●  Introduzione
●  Il Rafforzamento
1.  Parole rinforzanti
2.  Consonanti variabili
3.  Consonanti autoctone
4.  Le consonanti B D G
●  Ortografia
●  Vocabolario
●  Scritti in siciliano
●  U Sceccu
●  A ciappula

 

 

 

F O R U M       SISHILIANU

 

 

 


Introduzione



   Da chi deriva la lingua siciliana?

   Sarebbe facile rispondere, se non fosse che facile non è.
   Dovremmo dire i Greci o i Latini o i Bizantini?
   Certo è che da sempre Siculi, Sicani ed Elimi si sono mischiati con  le tante genti che arrivava in questa nostra bella terra, e chissà come si ridussero a parlare.
   Eppure di loro è rimasta la radice del loro linguaggio.

   Arriviamo fino agli arabi.
  Per cominciare, gli arabi arrivati dall’africa affamati di potere, vennero a razziare nelle campagne e nelle città siciliane, dove la gente, imparato a conoscerli, al grido “Mamma, li turchi!”, correvano a rinchiudersi in casa. Razziando e combattendo gli arabi arrivarono a soppiantare  i Bizantini, facendo anche un favore ai siciliani, perché i Bizantini erano usurai e profittatori.
   Gli arabi impararono ad essere più civili, a governare le contrade, a coltivare la terra, a pescare a mare, e dalle loro parti portarono usanze, costruzione di case e palazzi, e cultura con poesia e sapere.

   Fu un periodo di rimescolamento sociale. C’erano ancora Bizantini, e poi Ebrei e Cristiani e ora gli Arabi. Di fatto da questo miscuglio è nata la lingua siciliana parlata. Per mille anni si adattarono l’uno all’altro per capirsi, e adattavano il linguaggio alle cose che si volevano  comunicare. Ma non nello scrivere, che i bizantini scrivevano latino, gli arabi in arabo e gli ebrei ebreo.

   Tutto cambiò con l’arrivo dei Normanni con lance e spade dal nord. Oppure quando seguendo i crociati si fermavano nella nostra bella terra. Altro che Terra Santa! Oppure quando, meritevoli di ricompensa, chi comandava regalava loro interi feudi. Insomma, con i comandanti Roberto il Guiscardo e Ruggero d’Altavilla si impadronirono dell’Italia meridionale e della Sicilia.

I Normanni erano genti guerriere. Non portarono subito del bene alla gente di Sicilia, che con gli Arabi si era civilizzata, eppure da loro ebbe origine la civiltà moderna.

   L’ultima donna discendente della Dinastia Normanna degli Altavilla, che avevano formato il regno delle Due Sicilie, si chiamava Costanza. Conoscendo reali, Costanza sposò Enrico VI  di Svevia, imperatore del sacro Romano Impero. Questo matrimonio unì due potenti dinastie, creando un legame tra il regno Normanno di Sicilia e l’Impero Svevo degli Hohenstaufen. Nacque così Federico II, erede del trono di Sicilia e del titolo imperiale. E aveva domini in Italia e nell’Europa. Il giovane crebbe tra la gente di Sicilia, e quando arrivò l’età di governare fu in Sicilia che sistemò il suo comando.

   Fu incoronato imperatore nel 1220, e fin da subito esercitò l’autorità imperiale. Formò una corte di eruditi e studiosi che invitò a scrivere nella lingua volgare che lui già parlava, perché era cresciuto tra la Sicilia e la Calabria. Questi studiosi però erano notabili istruiti che scrivevano latino e provenzale. Non si adattarono a scrivere come la gente, il popolo parlava. Nonostante il Mecenate Federico II favorì la Scuola Siciliana letteraria, permise di usare nelle poesie la lingua provenzale. Lingua provenzale d’OC che cantavano i cantastorie, e che ora senza musica veniva usata nelle poesie, nei sonetti e nelle ballate. Un siciliano illustre come le lingue auliche latino e provenzale.

Furono Giacomo da Lentini, che inventò il Sonetto, Odo delle Colonne, Ruggieri d’Amici, Stefano Protonotaro, Guido delle Colonne, Mazzeo di Ricco, Tommaso di sasso, Ruggero di Palermo, che fecero conoscere la lingua siciliana, ma non come i siciliani parlavano e parlano.

 Ora tocca a noi sapere, quando parliamo, come ci esprimiamo: con quali consonanti, quali sillabe, che suoni. Tutto un mondo che non è stato mai esplorato.

   La differenza tra lo scrivere e il parlare esiste ancora. Ci stiamo aiutando con le consonanti autoctone antiche, che ancora esistono, per esprimere il parlare della gente di Sicilia.

 

 

 


Il Rafforzamento


   Nella lingua siciliana non dobbiamo considerare le vocali delle parole,
perché è uno specifico che non ha una valenza generale,
poiché l'uso delle vocali è governato dall'usanza e preferenza
di ogni contrada e paese della Sicilia:

  • nmernu/nmiernu.
  • accabbau / accabbà / accabbò.
   Invece . . .
  • Le consonanti  Forti o Deboli;
  • Le sillabe brevi "ă" o lunghe "ā";
hannu una usanza uguale in tutta la Sicilia.


   I siciliani quando parliamo siamo come scienziati. Una frase può avere tanti significati, perché, a secondo come le parole le diciamo e a secondo lo stato d'animo che abbiamo, nella frase vengono immischiati i nostri sentimenti e ci mettiamo dentro tutto il nostro 'Pathos'.

   Questo fenomeno Linguistico-Fonetico- Empatico viene governato in un punto preciso: dove due parole si incontrano: alla fine di una parola e l'inizio dell'altra.
È in questo punto, che ci sono le regole Grammaticali e Fonetiche.
   Però, arbitrariamente, . . .

  • Quando vogliamo dare a una parola un significato più forte, la sillaba a inizio parola da debole la cambiamo a forte.


  • Quando, invece, questa sillaba da debole la cambiamo a forte, non significa che diventa debole, ma anzi la variazione ha una valenza più empatica.
  Questo meccanismo, assieme alle Consonanti Autoctone, è il segreto che dà alla lingua siciliana la particolarità di essere una lingua caratteristica tra quelle neolatine.

* * *


   Anche nelle altre lingue, quando una consonante diventa forte, viene raddoppiata.
   La consonante raddoppiata della forma forte non si scrive:


        Debole

  • Ātene
  • sē neva.
  • trēmendo
  • Dā parte
  • Duē giorni

        Forte

  • Ă (t)tempo
  • sĕ (n)nevica
  • trĕ (m)mesi
  • Ă (p)parte
  • Ognĭ (g)giorno




Dobbiamo considerare che la sillaba in siciliano può essere breve "ă" o lunga "ā",
e ha effetto fonetico e ortografico nella consonante che viene appresso.

 


●   Ultima sillaba ... lunga       Prima consonante appresso  Debole

     Ultima sillaba ... breve      Prima consonante appresso  Forte

  1. Chiamati u cani
  2. Satai u fossu a peri nghuitti.
  3. Nun si camina no lauratu.
  4. Ci sunnu nushi a tri spicchi.
  5. Pi levitari u pani ci voli tempu.
  6. Nī tia
  7. L' accattai pī to frati. (per i tuoi fratelli)
  1. M'abbintaru tri (c)cani
  2. Nun è (f)fossu chi ssi pò satari.
  3. Stu tirrenu fu (l)lauratu cu tratturi.
  4. Manciati tri (n)nushi dopu pranzu.
  5. Fishi culazioni cu (p)pani e tumazzu.
  6. Pĭ ttia
  7. L' accattai pĭ tto frati. ( per tuo fratello)

  I siciliani la pronunzia delle sillabe dopo l'accento breve o l'accento lungo
lo impariamo da piccoli, e le parole rinforzanti, che fanno diventare forti le consonanti, si debbono conoscere.

   Questo principio fonetico non lo possiamo trascurare,
perché tiene conservato in sé il tesoro linguistico siciliano:
Le consonanti autoctone.

   Sono alcune consonanti che vengono pronunziate solo in Sicilia,
e dobbiamo averne cura.



 

 

 

 


Parole  rinforzanti


Parola
rinforzante
Note ed esempi
ă

'ad'

Quando una parola è combinata con la proposizione "ă" messa alla fine, questa parola è rinforzante e le sillabe che seguono cominciano con una consonante forte, doppia:
    • M'hă dari i sordi chi ti pristai! = Mi hai ă dari. . .
    • Ti nn'hă ghiri ri cà! = Ti nni hai ă ghiri.
    • U vă cercu jo = u vaiu ă cercu . . .
    • Travagghiari ă ghiurnata.
    • Chiovi ă celu apertu.
    • ă ttia e ă mmia ssi cosi 'un n' interessanu!
    • Ci u rissi ă mme frati.
    • Nun zi sta ă testa nugghia no nmernu
    • ă ttesta nugghia cu stu friddu cari malatu
    • ă ghiornu fattu jemu o paisi.
   - ā    Articolo -   non è rinforzante.
  • Mā  runi a pignata? = Mi ā  runi . . .
  • Pā  jucata ci l' hai i sordi?= pĭ ā  jucata ...
  • E cu chissu mi fishi a jurnata!
  • Cā  shiaccatina u cuararu perdi= cŭ ā  ...
  • ā  jurnata è bona . . . U tempu l' avemu ...
  • ā  testa è c''un zenti!
___ ______________
Accussì

 

  • Accussi' cioshiu 'un ti fashia!
  • U rumpisti tuttu. Accussì (r)ruttu chi nn'ha fari chiù?!
  • R' accussi' (v)vasciu nun ci arrivu a pigghiallu.
  • S' ammutti accussì (f)forti u fai cariri.
  • Accussi' (p)picca mi nni metti? Jinchimi ssu piattu!
___ ______________
Chiù

'plus'

  • shioshiu: Chiù cioshiu ri tia 'un ci nn'è.
  • Chinu: U piattu fammillu chiù  (c)chinu
  • Rura: Hai a testa chiù dura di na balata
  • Jochu: Chiù ghiochi, chiù ghietti sordi.
  • Rina: ... C'è chiù (r)rina chi cimentu
___ ______________
ĕ

'et'

  • shiauru e ciuri. shiuri e ciauru
  • E ghietta ssi fissarì!
  • Manciai pani e ceusi
  • Accattai pani e (p)pasta
  • E (p)pani nenti?
ă + ī = ē    preposizione articolata.
Non è rinforzante
  • E reshi am' a ghiri o shinima.
  • Socc' arristau raccillu e atti.
  • E sheusi niuri 'un ti cci avvishinari chi t'allordi.
___ ______________
Chĭ

'quis'

  • U shiauru ri shiuri: Ma chi ciauru e ciuri!
  • I cosa rushi... chi dushi chi sunnu!
  • Chi (t)teni 'n manu sti cosi lordi!
  • Rimmi chi (v)voi.
  • Soccu rishi?  Chi (d)dishi?
  • A ttia chi tti rissiru di fari?
  • Chiddhi chi (v)vennu tardu arrestanu fora.
  • I cosi chi Cicciu ti purtau ti li mannai jo.
  • La  preposizione articolata  Cŭ + ī = Chī
    non rinforza la consonante appresso.
    • Ammuttalu chi rinocchia.
    • Chi sheusi t' allordi.
    • Rumpilu chi renti
  • ___ ______________
    Cŭ

    'cum'

    • A shesta: cu cesti e panara . . .
    • I shimishi: cu cimishi e pirocchi . . .
    • U riscursu: cu discursa fracchi 'un zi nni vinci partita.
    • Cu (t)timpurala e trona si prisintau ruminica!
    • Cu (t)tetti shiaccati nun si pò abbitari 'n casa.
    • Ti fazzu arraggiunari jo, cu (t)timpulati e boffi.
    • Nun zi ni tocca giurnali cu (m)manu vagnati
    Cu preposizione articulata:
  •   cŭ + ū= cū
  •   cŭ + ā = cā
  •  cŭ + ī= chī
  • non sono rinforzanti:
      • Cu cuteddhu. cu shiascu. cu rinocchiu.
        Cu immu. cu jornu
      • Ca shiaramira, ca jimenta,
      • chi uita, Chi atti.
    -Cu Pronome non è rinforzante:
      • a cu sherchi?
      • Rimmi cu joca
      • Cu runa i carti?
    ___ ______________
    Quarchĕ

     

      • Quarche denti va carennu!.
      • Quarche (v)vota picchi' 'un avvishini?
      • Quarche ghiornu avvishinu.
      • Porta quarche ciascu ri vinu
      • Rammi quarche (s)sordu.
      • Quarche (t)tettu s' hav' a riparari.
    ___ ______________


    'nec'

    • Né ciauru né ciuri.
    • Nè (t)testa né (c)cura.
    • Né ghiò né (t)tu.
    • Né rina né cimentu.
    ___ ______________
    Ognĭ

    'omnis'

    • Ogni denti chi cari.
    • Ogni ciusciata 'i ventu.
    • Ogni ghiocu havi i so reuli.
    • Ogni ritata un munzeddhu ri pisci
    • Jornu:  ogni ghiornu chi passa.
      (la rinforzante Ognĭ può avere anche valore nasale (N)
      e la cunsonante appresso dipende dalla N:
      Ogni gnornu)
    ___ ______________


    'per'

    • Pi certu.
    • Pi ghiucari ci vonnu sordi.
    • Pi rimari ci voli forza ri pusa.
    • Pi (t)teniri u ferru cauru t' ha mettiri i nghuanti.
    • Pi (s)sordi ha veniri ni mia.
    • Pi (s)sei euru fai tutti sti stori?
    • Pi tto frati ci penzu jò.
    • Pi (t)testa 'un u passa nuddhu.
    • Pi (p)picca nun gnivi a sbattiri no muru
    - Pi preposizioni articulata:
  • pĭ + ī = pī
  • pĭ + ā  = pā 
  • pĭ + ū = pū
  • non sono rinforzanti:
    • lassu a pasta pu cuscusu
    • Pi jorna appressu fashemu accussì
    • .
    • 'Un ci a fazzu chiù pu shiatu curtu.
    • U nmernu 'un mi piashi pi rosuli.
    • Sti riali sunnu pī to frati, chistu  nmeshi pĭ tto soru.
    • A fari visita e toi sarvamunillu pa jurnat' 'i ruminica.
    ___ ______________
    S ĭ
     

    • Si shena e setti ri sira e si ceni cu nuautri ha veniri 'n tempu.
    • Si ghiochi ha vinciri, masinò levaci manu.
    • Si remi accussi' arashiu 'un arrivamu mai.
    • Si (p)punti assai addiventi o scarsu o riccu
    • Si dishi di veniri vegnu.
    • Si (s)sapi unni am' a ghiri jemuci appressu.
    • Si (m)manci assai addiventi un porcu.
    Si riflessivu nun è rinfurzanti.
    Si affermativu nun è rinfurzanti.
    • Si shena e setti.
    • Si joca a scupa.
    • Si rima p' a ghiri narré.
    • Si'rissi iddhu.
    ___ ______________
    Trĭ

    'tres'

    • Tri ghirita.
    • Tri ciuri.
    • Tri denti.
    • Tri ghiorna.
    • Tri cani
    • .
    • Tri rami.
    • a Tri (t)tubba. (Quando una cosa è fatta a zanfasò, o funziona male)
    ___ _______ V E R B I _______
    è - 'est'
    verbu Indicativu / prisenti / 3° pirsuna singhulari.

    verbu Indicativu / prisenti / 2° pirsuna singhulari.

     verbu Indicativu / prisenti / 3° pirsuna plurale. Truncu ri sunnu

    verbu Indicativu / prisenti / 3° pirsuna singhulari.
    fa'
    verbu Ind./ pres. / 3° pirsuna singhulari. Di Fari (e puru mpirativu)
       
    verbu Indicativu / prisenti / 3° pirsuna singhulari.
    sta
    verbu Indicativu / prisenti / 3° pirsuna singhulari. Di Stari
    va
    verbu Indicativu / prisenti / 3° pirsuna singhulari. Di Jiri

     

    Parole rinforzanti se ne trovano ancora, e ancora ce ne saranno.

    Per esempio c'è la parola 'Re', che viene dalla parola latina 'Rex':

  • U Re (f)Federicu.
  • Quannu c'è la verra, u Re (v)va!

  •  
     

     


    6 Parole lunghe e brevi

        Ci sono 6 parole che possono essere rinforzanti o meno
    a secondo della parte grammaticale che hanno nel discorso.

     
    ā, ē, Chī, Cū, Pī, Sī  senza l'accento scritto, si confondono con
     
    ă, ĕ, Chĭ, Cŭ, Pĭ, Sĭ,   e la frase acquista un altro significato.

         Se dopo una di queste sei parole, quando è rinforzante, il significato del discorso si può confondere, la consonante stabile in principio della parola appresso si scrivi doppia.

    *    *   *

     

    Parola normale Parola rinforzante
  • ā  articolo determinativo contratto di 'la'
       - Mu rissi a mamma.
         E' pure preposizione articolata:
       ă la=ă+ā=ā
       - Va riccillu a mamma

     
  • ă  preposizione,
       dalla preposizione latina 'ad'
       - jemu a mari.

  • ē   preposizione articolata:
       ă li = ă + ī = ē

       - Haiu duluri e peri.
     
  • ĕ  congiunzione,
       dalla congiunzione latina 'et'
       - Hai manu e peri lordi.
  • chī  preposizione articolata:  
       cŭ + ī = chī

      - A granita si fa chi limiuna.
  • chĭ   Aggettivo interrogativo.
        dal latino quis.
      - Na nzalata chi limiuna ci metti , virdi o gianni?

  •    è preposizione articolata:  
       cŭ + ū = cū

      - U tumazzu si mancia cu pani.

        Ma anche pronome personale
        dal latino qui
      - Cu tuppulia a st'ura?
     
  •    congiunzione, dal latino 'cum'
       - Fiçi culazioni cu pani e tumazzu
  •   preposizione articolata:  
       pĭ li=pĭ+ī=pī

      - Sti riali sunnu pi to frati:  (Per i tuoi fratelli)
      - Stu rialu è pi to soru.   (Per le tue sorelle)
  •    dalla preposizione latina per.
      - Sti riali sunnu pi tto frati:  (Per tuo fratello)
      - Stu rialu è pi tto soru.  (Per tua sorella)


  •    è pronome riflessivo.
      - Na stu mari si viri finu a nfunnu.
     
  •    congiunzione.
       - Rimmillu si viri a quarcherunu.
     
  •  

    *    *   *

       Ora vediamo come si crea l'accento breve..
       Se ci facciamo caso, le parole che finiscono con l'accento breve provengono dal latino:

    ă-ad; ĕ-et; è-est; chĭ-quis; cŭ-cum; pĭ-per

    Se alla parola latina si leva l'ultima consonante, succede il fenomeno del rafforzamento:

    - ad meliora cotidie:
    - a(d)  meliora ...  - a(m)   meliora ...; - ă   (m)meliora ...


    In pratica, la priposizioni 'ad' mancandoci la 'd' prende la 'm' della parola appresso. Questo fenomeno del raddoppiamento fa diventare breve la preposizione 'ă'.

     

     

     

     

     


      Consonanti variabili

    Suono


    Cunsonanti

    debole forte * Palatale Imprignato
    di  N
    note
    C-Ddolce  Sh-i, u, o, a, e  Cc-i, e
     Cci-a, o, u
     _  N C- _
    D  R-  Dd-  Dh-  dh-  N N-  Đ: fonema autoctono
    J- G Dolce  J-  Gghi+e, a, o, u  Gghi-e, a, o, u  N Gn-i, e, a, o, u _
    G-Dura  ' aspirata  Ggh-i, e
     Gg-a, o, u
     Gghi-e, a, o, u  N Gh-i, e, a, o, u
     N gh-i, e, a, o, u
    N Ĝ:
    Fonema autoctono
    R  R-   r-  Rr- _   D, S, T, St,+ R
    Fonemi autoctoni
    S _ _ _  N Z- Z dolce
    V  ' aspirata  V- _  N M-
     F-P  /  VV- BB-
    _

     * Le consonanti a inizio parola
    che seguono le parole rinforzanti...
    non sono solo forti, ma anche doppie; ma si scrivono semplici.


    Debole


    Forte

    1. acqua ē sheusi.
    2. pī reshi vegnu.
    3. ā  shena è pronta;
    4. Nō shiascu c'è vinu
    5. Assira manciai shicoria.
    6. Rumpilu chī renti
    7. Ne toi ci jemu rumani.
    8. Ū jornu.
    9. E finemu di jucari!
    10. U cani abbaia e atti.
    11. Haiu addhini chi fannu ova
    12. Nun hai ushi pi cantari.
    13. Nā  ota
    14. Nā utti.
    1. Pani ĕ (c)ceusi.
    2. Vali pĭ (d)deshi.
    3. Veni ă (c)cena
    4. Chistu è (c)ciascu ri vinu.
    5. Assira manciai pasta e (c)cicoria.
    6. Chĭ (d)denti bianchi chi hai!
    7. Ni ramu appuntamentu pĭ (d)dumani.
    8. è ghiornu.
    9. Jitivinni a ghiucari fora!
    10. Cani e (g)gatti nun mannu raccordu.
    11. No puddharu ci sunnu addhi ĕ (g)gaddhini
    12. U tinuri canta a (v)vushi china.
    13. Ognĭ (v)vota
    14. Trĭ (v)vutti.

     

    Commento al quadro
    delle consonanti variabili


    C: dolce debole: Sh

    sh e Sc sono due consonanti differenti:
    - sh è la forma debole della consonante C. è variabile e perciò a secondo della sillaba che ha davanti, da sh può cambiare in c.

    • Ā shena cambia ă cena.

    -La Sc è una consonante stabile che pur avendo davanti una sillaba rinforzante non cambia. Il suo suono sibilante, viene pronunciato a denti stretti.

    • Ā scena resta ă scena.

    -Quando si pronuncia "SC" gli incisivi, sopra e sotto, sono in linea. La punta della lingua è abbassata dietro ai denti per far passare l' aria che però è strozzata dalla lingua nel palato per darle il particolare suono strisciato della consonante.

    - Per pronunciare sh si tira indietro il mento di mezzo centimetro. Con una leggera tensione si allarga un po' la cavità orale. ora, al centro, la lingua è posata bassa; la punta è in sospeso dietro i denti, e un po' rivolta indietro, per far turbinare l' aria e dare alla consonante quel suono arioso:

    • shhhh... shauru, shuri, shoshu, shusciari, shusciuliari, shushuliari, cashara.

    C: dolce forte: Ci

    Quando si prununcia C gli incisivi sono stretti e in linia sopra e sotto. La punta della lingua, fino a un paio di centimetri più indietro, è pressata nella parte davanti del palato fino all' attaccatura dei denti. Quando viene dato il colpo d' aria si stacca e fa il suono caratteristico della consonante.

    • Si cioshu. 'un ciusciari chiù. pi ciusciuliari ci voli u muscaloru. A ciushuliari vi mittistuvu? Ma chi ciauru e ciuri!

     


    D Stabile: D

    Alcune parole in D sono stabili:

    • Dati, Dijunu, Dammiggiana, Debbitu, Duluri, dutturi . . .

     

    D: Forte: D

    La punta della lingua si appoggia contro denti di sopra verso le gengive e si fa staccare con un colpo secco e poca aria, altrimenti diventa "t" .

    • Renti: Chi denti chi hai!
    • reshi: vali pi deshi
    • riri: e diri chi ...
    • rari: m'ha dar' i documenti
    • rumani: fin' a dumani.

     

    D: Debole: R

    la forma debole della D è una R leggera leggera, quasi manco pronunciata.

    • -Renti, reshi, riri, roti, rari, rumani, . . .

     

     

    D: Palatale: Dh

     

    Questa è una consonante tutta nostra, e ne siamo orgogliosi.
    Chi non è siciliano, per pronunciarla, la deve imparare:

    Si  capovolge  la lingua all' indietro, e col lato di sotto della punta della lingua, che ora però si trova sopra, si da un colpo al palato come a dire  D.

    • 'Un ha ghiri dhochu, ha ghiri addhabbanna.
    • Sti dhattuli su dushi. Dhi dhattuli si stannu pirdennu.
    • Ha ghiri na dhu dutturi.
    • Adduma dhu lumi.

    C' è però da dire che in certe parti della Sicilia la lingua non viene capovolta fino in fondo, così che la punta non può arrivare fino al centro del palato, ma arriva solo fin dietro ai denti, e fa un suono  un po' liquido di "R".

     

    D: Impregnata di N diventa N

    La nasale N cambia tutta la natura della D: Ndria=Nniria

    • I riscursa (debole)
    • Essir'a discursu (forte).
    • Fari un niscursu (impregnata).


    • Riri cosi fausi (debole).
    • Pi diritill'a tia ... (forte):
    • 'Un niri nenti (impregnata)

     


    G: Stabile: G- i e; G- a o u

    Alcune parole hanno la G stabile.

    • Giacchetta, gira, giuggiulena, giugnu, giummarra, gonna, gabbella . . .

     

    G: dolce debole: J-

    La J non è I, ma è una consonante, e per pronunciarla si deve appressare la lingua contro il palato:

    • Jocu, Jornu, Jardinu, Jimenta, Jettatura, Jacu, . . .

     

    G: dolce forte: Palatale
         Guardare nel quadro della G Palatale.


    G dolce impregnata di N si scrive N J +   si legge N Gn +

    • un jardinu = un gnardinu
    • Un jornu = un gnornu
    • nun jucari = nun gnucari
    • un jimmu = Un gnimmu
    • 'Un jittari nenti = 'un gnittari nenti


    G: Dura debole: ' (aspirata)

    La G aspirata non si sente.

    • 'Attu, 'Addhu, 'Arzuni, 'Amma, 'Ana, 'Immu, 'Umma, 'Uvitu, . . .

     

    G: Dura forte: resta aspirata : ' (1)

    • ogni 'attu, quarche 'addhu, chiù 'arzuni, 'un é 'ana, chist'é 'immu, pi 'umma, è 'uvitu

     

    G: Dura forte: diventa Palatale (2)

    Guardare nel quadro della G Palatale.


    G Palatale: Ghi- e, a, o, u.

    Mentre la lingua, appena passa il fiotto d' aria, si scolla da  palato, nella Chi-  tende in avanti e si sente un colpo di polmoni per far uscire l'aria; nella Ghi-  tende a tirarsi indietro e i polmoni sono immobili: il suono si forma con l' aria che c'é in bocca.

    • Quarche ghimenta figghia muli.
    • Va fazzu a spisa, jornu pi ghiornu.
    • Quannu ci ha ghiri a far' a spisa?(...ci hai ă ghiri...)
    • Ssi cosi un si fannu pi ghiochu
    • Na sta cuntrata abbunnanu puzzura e ghiardina.
    • Ma chist' é ghimmu!

     


    G dura impregnata di N adiventa: nGh-

    Il palato molle è una membrana posta in fondo alla bocca. Quando ci si appoggia la lingua, blocca l' aria dei polmoni. Appena la lingua si scolla, fa  un suono gutturale morbido caratteristico, che viene rafforzato dalla nasale 'N'.

    • Un ghattu, un ghaddhu, un gharzuni, n ghana, n ghamma

     



    In siciliano abbiamo due tipi di R :
    • R BASE
    • R DERIVATA


    La consonante "R Base", è una consonante variabile:

    Quando è interna alla parola si pronuncia semplice, normale: Aratu, Niuru, Mari, oru.

    Cuando la "R Base" è in principio di parola ( Russu, Ririri, Rota ), invece...:
    • Se questa parola ha davanti una sillaba rinforzante ( a, e, è, chiù, . . .),
      la "R Base" si pronuncia doppia:

      • é (r)russu, Pi (r)ririri, Cuarche (r)rota, ...


    • Se questa parola non ha davanti una sillaba rinforzante,
      la "R Base" viene pronunciata . . . DEBOLE:

      • Rashina, Rota, Rimari, ...


      1. Quando si pronuncia la R semplice, normale, il sopra della punta della lingua (2 cm circa), appoggia sulle gengive superiori. Quando passa l'aria, vibra contro le gengive e fa il suono R.


      2. Per fare il suono doppio, si pronuncia più forte.


      3. Quando si pronuncia la R debole (R), la punta delle lingua va dritta contro l'attacco tra i denti e le gengive superiori.
        Quando passa l'aria, la lingua non vibra, ma la lascia passare strisciata, sibilante, sonora contro i denti quasi chiusi.
        La modulazione caratteristica all'aria strisciata, la da il tremolo e le vibrazioni delle corde vocali.


        Qui alcune parole che iniziano con la consonante R Base:

      Rabbia, Raccamu, Rashina, Rashoppu, Raddhu, Rarica, Rarisha, Rariri, Ragghiu, Raggia, Raggiuni, Rama, Rampa, Ramu, Rapashi, Rappa, Raru, Raspa, Rata, Razza, Re, Reshita, Reggistru, Reula, Resca, restu, Riccu, Ricotta, Ririri, Rifiutu, Riga, Rialu, Rima, Rimorsu, Rimu, Rina, Ripa, Riposu, Risata, Risettu, Risina, Rispiru, Risposta, Ristagnu, Ristuccia, Risu, Ritegnu, Riti, Rizza, Robba, Rosa, Rota, Ruccheddhu, Rugnuni, Ruina, Rumpiri, Runfuliari, Rusicu, Russu, Ruvulu.


    • 'D, S, ST, T', e appresso viene la R debole (Rh), formano Fonemi Autoctoni.
      La H si usa di non scriverla per non confondere la lettura:

      Pronuncia

      • Drhappu
      • Srharicari
      • Strhata
      • Trhenu

      Scrittura

      • Drappu
      • Sraricari
      • Strata
      • Trenu
      Sono Fonemi autoctoni particolari, che debbono essere imparati per poterli pronunciare.







    • La consonante "R Derivata" Si pronuncia e si scrive R forte. E può dipendere da due casi:

      • o dalla "D debole" che viene pronunciata "R forte", ma leggera:

        • Veni rumani e nni parramu.
        • ( D debole )
          • A festa è pi dumani.   ( D forte )
        • Accatta reshi ova ca fineru.
        •   ( D debole )
          • Cu deshi ova ti fazzu 'na ran frittata. ( D forte )



      • o dalla "R" che resta, quando nel gruppo "GR" la "G dura debole" è aspirata:  'R .
        La pronuncia è R forte.
        • Prinota un tavulu ranni ca semu assai.
        •     ( G aspirata )
          • Stu tavulu è granni ca semu picca. (G forte)
        • Chiuri a rara du jardinu!
        •      ( G aspirata )
          • Chissa fu grara ca nun  si potti chiuriri. (G forte )


          Ci sono alcune parole, che iniziano col gruppo "GR", in cui la G è, e resta, dura. Si chiamano parole amorfe, perché la forma della consonante non cambia:
             - Gri
          ggiu, Gravi, Grillu (Rashina), Gruppu(Cuantità), . . .


    S: Impregnata di N diventa N Z-

          La Z si pronuncia dolce.

    • Si o nun zi stancu. Picchì s' 'un si stancu m' ha aiutari.
    • Rittu n senzu bonu soccu rishi havi un senzu.
    • n zishilianu nun zi rish' accussì.
    • Ci ha ghiri n sutta n sutta.
    • N soccu cunzisti stu mpignanti to chiffari?

     

     

    V: Stabile: V.

    • Vai,Vina, Vinu, Veru, Vasciu, Voscu, Vetta . . .

    In linia di massima si può dire che la V variabbile è aspirata solo in V + U ='U, e V con le altri vocali:
    Varca: I rimi n marca; 'Ucca: Ficu carimi n mucca.

    V:Debole: '

    • A 'utti. A 'ucca.U 'ugghiu. A 'ushi. (l' apostrofo no).
      Ca  ucca è fashili far' i cosi. una  utti di lignu si fa u vinu bonu. U ugghiu nisciu.

     

    V: Forte: V

    • chiamalu a vushi. ogni vutti fa u so vinu. C' è vugghiu chi nesci. per vushi non u passa nuddhu.
      Chiù vugghiu nesci chiossai asciuca u broru. Chi vucca hai? tutta lorda!

     

    V: Impregnata di N diventa M.

    • ['Ucca] Ficu carimi n mucca; [Vushi] Un mushiari; U nmernu; Nmeshi [nveshi].Un miulatu [viulatu di Violu].[Veniri] Ch'ha fari, ha veniri? nun meniri chiù, ch' accabbai.

     

    V: Impregnata di P adiventa B. [ma pure  "V"].

    • Assazza ssa pasta pi biriri s' è vugghiuta; pi bugghir' a pasta ci vol' u sali. pi bushiari ...= pi vushiari ci voli shatu.

     

    V: Impregnata di F diventa V. [ma puru "B" ].

    • Fa bugghiri ssa pasta; Fa vushiari a to frati accussì abbuschi.

     

     

     

     

    Consonanti autoctone

     
    Sh C dolce debole
    Dh D palatale
    Rh R  debole
     
    Dr __ |   Le consonanti dentali
    Tr __ |   hanno la pronunzia autoctona
    Sr __ |   perché la R è pronunziata debole: Rh
    Str__ |   - Str(h)ata, Tr(h)enu
       
    Chi  +  e, a, o, u Palatale
    Ghi  +  e, a, o, u Palatale
    nGh +  i, e, a, o, u 'G gutturale' con N impregnante



       Ogni popolo è orgoglioso della propria lingua, specialmente se nel parlare ci sono Consonanti autoctone usate dai suoi avi. Per questo nell'alfabeto internazionale si trovano segni speciali (diacritici):

    Ñ ß Æ Å Ł Đ

       Per adattare l'alfabeto latino ognuno alla propria lingua.

       Anche noi siciliani abbiamo Consonanti autoctone, perciò dobbiamo adattare alcune consonanti latine ai nostri fonemi.

       La tastiera "QWERTY", non permette di scrivere
    le nostre consonanti speciali:

    Ç Đ ð Ĝ ĝ Ř ř

       Dovremmo usare il Carattere diacritico 'H':

       ●  SH
       ●  DH
       ●  n GH
       ●  RH

       Se questo segno usato troppo disturba, sapendo come le consonanti vengono cambiate dal rinforzamento, si può evitare, come nella Rh.
      
    Ma non nella Dh, perché spesso si trovano vicino consonanti sia con la D che con la Dh.
       Per la consonante Sh si potrebbe usare la Ç e ç, ma questo sarà l'uso che ne fanno chi scrive in lingua siciliana a stabilirlo.
       N Gh è così particolare che è meglio non lo disturbare.


    Le consonanti cambiano

    Quando la sillaba finale con l' accento breve si trova in una proposizione precedente, e la consonante iniziale appresso viene 'distanziata ad arte' alla proposizione seguente, questa non viene rinforzata.

      • - Socch' è..  |  ..chi voi?
        - é (c)chìstu chi vogghiu.


      • - 'Un ni vogghiu chiù..  |  ..ushi e nfernu.
        - chiù (v)vushi e nfernu fai, chiossai abbuschi.


      • - 'Un hai chiù.. | ..ana ri travagghiari.
        - Chiù (g)gana hai, megghiu travagghi.


      • - Accussì..  |  ..rittu ccà pari fashili.
        - Accussì (d)dittu é n' uffisa!


      • -A partita 'un fù..  |  ..jucata mali.
        - fù ghiucata pi perdiri!


        In queste frasi dal valore enfatico,
        lo sbalzo da forte a debole dà un senso di tragico.

        In queste appresso, invece, dove il rafforzamento è rispettato,
        il valore resta discorsivo:


        - Nun mogghiu chiù (v)vushi e nfernu!

        - Nun haiu chiù (g)gana ri travagghiari!

        - A partita nun fu ghiucata mali!
    Talvolta non si capisce se una sillaba è rinforzante o meno, perché é la combinazione di più sillabe, dove all' ultimo ci può essere l' accentu brevi o l'accentu lungo. In questi casi, in base alla grammatica, se ne può conoscere la combinazione.

      • ha ghiri = jò haiu ă ghiri;
      • Tu l'hă canusciri = tu la hai ă canusciri;
      • Ti nn'hă dari = ti nni haiu ă dari.
      • U va cercu jò = u vaiu ă cercu jo.


    In principio di frase ortografica (dopo un punto) o retorica (quando si vuole dare a una frase o una parola un significato nuovo o più forte), la consonante variabile si scrive forte o debole secondo l' intenzione.
      In linea di massima le consonanti forti e deboli esprimono lo stato d' animo di chi parla o scrive.

    • Vā sherca!     - Espressione enfatica: Va sherca comu stannu i cosi!
    • Vă cerca!       - Qui è invece imperativo
    • Vā sherca!     - Con un tono basso di minaccia
    • Iddhu vă cerca soccu ni servi, e nuatri aspittamu ccà!   - Discorsivo

    In casi particolari si mette la consonante forte invece della debole.
    Allora si interrompe la frase, e si riattacca con la consonante forte che dà più valore al significato.
  • Ci sunnu cosi chi t' ha diri a sulu.

  • Ci sunnu cosi..  |  ..(c)chi t' ha diri!

  • Quando due o tre consonanti deboli, sono una vicino all' altra, quella che dà più fastidio si cambia in "forte". Questo fastidio si chiama cacofonia:

      • "A cunzunanti si cancia ripenni ru riscursu" -cacofonia
      • oppure "A cunzunanti si cancia dipenni ru riscursu" - ancora no
      • oppure "A cunzunanti si cancia ripenni du riscursu" -Si
      • ma già "A cunzunanti si cancia dipenni du riscursu" è troppo.


    Frasi dinamiche

       La lingua parlata dai siciliani, lingua viva ed enfatica, la si può riprodurre per iscritto solo rispettando il dinamismo delle parole (consonanti forti e deboli), altrimenti viene snaturata l' anima stessa di chi la parla.

    Anche l'apostrofo aiuta a questo dinamismo

       _ chi nn'ha fari    _ Happ' a ghittar'u broru    _ S' hav' a far'accussì
       _ A form' 'i shircu    _ Ti nn'aviss' a dari    _ pagghiri dhà
       _ Ni nn'am' a ghiri    _ Supr'on arvulu    _ Ch' hav' a dir'a genti?
       _ Vishin'a mmia    _ com' ogni vota    _ Ch' hann'a dir''i tia?
       - Manc' apposta    _ Com' aeri    _ Fin'a tannu
       _ Dorannavanti    _ Ven'a diri    _ Com' e ghiè

     

     

     

     



    Le consonanti doppie: B, D, G



         Facendo prove pratiche, secondo la pronuncia, dovremmo scoprire il perché di questa anomalia fonetica:
       la pronuncia doppia delle consonanti B, D e G, dopo una sillaba lunga.

    1. ā pasta              ă pperi
    2. ā bbacchetta        ă bbacchetta
    1. ē  tempi             ĕ tteni!
    2. ē ddebiti            ĕ ddebiti
    1. chī shira               chĭ ccira?
    2. cū ggira?             cŭ ggira!  (con Gira: una verdura)

     

        Chiunqua abbia studiato latino conosce gli accenti brevi o lunghi della 'metrica' (ma anche la 'prosodia') latina: āăă|āā|āăă|āā|āăă|āă
    Composta da gruppi di sillabe con un nome specifico:
  • Spondeo:   āā
  • Trocheo:    āă
  • Coliambo:  ăā
  • Dattilo:     āăă
  • Anapesto: ăăā
  • Tribraco:   ăăă
  • é quindi normale che la lingua siciliana abbia ereditato dal latino (o anche dal greco) il loro uso nella pronuncia.

     

    La consonante doppia

    1.     Pronunciamo a lungo una sillaba:

      piiiiiiii, puuuuu, pooooo, paaaaa, peeeee.


    2.     ora, mentre la pronunciamo, diamo un colpo di diaframma, a spingere polmoni e gola fino a bloccare il palato molle. L' effetto sulla sillaba dovrebbe essere questo:

      - piiiiiìk, puuuuuuùk, poooooòk, paaaaaaaaàk, peeeeeeeeeèk.

          (Questo effetto ci aiuterà nella formazione delle vocali brevi e delle consonanti doppie.)


    3.     Accoppiamo due sillabe lunghe: Chiiiii peeeeri.
    4.   (con i piedi)

    5.     ora inseriamo tra le due sillabe il colpo di polmoni che abbiamo già provato. Lo segniamo con i trattini e l' interruzione: -------- |

          - chiiiiiĭp ppeeeeena.     ( che pena!)
            ------- |

          è successo che, appena sbloccata la gola, il colpo d' aria ha fatto pronunciare doppia la p.

          Questo è il meccanismo che crea la consonante doppia.

     

     

    La sillaba breve

       Questo maccanismo crea anche la sillaba breve:

    • aaaaaa poooosta
    •   (sillabe lunghe)

    • aaaaaăp ppoosta  (consonante doppia)
      ---------|

    • ăp pposta   (sillaba breve)
      --|




    • che viene proprio sopraffatta dal soffio d'aria, e appena appena pronunciata.

    • chĭf ffai                           Che fai?
      ---|
    • U rishi pĭv vveru?            Lo dici per davvero?
                ---|
    • ĕt ttannu?                       E quella volta?
      --|
    • chĭb bboi                        Che vuoi?
       ---|

    * * *

        ora che ho imparato il meccanismo della doppia consonante dopo una sillaba breve, debbo vedere perché B, D e G vengono raddoppiate anche dopo una sillaba lunga.
        In realtà il fenomeno lo abbiamo già visto. è quello di dare alla sillaba lunga una accelerazione, fino a farla sembrare breve.

  • Ā bacchetta                    āāāāāāāăb bbacchetta
  • Ū dutturi                         ūūūūūūŭd ddutturi
  • Jucamu ē dati                ēēēēēēĕd ddati
  • coshi ā gira                    āāāāāāāăg ggira



  •     Il colpo di polmoni è dato sulla sillaba allungata, questa, rubando la consonante alla sillaba appresso durante il blocco della gola, ne rafforza la pronuncia.

        Ma perché?

        In Francia dicono ... le genou.
        In Italia dicono ... la giara.

        Perché in Sicilia diciamo . . . 

    • ū ggiummu
    • ū ggessu
    • ā ggiarra
    • ā bbeddha matri!
    • ī ddati

    • ?


        Non l' ho capito!
     


     

     

     



    U sceccu  
    Avia 'nu sciccareddhu
    ma veru sapuritu
    a mmia mi l' ammazzaru
    poviru sceccu meu.

    Chi beddha vushi avia
    paria nu ran tinuri,
    sciccareddhu di lu me cori
    Comu jò ti pozzu scurda'.

    E quannu arragghiava fashia
    HI-HO HI-HO HI-HO
    Sciccareddhu di lu me cori
    Comu jò ti pozzu scurda'.


     

    *       *       *

     

    A ciappula p' asheddhi.   


    Pi parari i ciappuli r'asheddhi, s' hav' a circari un postu adattu unni si sapi chi cci vannu spissu.
    Si fa un fossisheddhu 'n terra tunnu e pulitu.
    Si pigghia na pala 'i ficurinnia beddha larga.
    E si cci fa na finistreddha, picchi' l' asheddhi nun hann'a soffriri.
    Si prova supr'o fossu chi fishimu,
    e ssi va cercanu dui ligni fini pi fari i stecchetti.
    I stecchetti s' appizzanu unu 'n terra e unu na pala,
    Chi carennu, u lignu nun l' hav' a fari arristari aisata.
    Si cala a pala, e i punti ri stecchetti hann'a ppuiari unu supr'all' autru.
    'N mezzu e rui punti si cci metti u nniscu: na punta 'n mezzu e rui stecchetti, e nall' autra punta si cci metti un vermi, comu si viri na fotografia.
    Ora a ciappula è parata.
    Quannu ci va l' asheddhu e ssi mancia u vermi, fa satari u nniscu chi teni i stecchetti, e a pala cari.
    Cummeni jirisinni e turnari a sira. S' ashedu ncagghia 'un zoffri, picchi' pigghia aria ra finistreddha.
    Però 'un zacciu si ora i ciappuli si ponnu parari chiù comu na vota.
    E poi, s' avissuvu a pigghiari un passaru o un pettarrussu, chi n'ait' a fari? lassatilu vulari!

     

     









    <p>La lingua siciliana è una lingua neolatina come l’italiano, il francese, lo spagnolo, il portoghese.<br> Le altre lingua per scrivere con l’alfebeto latino il loro linguaggio, hanno dovuto adattare le conzonanti scritte in un certo modo (SH &#272; Ñ Þ ß). Così anche in Sicilia, dove abbiamo pure questo problema, dobbiamo trovare il modo di scrivere in un certo modo quel po’ di consonanti autoctone che non zi possono riprodurre con le lettere dell’alfabeto latino.<br> Qui non consideriamo le vocalizzazioni delle parole, perché è una particolarità che non ha una valenza generale, perché le vocali sono governate dall’usanza, dalla particolarità fonetica e preferenza che ha ogni paese e contrada della Sicilia: nmernu/mmiernu, Accabbau/accabbà/accabbò.<br> <br> Invece esiste una regola generale che governa le consonanti: La conzonante di una sillaba è governata dalla sillaba, lunga o breve, che la precede. E in più . . . :<br> • La sillaba che sta dentro la parola, avendo una posizione fissa e sottostando al dominio della sillaba che la precede, fissa pure essa, si adatta alla regola generale e così resta.<br> • Invece, quando la sillaba è in principio di parola e comincia con una consonante, questa, siccome sottostà al dominio dell’ultima sillaba della parola precedente, di volta in volta, cambiando le parole che la precedono, deve cambiare secondo la regola: La consonante di una sillaba è governata dalla sillaba, lunga o breve, che la precede.<br> Non è difficile t a valenza lunga o breve nell’ultima sillaba delle parole siciliane, anche perché solo una ventina di parole hanno questa particolarità, ma ricercando se ne possono trovare altre.<br> <br> Nella lingua siciliana, la regola generale che abbiamo vista prima ha due specifiche:<br> • Dopo una sillaba con l’accento lungo, la consonante della sillaba che segue resta semplice.<br> • Dopo una sillaba con l’accento breve, la consonante della sillaba che segue diventa forte.<br> Possiamo dire che non c’è niente di particolare, visto che anche nelle altre lingue, in linea di massima è così, e non hanno difficoltà nello scrivere. Ma in siciliano questa regola ci crea un problema, poiché alcune consonanti hanno la forma debole e la forma forte differente. Finché questa consonante si trova dentro la parola si scrive debole o forte sempre allo stesso modo. Quando questa consonante variabile è in principio di parola, invece, allora succede un fenomeno che a tanti studiosi siciliani da fastidio.<br> <br> In pratica, cambiando l’ultima sillaba di una parola, lunga o breve, la conzonante della prima sillaba della parola che segue, cambia pure. E con le conzonanti variabili immaginate cosa succede, e questo di parola in parola, che lo scritto siciliano diventa un susseguirsi pirotecnico di consonanti che cambiano. E si deve ben conoscere il principio per padroneggiarle.<br> I siciliani questo principio non lo possiamo abbandonare, perché manipola il nostro tesoro linguistico: le consonanti autoctone. Sono alcune conzonanti che vengono pronunziate in un certo modo solo in Sicilia, e dobbiamo curarle.<br> <br> 16/07/2021: Ultimamente in televisione è apparso uno sketch pubblicitario sulla Sicilia, dove una voce narrante in lingua siciliana fa elogio delle bellezze della Sicilia.<br> Mi sono accorto della fatica a cui si sono sottoposti per evitare di usare le consonanti autoctone, che non avrebbero saputo scrivere sullo schermo, né pronunciare. <br> <br> 12/022022: Nel precedente messaggio ti ho invitato a scegliere se vuoi continuare a scrivere in modo AULICO o in modo FONETICO. Dati i dubbi, vorrei chiarire cosa intendo.<br> <br> La scrittura aulica, a come ho capito, non serve per leggerla ad alta voce, per declamarla, se non da chi è siciliano e parla siciliano, ma serve per scrivere documenti. Uno straniero, la scrittura usata dai poeti non la può leggere ad alta voce. Quella declamazione non assomoglia alla lingua siciliana, ma è una mistificazione della nostra lingua, italianizzata, cosa che piace a tanti, anche siciliani.<br> <br> La scrittura fonetica, vuole riprodurre la fonia del parlare siciliano. Non è vero che questa fonia cambia da un paese all&#39;altro, come si vuol far intendere, ma, entrando nelle specififità consonantiche, si vede che c&#39;è una base comune per tutti i siciliani.<br> Leggendo gli scritti fonetici anche un estraneo è costretto a riprodurre la fonia siciliana delle parole.<br> <br> Visto che tu ed io, di parti differenti della Sicilia, abbiamo l&#39;occasione di constatarlo, ti prego di aiutarmi a chiarire l&#39;argomento facendo degli esempi di scrittura e pronuncia di testo siciliano.<br> <br> Per cominciare facciamo brevi esempi:<br> 1<br> Forma AULICA:<br> - Inchi dda dammiggiana d&#39;ogghiu.<br> - Ssa macchia è di ogghiu d&#39;aliva.<br> <br> Forma FONETICA:<br> - Jinchi dha dammiggiana r&#39;ogghiu.<br> - Ssa macchia è d&#39;ogghiu r&#39;aliva.<br> <br> Uno straniero, che legge &#39;dha&#39; invece di &#39;dda&#39;, capisce che c&#39;è una pronuncia particolare, e non un semplice raddoppiamento vocalico.<br> <br> 2<br> Forma AULICA:<br> - Inchi dda dammiggiana.<br> - Hai a inchiri dda dammiggiana.<br> - Nun inchiri dda dammiggiana.<br> <br> Forma FONETICA:<br> - Jinchi dha dammiggiana.<br> - Ha ghinchiri dha dammiggiana.<br> - &#39;Un gninchiri dha dammiggiana.<br> <br> Nella forma fonetica la parola &#39;Inchiri&#39; ha una &#39;J&#39; davanti. Questa consonante, essendo variabile, nel pronunciare le frasi ha una declinazione fonetica:<br> J - Ghi - Gn.<br> <br> Mi piacerebbe sapere dalle parti tue nel parlare quali declinazioni fonetiche usate, e cosa ne pensi dello scrivere in forma fonetica il nostro parlare siciliano.<br> <br> Saluti<br> <br> p.s.<br> Nelle consonanti invece dei segni diacritici (&#273;), io uso la consonante diacritica &#39;H&#39; (dh), perché nello scrivere con la tastiere del computer non è agevole usare i segni diacritici.<br> </p>

    25.12.2016