nelle case
di tolleranza. Questo fece sì che la prostituzione in Europa
si diffondesse a macchia d'olio: solo a Parigi, prima della
I Guerra mondiale, "operavano" 500 mila prostitute! Solamente
la diffusione delle malattie veneree, la rivoluzione sessuale
del 1968 e il femminismo sarebbero riusciti a ribaltare
millenni di pregiudizi sessuali e di maschilismo.
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Eros Si & No
Sacerdoti celibi, anticoncezionali vietati, verginità prima del
matrimonio, masturbazione peccaminosa... la religione sembra
proprio considerare il sesso come un male, anche se un male
necessario.
• Kamasutra nel tempio
Non è però sempre stato così, soprattutto in Oriente. Anzi, a parte
alcuni tabù sessuali che tutti condividono (come l'incesto
e l' adulterio), il sesso in molte religioni del passato
era visto come strumento per ricongiungersi a Dio. In India,
per esempio, esisteva una categoria di donne. le Devadashi,
alle quali era affidato il compito di esercitare, nei templi,
la funzione dì "prostituta del dio": ne parlano già i Veda,
i testi sacri dell'induismo, elaborati fra i 2500 e il 500
avanti Cristo. Anche il famoso manuale Kamasutra, che illustra
le diverse posizioni dell'amplesso sessuale. non era affatto
considerato un testo pornografico. Al contrario, aveva tali
connotazioni religiose che alcuni tra i più azzardati intrecci
umani da esso descritti sono scolpiti sulle pareti esterne
di vari templi in India.
• Riassorbire lo sperma
In Cina regnava il taoismo. una dottrina filosofico-religiosa fondata
nel VI secolo avanti Cristo da Lao-Tse. Il Tao è il principio
cosmico originario, nel quale si fondono lo Yang e lo Yin
(ovvero il principio maschile e quello femminile). Gli uomini
hanno una sostanza vitale yang (lo sperma), le donne una
sostanza vitale yin (le secrezioni vaginali) che insieme
formano il principio stesso della vita. La loro unione sessuale,
dunque, è sacra.
I Cinesi, anzi, andarono anche oltre. Ritenevano infatti che l' uso
costante di tecniche e pratiche erotiche garantisse salute
e longevità. Tanto che già ai tempi della prima dinastia
Han (206 a. C. - 24 d. C.) esistevano ben 80 opere che descrivevano
minuziosamente le modalità e i benefici di ogni aspetto
della sessualità umana. Con una singolarità: nella sua forma
estrema, l'unione sessuale taoista non doveva culminare
nell' eiaculazione. Lo sperma accumulato andava invece trattenuto
affinché, giunto al cervello attraverso la colonna vertebrale,
si trasformasse in puro spirito vitale.
Più tardi, al taoismo si affiancò il confucianesimo (fondato fra il
VI e il V secolo avanti Cristo da Confucio): una dottrina
molto più puritana, ma che comunque incoraggiava l'attività
sessuale e promuoveva l'uso delle tecniche erotiche del
taoismo, anche se principalmente allo scopo di avere figli
sani e forti.
• Culto del pene
Uno degli aspetti che accomunavano in passato religione e sesso era
il mito della creazione, vista spesso come una riproduzione
sessuale di ordine superiore. Gli dèi, in un certo senso,
erano quindi veramente padri e madri del mondo, come accadeva
per esempio in Egitto.
Sempre in Egitto era molto diffuso il fallotenismo, cioè il culto del
pene, legato alla fertilità dei campi, degli animali e degli
uomini. Praticato soprattutto dalle donne, aveva profonde
radici religiose. Di culti simili si sono trovate tracce
in India, in Grecia e a Roma.
Molto più antica dell'Afrodite greca e della Venere romana era poi
Hator, dea dell'attrazione sessuale e dell'amore. Il principale
centro di culto della dea era la città di Denderah, in Egitto,
dove ogni anno il popolo celebrava in suo onore la "festa
dell'ebbrezza" che durava 13 giorni e aveva un carattere
orgiastico.
• Le scappatelle di Zeus
Nella culla della civiltà occidentale, la Grecia antica, le cose non
andavano in modo molto diverso. Lo si intuisce già dal comportamento
sessuale delle divinità, che era la proiezione fantastica
delle virtù e dei vizi del popolo greco. Zeus, signore degli
dèi, si concedeva per esempio frequenti avventure amorose,
anche con donne mortali, benché avesse una consorte divina.
Il liberalismo erotico greco comincia dall'esaltazione del corpo umano
nudo. Soprattutto fra gli scultori attivi a partire dal
V secolo avanti Cristo, il nudo trova la sua più alta idealizzazione
nella ricerca, essenzialmente religiosa, della forma umana
ideale con le statue di Apollo, dio della luce, e di Afrodite,
dea della bellezza.
• Zampe di caprone
Il cosiddetto "amore greco'', cioè il rapporto sessuale fra uomo e
uomo non escludeva affatto il rapporto fra uomo e donna;
più che di omosessualità, si trattava quindi di bisessualità.
Bisessualità praticata anche da varie divinità maschili, a cominciare
da Zeus che appare di gran lunga il più libertino tra gli
dèi, quasi a sancire anche sotto questo aspetto la sua supremazia
sugli altri.
Nel pantheon greco, infine, esistevano figure che facevano del sesso
l'unica ragione di vita: i satiri, raffigurati con zampe
di caprone e torso e testa umani. celebri per l'inesauribile
potenza sessuale. Tanto celebri che ancor oggi la parola
"satiro" evoca libidine e potenza sessuale.
• L'amore è femmina
Per i Romani, fin dai primi tempi della Repubblica, al momento
culminante dell'unione sessuale c'è un dio che interviene.
La differenza maggiore rispetto ai Greci è che l' intervento
divino diventa femminile (Venere sostituisce Eros), come
ad affermare che l'amore è prerogativa femminile ed è la
donna che dà valore sacro all'unione carnale.
C'è poi Iside, la dea di origine egiziana che trionfa a Roma contemporaneamente
all'evoluzione dei costumi e all'emancipazione della donna.
Iside impone penitenze e periodi di castità rituale alle
donne, ma protegge la loro dignità ed esalta la loro potenza
erotica e generatrice. Tutti gli inni che celebrano Iside
le attribuiscono il merito di avere insegnato agli esseri
umani l'amore, dando loro il mezzo per trionfare sulla morte.
• La "sozza libidine"
Nel cristianesimo, la concezione dell'erotismo come peccato, e perciò
da reprimere, risale ai primi padri della Chiesa, in particolare
ad Agostino da Ippona. Nelle sue opere, scritte agli inizi
del V secolo, Sant' Agostino attribuisce gran parte dei
mali dell' umanità, se non tutti, alla "libidine" che dà
vita alla "massa dannata" dei peccatori. Se non ci fosse
stato il peccato originale commesso da Adamo ed Eva, la
libidine non avrebbe posto sulla Terra, i figli verrebbero
generati «senza conoscere la vergognosa concupiscenza, l'uomo
li metterebbe al mondo con ordine e numero, mosso da volontà,
non eccitato da sozza libidine». La visione di Sant' Agostino
fu determinante nel bandire ogni caratteristica sacra dal
sesso.
Dal Medioevo all'Età Moderna, il marchio di peccato impresso
sull'erotismo è servito, nella cultura cristiana in Europa
e altrove, come strumento di dominio, di repressione, di
intimidazione, spesso in alleanza con il potere politico.
Tendenza culminata, nel XVI secolo, con la Riforma e la
Controriforma, vale a dire due ondate di moralismo e persecuzione
identiche negli effetti anche se di segno contrario (fu
allora, per esempio, che la nudità scomparve da molti affreschi
sacri).
Dal Medioevo a oggi la tendenza si è comunque invertita, benché persista
una frattura fra sesso "ufficiale" e sesso "reale".
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Potere e Sesso
• Potere e Sesso sono sempre andati di pari passo. Spesso il secondo
è stato usato per raggiungere il primo. Ma ancor più spesso
chi deteneva il primo ha ottenuto come corollario anche
il secondo. Il sesso è il motore della Storia: Una lagge
di natura, spietata ma motivata, che vige fra gli uomini
come fra gli animali più evoluti. Nei rapporti con l' altro
sesso il maschio dominante di un branco ha più successo
rispetto ai subordinati, garantendosi l' esclusiva su tutte
le femmine del gruppo. Succede fra i leoni e i gorilla (si
chiama Alfa il gorilla dominante). Lo scopo di questa legge
biologica, che abbina sesso e potere, è chiaro: garantire
alla prole un padre rispettato, quindi un'adeguata protezione
e maggiori probabilità di sopravvivenza. Hanno applicato
questo principio, che vale per gli animali, esseri umani
emuli del gorilla Alfa: Benito mussolini, il brutto Aristotele
Onassis, Boris Eltsin, negli anni '30 alcune donne tedesche
provavano qualcosa come l' orgasmo ascoltando i discorsi
dell' ometto nevrotico Adolf Hitler. Comun denominatore,
fra questi personaggi, il potere politico o economico.
• Nelle civiltà passate, il sesso aveva anche una valenza
religiosa e sociale, ed è stata la fusione di fede, erotismo
e poesia. Il potente re dell'antico Israele, Salomone, figlio
di Davide, personaggio venerato da tre grandi religioni
(ebraismo, cristianesimo e islam) nonché emulo del gorilla
Alfa: pare avesse 700 mogli e 300 concubine. Il suo cantico
dei cantici è nella Bibbia: "I tuoi seni sono come due cerbiatti
gemelli di una gazzella, che pascolano fra i gigli". A Tiro
e a Sidone tutte le fenicie in età da marito, prima di sposarsi,
venivano arruolate come prostitute sacre nel tempio della
dea della fertilità (ma anche della guerra) Astarte, che
le metteva "a disposizione" dei pellegrini in cambio di
un'offerta. Solo dopo aver dimostrato sufficiente devozione
alla dea (cioè solo dopo aver raccolto una somma prestabilita)
una donna era libera di tornare a casa, essendosi guadagnata
il diritto di convolare a giuste nozze. Facendo di nuovo
valere le ragioni biologiche del "motore della Storia".
• è stato il sesso, attraverso il meccanismo dell'incrocio
del patrimonio genetico di maschi e femmine, a determinare
il passaggio dai primi ominidi a ciò che noi siamo oggi.
Certe caratteristiche fisiche - per esempio un bacino più
largo (e quindi adatto al parto), grandi seni o una struttura
scheletrica leggera ma resistente per le donne. La forza
muscolare o un'alta statura sono state di volta in volta
preferite nella scelta del partner uomo. Le caratteristiche
più premiate nelle diverse epoche furono poi diffuse dall'arte,
dalla letteratura e dalla poesia come criteri estetici e
canoni di bellezza. Se il naso di Cleopatra fosse stato
più corto, sarebbe cambiata tutta la faccia della Terra
perché Antonio non si sarebbe innamorato della regina, l'Egitto
non sarebbe finito sotto il diretto controllo romano e quindi
gli equilibri nel Mediterraneo (e di conseguenza il corso
della Storia) sarebbero stati diversi.
• Che il sesso fosse decisivo nelle questioni dinastiche
si sapeva fin dal tempo dell'Iliade: Omero non racconta
forse di una guerra combattuta 3 mila anni fa per una donna,
Elena? A Omero fece eco lo storico romano Tito Livio, narrando
che uno dei primi conflitti scatenati da Roma puntava proprio
a un bottino sessuale: le donne dei vicini Sabini (che effettivamente
si unirono ai Latini, forse però senza alcun "ratto"). Ai
lanzichenecchi del '400 e del '500, fu garantito il diritto
di saccheggiare case e razziare donne nei territori conquistati.
Ed è noto, infine, che negli Anni '30 del secolo scorso
le campagne coloniali fasciste suscitarono consensi anche
grazie alla prospettiva (in seguito contrastata con motivazioni
razziali) di unirsi alle donne dell'Africa orientale, esaltata
da Giuseppe Micheli e Mario Ruccione in una celebre marcetta:
"Faccetta nera, bell'abissina / aspetta e spera che già
l'ora si avvicina... ".
• Guerre e invasioni hanno portato alla vicenda umana, insieme
a orrori e nefandezze, anche qualche vantaggio. In America
Latina, dopo una prima fase di massacri, gli accoppiamenti
fra conquistadores bianchi, nativi e neri evitarono ciò
che accadde nel Nord, dove la promiscuità non ci fu e dove
i pellerossa non furono mai integrati, finendo sterminati.
Negli Stati Uniti, bianchi, latinos e neri vivono vite sociali
e sessuali separate. Una separatezza che si ritrova in tutti
i Paesi colonizzati dagli anglosassoni: in Australia, Sudafrica
e India i meticci sono una rarità. Spagnoli e portoghesi
in Sudamerica (ma anche i russi in Asia Centrale, gli arabi
in Nord Africa, i francesi ai Caraibi) hanno invece dato
vita a popoli di sangue misto. Perché questa differenza
tra cultura latina e anglosassone? Tutta colpa del puritanesimo
inglese che prese piede nell'Inghilterra a cavallo fra '500
e'600; una reazione contro il papato (e contro il clero
anglicano) accusato di essere corrotto, anche nei costumi
sessuali. Va infatti ricordato che il cristianesimo aveva
separato, per la prima volta nella Storia, il sesso dalla
sfera sacra. In precedenza, gli dèi grecoromani erano fortemente
caratterizzati sessualmente. In Oriente, nell'India antica,
il Kamasutra era un testo religioso, ancor prima che erotico.
E lo stesso islam, che sul tema ci appare oggi rigidissimo,
storicamente ebbe con il sesso un rapporto più aperto del
cristianesimo: Maometto aveva varie mogli, i califfi suoi
successori anche. Questa "anomalia" determinò conseguenze
a catena. La prima fu che, una volta eliminato il suo legame
con la sfera sacra, il sesso fu visto solo come un male
assoluto. Per questo molti potenti dell'Occidente hanno
cercato di accreditarsi come "esenti" da pulsioni sessuali».
Dal papa, unico monarca al mondo votato alla castità, alle
regine inglesi "sessuofobe" (Elisabetta I e Vittoria), fino
a George W. Bush, che quando si insediò alla Casa Bianca
sottopose a una benedizione-esorcismo la sala dove si incontravano
Clinton e la Lewinski. Le frequenti "deroghe" a questa separazione
fra sesso e cristianesimo indignarono i puritani inglesi,
che poi fondarono le prime colonie nordamericane.
• Ottenuto il primo embrione umano clonato, Il sesso perde,
pensano in molti, il suo ultimo potere: l'esclusiva della
procreazione. Negli Anni '30, lo scrittore britannico Aldous
Huxley aveva immaginato un'umanità generata artificialmente
e composta da cloni, divisi in caste programmate al servizio
di registi occulti, i quali davvero pensavano che “kumannari
è megghiu ca futtiri”. A proposito: in quel mondo, oltre
al sesso, era bandito anche l'insegnamento della Storia,
sua inseparabile compagna.
• Negli ultimi 150 anni si è discusso se all'alba della
Storia il potere fosse prevalentemente maschile o femminile.
«Senz'altro femminile» rispose a fine '800 Johann lakob
Bachofen, storico svizzero delle religioni e padre della
teoria del matriarcato originario. Secondo Bachofen i sacerdoti
maschi delle civiltà protostoriche "detronizzarono" divinità
femminili preistoriche, sostituendole con sommi dèi maschi.
Quel primigenio "golpe celeste" (di cui resterebbe traccia
nei miti greci, dove si narra il succedersi di tre generazioni
divine) sarebbe la prova dell'avvento del patriarcato, cioè
del predominio sessuale, economico e politico degli uomini.
A Wilczice, un villaggio polacco, l'archeologo Romuald Schild,
dell'Accademia delle scienze dì Varsavia, ha scoperto nel
marzo scorso (2007) una trentina di statuette femminili
di 15 mila anni fa, apparentemente legate al culto delle
'Veneri preistoriche" considerate da molti legate all'antichissimo
culto di una Grande Madre. Obietta lo storico delle religioni
antiche Paolo Scarpi: Il concetto di Dio come lo intendiamo
noi apparve solo nel III millennio a. C., E da allora molte
tra le più importanti società umane sono state impostate
su un modello patriarcale. E le statuette di Wilczice o
ì tanti altri reperti simili? Reperti preistorici che raffigurano
donne sono numerosi quanto quelli che raffigurano uomini,
risponde Scarpi. «Ma che si riferiscano a divinità è un'interpretazione
di noi moderni". Anche se sono state magari trovate in tombe
e aree sacre, non ci sono insomma certezze che quelle immagini
rappresentino delle divinità.
• Ci sono uomini (e donne) che preferiscono inseguire cariche
e poltrone piuttosto che dedicarsi alle conquiste amorose.
Perché? Secondo i fondatore della psicanalisi Sigmund Freud
(1865-1939) le radici di questo comportamento sarebbero
da cercare nella cosiddetta "sublimazione". Nei suoi scritti,
Freud ipotizzò che la sessualità attingesse tutta la sua
energia a una riserva inesauribile, che chiamò libido. Ma
questa energia può essere diretta, proprio attraverso i
processo di sublimazione, verso obiettivi diversi dal sesso:
gli impulsi del desiderio potrebbero cioè deviare dal loro
oggetto naturale verso qualcosa di socialmente più accettabile.
Proprio indirizzando le energie sessuali verso obiettivi
diversi dalla riproduzione, artisti, scienziati, politici
e altri grandi della Storia avrebbero compiuto imprese che
hanno favorito il progresso umano. La conquista del potere
non sarebbe dunque altro che uno di questi "obiettivi" alternativi
per gli Istinti sessuali. Così, nella mitologia greca, la
prima moglie di Zeus, Meti, è l'unico "oggetto del desiderio"
della divinità. Ma poi, di fronte al rischio di perdere
il potere a causa della nascita di un figlio da Meti, Zeus
preferisce sacrificarla e rimanere il dio supremo. E il
re d'Inghilterra Enrico VIII (1494-1547) sacrificò volentieri
8 mogli pur di restare su trono.
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Le donne votate al sesso
Se eserciti, pulpiti, cattedre e troni sono stati spesso
negati al sesso femminile, di una cosa non si è mai dubitato:
che grazie al proprio ascendente sugli uomini le donne potessero
distruggere quegli stessi eserciti, pulpiti, cattedre e
troni. Ma le avventure (non sempre a lieto fine) di molte
cortigiane insegnano che non basta un corpo flessuoso per
sedurre. Occorre anche un cervello scattante.
Tradita gli occhi viola di Elizabeth Taylor, che l'ha interpretata
sul grande schermo nel 1963, per noi Cleopatra è solo la
sensuale e un po' isterica regina che prima sedusse Cesare
(dandogli un figlio, Cesarione), poi passò a Marco Antonio
(dalla loro passione nacquero due gemelli) e infine riuscì
quasi a sedurre anche Ottaviano (il futuro imperatore Augusto)
prima di suicidarsi trentanovenne. Ma anche se, come confermerebbe
la recente scoperta di una moneta del 32 a. C. con la sua
effigie, non era proprio una bellezza (il grande naso è
però forse frutto della leggenda) aveva enorme fascino.
Cleopatra VII, figlia di Tolomeo XII e ultima "faraone"
d'Egitto, salì al trono diciassettenne, nel 51 a. C. Dovette
sposare il fratellastro Tolomeo XIII, di appena 10 anni,
che tentò presto di farla fuori. Rimessa al suo posto da
Cesare (di cui divenne l'amante), sposò un altro fratello,
Tolomeo XIV, che forse fece avvelenare nel 44 a. C. Gli
storici romani cercarono subito di demolirla: Plinio il
Vecchio la definì regina meretrix.
Recenti studi spiegano quest'odio con il fatto che Cesare,
attraverso l'imposizione della sua figura (identificata
con la Venere dell'Esquilino), pare avesse tentato di introdurre
a Roma il culto orientale del re divinizzato, anticipando
così ciò che sarebbe avvenuto con l'impero.
Con i cristiani non andò meglio: Dante la spedì all'inferno
tra i lussuríosi, Boccaccio ne condannò la "lascivia". Dal
'700 in poi fu principalmente una maestra di erotismo.
La realtà storica è che Cleopatra tentò di salvare l'autonomia
politica dell'Egitto. Parlava molte lingue, conosceva la
letteratura e tentò di ripristinare la tradizione faraonica,
messa in ombra dalla civiltà greco-ellenistica.
La greca Frine, celebre soprattutto per il processo contro
di lei, è stata prima di tutto una prostituta spiritosa
e raffinata.. Un' etèra, ovvero una donna che, oltre al
proprio corpo, vendeva la sua capacità di suonare, danzare
e conversare.
Frine, "Ranocchietta", era un soprannome: in realtà si chiamava
Mnesarete, "Colei che fa pensare alla virtù". Era ; nata
a Tespi, cittadina della Beozia, nella prima metà del IV
secolo a. C. Al contrario di molte sue colleghe, era di
condizione libera, ma si prestò a fare i lavori più umili:
"raccoglieva capperi" scrisse di lei il poeta Timocle. Ad
Atene, divenne una prostituta ricercatissima. Guadagnò molto
e riuscì a studiare, diventando l'influente amica di artisti,
politici, magistrati e scrittori. Una rarità in Grecia,
dove le donne "perbene" non uscivano di casa. Fu l'amante-musa
del grande scultore Prassitele e del più celebre pittore
dell'antichità, Apelle, che la raffigurò come Venere che
emerge dalle acque. Quando, tra il 350 e il 340, fu condotta
davanti al tribunale di Atene con l'accusa di avere offeso
gli dèi, il suo difensore Iperide la spogliò davanti ai
giudici esclamando: "Come può una simile bellezza offendere
gli dèi?!". E vinse la causa. Della fine di Fine non sappiamo
nulla. Sappiamo però che, ricca com'era, si offri di ricostruire
le mura di Tebe (capitale della Beozia) distrutte da Alessandro
Magno nel 335 a. C. Chiese in cambio solo una lapide che
ricordasse: "Alessandro le ha distrutte, Frine le ha ricostruite".
I notabili di Tebe però rifiutarono, sdegnati.
Se Frine amava Tebe, un'altra etèra, Taide, volle vendicare
Atene, distrutta dai Persiani nel 480 a. C. Quando, 150
anni dopo, Alessandro Magno invase l'Asia Minore, il sovrano
macedone si era portato dietro, oltre ai soldati, un esercito
di cortigiane. Taide era una di loro. Seguace del dio Pan,
suonatrice di flauto e danzatrice, proprio grazie alla danza
riuscì a compiere l'impresa che la fece entrare nella Storia:
l'incendio della reggia persiana di Persepoli.
Alessandro era rimasto abbagliato dalla splendore della
città conquistata e non intendeva certo distruggerla. Per
convincerlo, la donna pronunciò un discorso che lo storico
greco Plutarco giudicherà secoli dopo "troppo elevato per
una come lei". Dimenticava quanto un'etèra, magari educata
in una delle scuole dove si insegnavano "eros e poesia"
sparse per la Grecia, potesse essere colta. In una notte
di bevute e di danze sfrenate, comunque, Alessandro decise
di accontentare Taide.
Alla corte dei papi. L'eredità delle colte etère greche
fu raccolta, nel Rinascimento, dalle "cortigiane oneste",
come le definì il capo cerimoniere di papa Alessandro Borgia.
Veronica Franco, la più celebre e la più influente di loro,
era nata a Venezia nel 1546. Borghese, era a sua volta figlia
di una cortigiana, che divenne la ruffiana della figlia.
Dopo un matrimonio combinato fallito, conobbe Jacomo di
Baballi, il più ricco mercante di Ragusa (oggi Dubrovnik)
e primo dei suoi amanti-protettori.
In una delle 50 lettere che lei stessa pubblicò nel 1580,
Veronica scrisse che avrebbe passato tutto il suo tempo
nelle accademie, se solo le fosse stato concesso. Ma anche
se diventò poetessa e patrona delle arti, la sua pagina
di Storia la scrisse fra le lenzuola. Per la gloria di Venezia,
infatti, fu spedita nel letto di Enrico dì Valois, futuro
re di Francia. Questo non le evitò di finire nelle mani
dell'Inquisizione, con l'accusa (frequente per le cortigiane)
di stregoneria. Come Frine, fu salvata dalle sue conoscenze,
o forse dalla sua bellezza.
La stagione delle grandi cortigiane finì all'inizio del
'900 con la Belle époque, quando Parigi dívenne la capitale
delle grandes horizontales, le "grandi orizzontali".
La più celebre fu Carolina Augustina Carasson (o Iglesias),
meglio nota come la Bella Otero. Lei raccontava di essere
una gitana andalusa figlia di un greco morto in duello,
ma la realtà era meno romantica: nata in Galizia (Spagna
del Nord) da una madre prostituta che la maltrattava, Carolina
era la seconda di sette figli, tutti di padri diversi e
ignoti. Per di più, a 11 anni fu violentata, rimanendo sterile.
Fuggita di casa e da un collegio, a 18 arrivò a Parigi.
E qui iniziò la sua carriera. Avrebbe voluto diventare attrice
o cantante, ma sapeva soprattutto ballare con movenze seducenti.
Fu la sua fortuna. Carolina stregava gli uomini: era snella,
aveva gli occhi verdi, i capelli nerissimi e un seno alto
e sodo, che divenne celeberrimo.
Dai palcoscenici di tutta Europa alle alcove degli uomini
più potenti del suo tempo il passo fu breve: quasi tutte
le teste coronate vollero conoscerla, dal re del Belgio
allo zar di Russia; miliardari come l'americano Vanderbilt
o celebrità , come l'ingegner Eiffel e l'architetto Antoni
Gaudì caddero ai suoi piedi. E più di un uomo si tolse la
vita per lei. Il potere che esercitava sugli uomini di potere
non la salvò però da una triste e lunga vecchiaia, durata
fino ai 96 anni.
Decisamente meno tormentate furono le vite delle signore
degli harem. Almeno di quelle che partivano schiave e finivano
sovrane. Come l'araba Khayzuran (`Bambù"), vissuta nell'VIII
secolo, senza la quale non esisterebbero Le mille e una
notte. La bella concubina del califfo di Baghdad riuscì
infatti a mettere sul trono il figlio Harun Al-Rashid. E
Harun, feroce califfo della dinastia abbasside, fu l'ispiratore
di molte novelle della raccolta. Khayzuran era una quaina,
cioè una schiava che conosceva la poesia, la danza, la musica
e il canto. Entrata nell'harem del califfo Al-Mahdi, che
regnò dal 775 al 785, divenne la favorita del sovrano, dandogli
due figli maschi. Quando il califfo morì, sali al trono
il primogenito Musa Al-Hadi, così com' era stato deciso
dal padre. E da Khayzuran. In pochi anni, la bella ex-schiava
era infatti diventata la consigliera più ascoltata del sovrano.
Alla morte di lui pose fine alle guerre interne liquidando
l'esercito mercenario del califfo con ricchissimi doni.
Ben presto, però, si accorse che il figlio non intendeva
tollerare le sue manovre politiche, Musa fu ucciso e tutti
puntarono il dito contro di lei. Non ci sono elementi né
per scagionarla né per condannarla. Sappiamo però che Khayzuran
riuscì a mettere sul trono il secondogenito, Harun, senza
disordini. Sotto il suo regno il potere della donna continuò
a crescere fino alla sua morte, nel 789.
Otto secoli dopo, un'altra schiava del sesso conquistò il
potere nell'impero ottomano. Si chiamava Roxelana, "la Rossa".
Il suo vero nome era forse Aleksandra Lisowska ed era nata
tra il 1506 e i11510 nell'attuale Ucraina. Fu fatta prigioniera
e venne portata al mercato degli schiavi di Istanbul. La
comprò il gran visir Ibrahim Pascià, che era molto amico
del sultano, Solimano il Magnifico, al quale la regalò.
Secondo alcuni, la donò invece prima al padre di Solimano,
Selim, che, non essendo più in età di goderne, la cedette
al figlio.
Solimano aveva quattro concubine ufficiali, le ikbal, ovvero
le madri degli eredi al trono. Pur confusa tra altre circa
300 schiave, Roxelana riuscì a farsi notare, non solo per
i suoi capelli biondo-rossi e il suo sguardo, ma anche per
la prontezza di spirito e la sua abilità di narratrice.
Il sultano le concesse sempre più tempo di accompagnarlo
nelle sue apparizioni pubbliche. E alla fine, incredibilmente,
nel 1534 la sposò, facendone l' unica e veneratissima moglie.
Roxelana, a cui Solimano dedicò versi dolcissimi, era in
realtà una donna fredda e determinata: si vendicò del potentissimo
visir Ibrahim Pascià e nel 1536 riuscì a farlo uccidere.
Nel 1541 approfittò di un incendio dell'harem (che era separato
dal palazzo) per trasferirsi con tutte le donne presso la
corte, al Topkapi di Istanbul. Poi indusse Solimano a far
assassinare il suo primogenito, Mustafà, favorendo così
la successione dei propri figli Bayezid e Selim. Che però,
dopo la morte della madre, nell'aprile del 1558, si scagliarono
l'uno contro l'altro.
Se l'Oriente inventò le signore dell'harem, i sovrani francesi
fra Sei e Settecento crearono qualcosa di molto simile:
le maîtresses en titre, amanti ufficiali con tanto di palazzo
e stipendio.
Una delle più potenti fu madame du Barry. Marie-Jeanne Bécu
nacque il 19 agosto 1743 a Vaucouleurs, sulla Mosa. Sua
madre era figlia di un rosticciere, faceva la sarta e collezionava
amanti. Il padre di Jeanne era forse un monaco cappuccino,
che l'avrebbe raccomandata per un posto in un collegio religioso.
Ne uscì ignorante ma decisa a sfondare. Iniziò come parrucchiera
ma intuì presto di avere un altro talento. Incontrò allora
il conte guascone Jean du Barry, un ruffiano che era solito
far prostituire le sue numerose amanti. Il conte ebbe almeno
un merito: l'affidò ai migliori professori di letteratura
e filosofia. Poi, dopo averla spinta nel letto di alcuni
nobili, la offrì come amante, nel 1768, al re Luigi XV,
in sostituzione dell'adorata madame de Pompadour, morta
quattro anni prima.
Luigi XV, in 59 anni di regno, fu in assoluto il re con
il maggior numero di favorite. E Jeanne Antoinette Poisson
Le Normand d'Etiolles, marchesa di Pompadour, era stata
forse la più influente. Ma aveva due difetti: era frigida
e malata di tubercolosi. Per questo il re, pur lasciandole
ampia libertà d'azione a corte, la tradì spesso. Quando
vide la du Barry, bionda e con gli occhi azzurri, dovette
pensare di aver trovato una degna sostituta. Nel 17681a
invitò a stabilirsi a Versailles, ma la costrinse a sposare
il fratello del conte du Barry: non era giudicato dignitoso,
per l'amante ufficiale del re, essere nubile.
Come la Pompadour, la du Barry influenzò, dall'alcova, gli
affari di Stato. Un ruolo che Jeanne pagò a caro prezzo:
dopo la Rivoluzione francese fu arrestata e accusata di
finanziare i nobili francesi fuoriusciti, di svolgere attività
controrivoluzionaria e di aver sottratto beni della Corona
e quindi del popolo francese. Dopo un lungo processa, fu
condotta alla ghigliottina 1'8 dicembre 1793.
La du Barry della Cina, invece, visse quasi 2.300 anni prima
della sua omologa francese. Ma fu più di un'amante influente.
Fu la Mata Hari d'Oriente. Si chiamava Xi Shi e nacque tra
la fine del VI e l'inizio del V secolo a. C. in un villaggio
dell'attuale provincia cinese di Zhejiang. Il paesino si
chiamava Zholou e si trovava nel regno di Yue, uno dei tanti
in cui era allora divisa la Cina.
Nel 494 a. C. il regno di Yue era stato sconfitto da quello
di Wu. Gou Jian, re di Yue, era caduto prigioniero ed era
stato torturato. Una volta libero, decise di vendicarsi.
Il suo ministro Wen Zhong escogitò un piano: regalare al
re di Wu bellissime ragazze, addestrate però a spîarlo.
Il bando fu diffuso in tutte le province e arrivò nel villaggio
di Xi Shi. Per tre anni Xi Shi e le altre prescelte furono
istruite nel canto, nella danza, nella musica e nell'arte
della seduzione. Furono anche indottrinate sulla cultura,
la lingua e l'etichetta del nemico regno di Wu. Xi Shi si
rivelò la migliore.
Donata al sovrano di Wu, Fu Chai, Xi Shi lo sedusse e lo
distrasse con le sue delizie dal governo. Fece allontanare
e poi indusse al suicidio il potente ministro Wu Zixu, che
sospettava l'intrigo. Quindi propose al monarca di preparare
la guerra contro i vicini regni di Qi, Jin e Lu. Fu Chai
si lasciò persuadere. L'attacco al regno di Qi, all'inizio
vittorioso, si trasformò in una guerra di logoramento. II
re di Yue ne approfittò, attaccò e sconfisse Fu Chai, costretto
ad accettare una pace così umiliante che alla ' fine si
uccise, nel 473 a. C.
Xi Shi entrò nella leggenda: della sua fine esistono almeno
quattro versioni. Sappiamo che rientrò in patria, ma non
è chiaro se fu poi uccisa o se riuscì a tornare al suo villaggio.
La storia di Xi Shi ricorda quella di un'altra seduttrice
patriottica, ma dell'Ottocento. Un'italiana che contribuì
a fare l'Italia da sotto le lenzuola. Virginia Elisabetta
Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Oldoini era nata
a Firenze il 23 marzo del 1837, anche se dichiarò sempre
di essere più giovane. Era una bugiarda cronica, il che
servì ai suoi scopi ma ne minò la credibilità agli occhi
degli storici.
Il padre "ufficiale" di Virginia era il marchese Filippo
Oldoini Rapallini, un ambasciatore colto e mondano. La madre,
Isabella Lamporecchi, era una salottiera irrequieta. Forse
il padre naturale era però Giuseppe Poniatowski, squattrinato
discendente del re di Polonia.
Virginia mostrò molto presto di essere assai disinvolta
con gli uomini. Non ancora diciassettenne sposò il conte
Francesco Verasis di Castiglione Tinella e di Costigliole
d'Asti, cugino di Camillo Benso di Cavour, diventando così
la contessa di Castiglione.
Virginia non amava il marito, ma il matrimonio fu per lei
una svolta: si trasferì a Torino e fece il suo travolgente
debutto alla corte dei Savoia. II re, come ipnotizzato,
la coprì di regali. Cavour la giudicava immorale, ma la
trovava utile, anche perché Virginia parlava perfettamente
il francese. Come aveva fatto oltre 2 mila anni prima il
ministro del regno di Yue, Cavour propose al re di utilizzarla
per sedurre l'imperatore di Francia Napoleone III e convincerlo
ad appoggiare l'unità italiana. Il 9 gennaio 1856 Virginia
si trasferì col marito a Parigi.
Il successo di Virginia alla corte fu immediato e spettacolare.
Napoleone III, donnaiolo impenitente, non resistette al
suo fascino. I due si amarono, per mezz'ora, nella camera
azzurra del castello di Compiègne. Missione breve, ma compiuta.
L'appoggio francese alla causa italiana fu aiutato anche
da quel momento di passione.
L'imperatrice Eugenia, gelosissima, cominciò a fare la guerra
alla rivale e Virginia non ebbe quasi più contatti con 1'imperatore.
Intanto il marito di Virginia chiese il divorzio, documentando
le numerose scappatelle di lei: Costantino Nigra (influente
ambasciatore sabaudo in Francia), il principe Eugenio di
Carignano (fratello minore di Vittorio Emanuele II) e l'ingegnere
Ferdinando de Lesseps, futuro progettista del canale di
Suez.
L'inquieta Virginia prese a vivere tra la Francia, l'Italia
e l'Inghilterra. I suoi affari andavano benissimo: da vera
insider, si arricchì grazie a notizie economiche riservate.
Continuò anche un'intensa attività patriottica, sia come
informatrice, sia come "ambasciatrice occulta". La sua vita
di intrighi, però, la rese vittima di manie di persecuzione.
Dal 1879 (l'Italia unita era ormai una realtà) Virginia
prese a uscire solo di notte. Mori il 28 novembre 1899 a
Parigi, sola e tormentata dai rancori.
Fu l'esame che confermò la sua verginità a renderla affidabile
agli occhi del re. E così a Giovanna d'Arco furono consegnate
le sorti della Francia. Giovanna era una contadínella senza
istruzione, nata forse il 6 gennaio 1412 a Domrémy (Lorena).
A 13 anni cominciò a sentire voci, accompagnate dalla visione
di santi, che le ordinavano di liberare la Francia, allora
divisa in tre parti: dominio inglese, ducato di Borgogna
e regno "legìttímo" di Carlo VII.
II 6 marzo 1429, vestita da uomo, Giovanna giunse a Chinon,
dov'era la corte di Carlo VII. Riconobbe il sovrano e ne
conquistò la fiducia sottoponendosi a quell'esame medico.
La verginità fu interpretata come garanzia di purezza di
spirito: ancora una volta la sorte di una nazione era decisa
da una questione di sesso, anche se, in questo caso, negato.
Dopo una furiosa battaglia, I'8 maggio la ragazza-condottiera
liberò Orléans assediata dagli inglesi. Le voci sulla pulzella
(dal francese medioevale pulcele, "vergine») d'Orléans corsero
per tutto il regno, facendone un personaggio semileggendario
capace di trascinare folle ed eserciti. Giovanna inanellò
una serie di vittorie, finché, il 17 luglio, riuscî a far
incoronare Carlo a Reims.
La Francia rinasceva. Ma anziché tornare a casa, Giovanna
restò in armi e da allora le andò tutto storto. II 23 maggio
1430 fu fatta prigioniera dai borgognoni, che la vendettero
agli inglesi. A Rouen, il 30 maggio 1431, fu arsa sul rogo,
condannata per stregoneria. Da secoli considerata, almeno
dai francesi, una martire, fu proclamata santa i19 maggio
1920 da papa Benedetto XV.
Per millenni la diplomazia si è servita di accordi matrimoniali
per tessere alleanze. Ecco la “strategia nuziale” delle
grandi dinastia: sai faraoni ai re di Pagna fino ai Savoia.
“ Matrimoni per amore, matrimoni per forza l ne ho visti
di ogni tipo, di gente di ogni sorta" cantava Fabrizio De
André. Si era dimenticato quelli per interesse, numerosi
almeno quanto quelli per amore e forse più di quelli per
forza.
Gli alberi genealogici di tutte le dinastie d'Europa ne
sono pieni, ma in pole po
sition (o quasi) ci sono i Savoia che, benché nati provinciali
e montanari, diventarono potenti facendo sposare le loro
donne a due duchi di Milano, un duca di Sassonia, un re
di Spagna, un re del Portogallo, un re di Germania, quattro
re di Francia e addirittura due imperatori. Uno di questi
ultimi era
Enrico IV che, dieci secoli fa, si convinse ad "andare a
Canossa" per chiedere perdono a papa Gregorio VII anche
su pressione della moglie, Berta di Savoia. «I traffici
tra famiglie e la strategia matrimonale dei nobili» ha scritto
il grande medievalista francese Georges Duby «finivano abitualmente
per porre la donna in posizione di superiorità nella coppia.
Ciò, con il prestigio che aveva arrecato, le valeva dopo
la morte la venerazione della discendenza».
Fra i Paesi d'Europa ce n'è addirittura uno che a un matrimonio
"strategico" deve la propria esistenza. Si tratta della
Spagna, che sei secoli fa era solo un mosaico di staterelli,
un po' come i Balcani di oggi, riunificati nel 1469 dalle
nozze tra Ferdinando II e Isabella, eredi delle due più
importanti corone della regione, quelle di Aragona e di
Castiglia. Grazie alla I loro unione, i due regni si fusero:
prima di fatto e poi anche di diritto. Non contenti di ciò,
i coniugi si preoccuparono di tessere alleanze di parentela
con le maggiori dinastie d'Europa, facendo sposare quattro
loro figli a rampolli delle case reali di Portogallo, Borgogna
(Francia), Austria e Inghilterra.
L'abitudíne di usare i matrimoni per fini politici non è
però un'esclusiva dell'età moderna. Si narra per esempio
che il mitico re d'Israele Salomone, cercando di stringere
alleanze diplomatiche, arrivò a contare 700 mogli. E riuscì
nello scopo, perché Israele non fu mai potente come allora.
Ma il matrimonio che più di ogni altro influì sulla Storia
antica fu forse quello che oltre 3 mila anni fa unì il faraone
Ramses II con la bella Nefertari. Secondo varie fonti (non
tutte concordi) Nefertari era una
principessa ittita. Egizi e Ittiti erano le due superpotenze
dell'epoca, che spesso si erano affrontate in armi, cercando
di prevalere una sull'altra. Dopo la battaglia decisiva
(combattuta a Qadesh, nel 1274 a. C.) ambedue i regni si
dichiararono vincitori, ma in realtà non aveva vinto nessuno.
La questione fu risolta solo dal matrimonio Ramses-Nefertari,
che assicurò una lunga pace.
...e anche gli uomini
Favorita: sostantivo femminìle. Donna prediletta da un
uomo, specialmente potente".
Così recita il Dizionario della lingua italiana Zanichelli.
Il maschile di questo nome esiste, ma ha un altro significato
prevalente: "favorito" può essere un aggettivo, un participio
o un sinonimo di basetta. Ma è davvero così? In altre parole:
chi c'è al posto delle concubine quando il potere è declinato
al femminile? La risposta è semplice: i ruoli si invertono
ma le dinamiche non cambiano
Emblematica è la storia di Caterina II, zarina di Russia
(1729-1796), che tramite il sesso conquistò il potere e
poi per le stesse vie lo redistribuì (con parsimonia) ai
suoi numerosi amanti (almeno 21). Nobile di provincia di
origini polacche, nata con il nome di Sofia, la futura zarina
fu chiamata a corte come promessa sposa del granduca Carlo
Pietro Ulrico (erede al trono, futuro zar Pietro III). Che
poi non solo sposò, ma anche cornificò, detronizzò, imprigionò
e infine fece probabilmente strangolare in prigione da uno
dei suoi favoriti nel luglio del 1762, scippandogli la corona.
I biografi non ufficiali della zarina l'hanno descritta
come un'assatanata di sesso. Pare che nel Palazzo d'inverno
di San Pietroburgo, residenza degli imperatori russi, l'ex-Sofia
avesse fatto allestire una stanza hard, decorata con statue
raffiguranti accoppiamenti di ogni tipo, comprese scene
sadomaso, atti di pedofilia e copule con animali. Si mormorava
che lei stessa fosse sensibile all'eros zoofilo, tanto che
una leggenda popolare attribuì poi la sua morte a lesioni
dovute a un rapporto sessuale con un cavallo. La notizia
non è vera, ma la dice lunga sulla fama di cui godeva l'imperatrice
presso i sudditi.
Nessun cavallo della corte russa fece mai carriera grazie
ai "favori" di Caterina. Ma almeno quattro uomini, i "favoriti
ufficiali", sì. I quattro si chiamavano Sergeij Saltykov,
Stanislao Poniatowski, Grigorij Orlov e Grigorij Potémkin;
i primi tre diedero alla zarina anche un figlio a testa
(Paolo, Anna e Alekseij). Chi trasse il maggior vantaggio
dalle imperiali prestazioni fu Poniatowski, incoronato re
di Polonia. Anche Potémkin ne uscì benissimo: diventò infatti
governatore della Crimea e principe della Tauride, una regione
strappata all'Impero ottomano. In cambio, pur di compiacere
la sua "padrona", faceva costruire lungo il percorso delle
visite imperiali al regno finti villaggi ridipinti di fresco
(chiamati poi "villaggi Potémkin") e abitati da contadini
festanti, che nascondevano la povertà del Paese reale.
In fatto di favoriti, nessuna regina della Storia può rivaleggiare
con Caterina II. Ma la zarina fu solo meno accorta delle
sue colleghe regnanti, che avevano altrettanti favoriti
ma più ritegno: per esempio, Maria Antonietta (1755-1793),
moglie di Luigi XVI e primattrice della reggia di Versailles,
che fu ghigliottinata dopo la Rivoluzione francese; o, prima
di lei, Giovanna II d'Angiò (1373-1435), regina di Napoli,
che nel Mezzogiorno è ritenuta tuttora un proverbiale esempio
di lussuria. I suoi favoriti passati alla Storia furono
due: tali Pandolfello Alopo e Gianni Caracciolo. Entrambi
ottennero, in tempi successivi, il titolo di "gran siniscalco"
di corte, una delle sette cariche più importanti del regno.
Ma Pandolfello finì male: quando Giovanna decise di sposarsi,
per ragioni politiche, con il cugino Giacomo di Borbone,
quest'ultimo si ingelosì dell'intimità che Giovanna dimostrava
col gran siniscalco e, andato su tutte le furie, fece prima
arrestare, poi torturare e infine decapitare l'incomodo
rivale. Invece Caracciolo, di carattere molto forte e autoritarío,
riuscì a imporsi sulla regina e addirittura a far cacciare
da Napoli suo marito.
La Storia ricorda anche un favorito "platonico", che riuscì
a sfruttare a proprio favore la passione (non ricambiata)
che una regina nutriva nei suoi confronti. I protagonisi
della strana vicenda furono Elisabetta I, sovrana d'Inghilterra
(1533-1603), e sir Walter Raleigh (1552-1618), un navigatore-esploratore
famoso per aver importato in Europa due prodotti americani
destinati ad avere largo successo: il tabacco e la patata.
Generalmente refrattaria agli uomini (tanto da meritarsi
il soprannome di "regina vergine"), Elisabetta ebbe un debole
solo per Raleigh, a cui finanziò vari viaggi transatlantici.
Lui accettò tutti i favori, ma non cedette mai alla corte
spietata della regina.
Non tutte le donne di potere si circondarono serenamente
di favoriti, distribuendo privilegi in cambio di sesso.
Ci furono regine che, imitando modelli maschili di tutt'altro
genere, si procurarono gli amanti con la forza. Tra queste
la babilonese Semiramide, che secondo Dante "a vizio di
lussuria fu sì rotta / che libito fé licito in sua legge".
Si narra che costei dichiarò guerra all'Armenia pur di possedere
Ara il Gentile, sovrano di quel Paese, di cui si era invaghita.
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2050: Sesso per ricreazione
I - Nel 2050 si continuerà a fare l'amore, anche se, probabilmente,
con modalità un po' diverse da oggi.
II - Il sesso potrebbe essere definitivamente disgiunto
dalla riproduzione. Cosa che, in un certo senso, è già accaduta:
con l'introduzione della pillola, negli anni '60, le donne
hanno iniziato a godersi il sesso senza preoccupazioni e,
contemporaneamente, l'accettazione crescente dell'omosessualità
ha autorizzato rapporti sessuali non finalizzati alla nascita
di un bambino.
• Tutti in provetta
Nei prossimi decenni questa distinzione tra procreazione e "ricreazione"
si rafforzerà, per più motivi:
1) molti di coloro che sono nati con tecniche in vitro sono
infertili,
2) i gay vogliono poter avere figli e
3) la ricerca di una prole sana determinerà un ricorso generalizzato
alla provetta.
Quando la definitiva separazione tra coito e gravidanza si sarà verificata,
non sarà solo lo scopo dell'atto sessuale a mutare. Saranno
anche i rapporti tra i sessi. A partire dal tipo di partner
che le donne cercheranno.
• Il nuovo principe azzurro
L'intreccio tra nuove tecnologie e comportamenti sessuali provocherà
una trasformazione più signicativa di quelle avvenute negli
ultimi 2 milioni di anni. Sicure di potersi riprodurre artificialmente
e sempre più emancipate dalla scelta di un partner che assicuri
alla prole protezione e sostentamento economico, le donne
cercheranno nel web i propri partner. La libertà di scelta
sposterà gli orientamenti femminili dalla relazione con
un uomo solido, magari non attraente ma dotato di un certo
status sociale a un altro prototipo: quello giovane, forte
e capace di soddisfare le aspettative immediate. Insomma,
posto che avere figli sarà sempre più un fatto personale
che di coppia, per le donne conteranno più le caratteristiche
genetiche di un "donatore di sperma" che le sue prospettive
future nel mantenimento della prole. Il che significa che
un giorno i ricchi e potenti si renderanno conto di non
riuscire più a fare colpo su una ragazza. Riconoscendo che,
come affermava l'armatore areco Aristotele Onassis, uno
che di soldi se ne intendeva, «senza donne tutto il denaro
del mondo non ha più senso».
• La droga di Barbie
La ricerca del piacere verrà intrapresa da uomini e donne secondo modalità
distinte perché è l'eccitazione sessuale a funzionare diversamente
nei due sessi: quella maschile si lega maggiormente a stimoli
fisici, quella femminile è più una questione culturale.
Rispetto a un uomo, una donna ha 25 volte meno testosterone,
ormone che regola la risposta fisica a uno stimolo sessuale.
L'idea che il piacere femminile sia soprattutto di origine
culturale e non biologica trova credito tra gli antropologi,
i quali ipotizzano che la capacità di provare piacere nelle
donne si sarebbe formata solo 3 milioni di anni fa. L'orgasmo
femminile, non indispensabile alla riproduzione, sarebbe
dunque nato allo scopo biologico di rendere più stabili
(e quindi più utili alla sopravvivenza del gruppo), i rapporti
di coppia. Eppure i laboratori sfornano incessantemente
farmaci che agiscono a livello fisico per intensificare
il desiderio femminile: cerotti al testosterone. creme alla
Prostaglandina E1, che aumentano la lubrificazione vaginale,
varie forme di DHEA, ormone importante nell'invecchiamento
(ed efficace soprattutto sulle donne over 70) e la cosiddetta
Barbie drug, una molecola che deve il suo nome alla capacità
di inibire l' appetito, facilitare l'abbronzatura e innalzare
la libido, rendendo le donne belle e sexy come la celebre
bambola, appunto. La società Usa Palatin sta testando il
PT-141, ormone che agisce sul cervello per aumentare l'eccitazione
e che verrà venduto come spray nasale. Infine, non mancano
congegni meccanici come l'Eros Cct, una sorta di pompa che
dovrebbe aumentare l'afflusso di sangue alla clitoride e
che di recente é stato approvato dalla Food and drug administration
USA.
• Sexy shop a luci "rosa"
Ma sui farmaci del desiderio rosa grava un sospetto: quello che curino
disturbi inesistenti. Cioè che le disfunzioni sessuali femminili
siano un'invenzione del marketing delle aziende farmaceutiche.
Cioè le aziende farmaceutiche riducono la sessualità femminile
a una questione organica, come la digestione o la respirazione,
mentre riguarda le emozioni.
Forse per questo, desiderose di gestire personalmente la loro sessualità,
alcune disinibite americane hanno inventato nuovi metodi,
più meccanici che chimici, per liberare il desiderio. Come
gli Strip-a-thon, serate con strip femminile fatto da socie
per socie, o la vendita di film porno "non centrati sul
maschio". Il modello è Ann Sommers, pioniera dei sexy shop
unisex. In Usa esiste perfino una catena di sexy shop per
sole donne: Toys in Babeland.
• Mouse o Yagra?
Se le donne avranno meno bisogno e voglia dei maschi questi si potranno
consolare con il cvbersex e i gadget digitali*. L'ambiente
virtuale sembra particolarmente adatto a dare sfogo alle
fantasie maschili. Il sesso via computer rappresenterebbe
l'evoluzione della normale masturbazione maschile. Per due
motivi: dà soddisfazione senza richiedere granché in cambio
ed è praticabile ogni volta che lo si vuole. In questo senso,
c'è differenza tra l'approccio al web di maschi e femmine.
I primi lo usano per proiettarvi le proprie fantasie (cercando
soprattutto filmati e immagini stimolanti), le seconde per
iniziarvi possibili relazioni (grazie alle conoscenze nate
in chat). In rete, infatti, ogni tipo di perversione è permesso,
compresi i diffusissimi riti sadomaso con travestimenti
in lattice cuoio e vinile. E allora, perché mai uno dovrebbe
preferire una normale vita di coppia alle sue fantasie più
ardite? Eppure, nonostante tutta questa libertà, gli stessi
adepti del cybersesso concordano sul fatto che niente è
paragonabile all'esperienza reale. Per loro fortuna gli
estimatori della realtà possono contare sulle pastiglie
per soddisfare il loro appetito sessuale. Anche perché,
prolungandosi l'aspettativa di vita, avranno più tempo per
farlo. Già oggi il mercato di queste pillole ammonta a vari
miliardi di dollari l'anno. Questi preparati faticano però
a imporsi in Europa. Colpa della riluttanza dei maschi (soprattutto
latini) «ad ammettere disfunzioni erettili». Perciò, in
Europa, invece di accusare gli uomini di non essere abbastanza
virili, la pubblicità antiimpotenza si rivolgerà alle donne;
invitandole ad aiutare i compagni nei momenti... di difficoltà.
• Il terzo sesso
Il sesso eterosessuale come lo concepiamo oggi potrebbe diventare sempre
più un'opzione di minoranza. Già ora esistono i Mud (Multiple
lisers Domain), ambienti on-line dove gli utenti interagiscono
in giochi erotici in cui assumono le identità preferite.
Descritti nel libro Clicking In, Hot links to a Digìtcrl
Culttire. scritto da Lvnn Hershmann Leeson. questi ambienti
sono popolati da maschi che esibiscono il loro lato femminile.
L'utente può inventarvi anche individui dalla personalità
multipla e cambiare a piacimento sesso e stato emozionale.
Per Sadie Piant, scrittrice femminista, proprio la diffusione
di identità virtuali dal sesso incerto dimostra che gli
individui non si definiscono più con l'identità originaria.
«Avere un terzo sesso, né uomo né donna, diventerà possibile:
le scelte non saranno più sovrapposte ai corpi e l'identità
sessuale delle persone diventerà sempre più fluida». Adrian
Coyle, docente all'università del Surrev: «Il confine tra
etero, omo e biséx diventerà sempre più permeabile. Terapie
ormonali consentiranno a chiunque di provare gli impulsi
di un sesso».
• Qual è la mamma?
Che la confusione e la sovrapposizione di ruoli sessuali sia inarrestabile
pare suggerirlo anche l'apparizione odierna di un nuovo
soggetto sessuale: il Drag king, una via di mezzo
tra il travestitismo e la performance artistica, inscenata
da donne omosessuali che di tanto in tanto si travestono
da uomo. Non si tratta della solita posa di donne eterosessuali
che si baciano, come Madonna e Britney Spears», né di travestiti.
Le Drag queen sono maschi che emulano star femminili.
La fluidità sessuale, ovvero il fatto che non si rimarrà
uomo o donna tutta la vita, si ripercuoterà probabilmente
anche sul concetto di maternità biologica: ogni donna potrà
avere figli con ogni altra donna e lo stesso avverrà per
ogni uomo. Il che renderà difficile identificare la mamma.
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