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Tutto quanto ho ricercato sulla salute è servito saperlo a me.
Se qualcuno legge le informazioni qui raccolte e ne trova utili, si rivolga prima al proprio medico per averne conferma.
È comunque un
viaggio affascinante che ho intrapreso sul
funzionamento del corpo umano.
E quando negli ultimi tempi per un'operazione subita ho potuto
constatare come siano deperibili i tessuti e la
carne del corpo, sono ancora più meravigliato di
come pensieri, emozioni e desideri vi possano
risiedere, espandersi e gestire una vita.
Invidio poeti,
asceti, scienziati ... che nonostante il proprio
corpo sono riusciti a elevarsi e creare in se
stessi un corpo mistico, incorruttibile e più
potente.
Cordiali saluti.
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D- LA LINFA
La linfa è un liquido chiaro e trasparente che deriva dal plasma;
si forma a livello dei capillari e scorre nei vasi linfatici
giungendo ai linfonodi, dove viene depurata dai residui
in essa presenti. E' costituita da acqua, globuli bianchi,
proteine e minerali.
La linfa viene ripulita dai linfonodi, e prosegue verso
il cuore, dove si mescola con il sangue venoso: lo spostamento
è determinato dalla respirazione, dalla contrazione muscolare
e dal drenaggio manuale.
La linfa svolge molteplici funzioni:
- mantiene l'equilibrio chimico del sangue;
- impedisce l'accumulo di liquidi nello spazio interstiziale;
- trasporta sostanze;
- ha un'azione protettiva: "raccoglie" prodotti metabolici,
scorie e batteri che si accumulano tra i capillari;
- recupera le proteine plasmatiche.
Da - Il Sistema Linfatico.
L'apparato linfatico può essere definito come parte specializzata
del sistema circolatorio. è costituito da un liquido (la
linfa) che circola in un circuito di vasi (linfatici) simili
alle vene, nei tessuti corporei, drenando ogni angolo dell'organismo,
e che al termine del suo percorso viene riversato, attraverso
la vena cava superiore, nel sangue delle vene toraciche.
A differenza del sangue, la linfa non viene spinta dall'attività
cardiaca, ma scorre in un articolato sistema di vasi, molto
simile a quello circolatorio venoso e arterioso, mossa dall'azione
dei muscoli. Contraendosi e rilassandosi, questi tessuti
funzionano come una vera e propria pompa. Quando tale azione
viene meno, per esempio a causa dell'eccessiva immobilità,
la linfa tende a ristagnare, accumulandosi nei tessuti.
Ecco spiegato come mai piedi e caviglie si gonfiano quando
si rimane a lungo in piedi in una posizione statica. Per
lo stesso motivo, quando la gamba è immobilizzata da una
ingessatura occorre mantenerla sollevata al di sopra del
livello del cuore; proprio per fare in modo che la forza
di gravità agevoli il drenaggio linfatico.
I vasi linfatici, a differenza della circolazione sanguigna,
non formano un circuito chiuso, ma un sistema a senso unico
che inizia dagli spazi intercellulari dei tessuti di molti
organi del corpo. Restringimenti e dilatazioni dei condotti
principali, e inserzioni valvolari a coda di rondine impediscono
il reflusso della linfa obbligandola a scorrere in un solo
senso. Queste peculiarità anatomiche consentono il passaggio
della linfa dal liquido interstiziale dei tessuti verso
la circolazione sistemica, anche contro gravità.
La linfa è diversa a secondo dei tessuti e degli organi
da cui proviene. Per esempio la linfa che si forma durante
la digestione contiene un ricco contenuto di sostanze grasse,
differenziandosi dalla linfa che si forma a digiuno. Generalmente
ha una composizione simile a quella del plasma sanguigno:
di colore trasparente, giallo paglierino o lattescente a
seconda dei casi, la linfa contiene zuccheri, proteine,
sali, lipidi, amminoacidi, ormoni, vitamine, globuli bianchi
ecc. Rispetto al sangue, la linfa è particolarmente ricca
di lipidi.
In effetti la linfa si forma a livello dei capillari arteriosi,
dalle cui pareti il plasma trasuda tra le cellule per effetto
della pressione arteriosa, e ha lo scopo di riassorbire
il plasma (parte liquida del sangue) presente in queste
zone.In questo liquido interno avvengono gli scambi di cessione
delle sostanze nutritive e la raccolta di quelle di rifiuto
che raggiungeranno la circolazione sanguigna in due modi:
* una parte viene riassorbita dai capillari venosi per effetto
della pressione osmotica proteica (proteine all'interno
dei capillari) e rientra quindi nel torrente circolatorio
sanguigno.
* Un'altra parte viene raccolta invece dai capillari linfatici
le cui estremità a fondo cieco assorbono il liquido direttamente
negli spazi interstiziali esistenti fra i capillari sanguigni
e le cellule. Da una fitta rete di capillari linfatici,
la linfa passerà attraverso vasi di calibro maggiore e transiterà
lungo il suo percorso nei gangli linfatici (ghiandole linfatiche)
nei quali verrà filtrata e purificata da germi patogeni
e altre particelle di rifiuto.
Nella parte sinistra del corpo, i vasi linfatici confluiscono
in una dilatazione chiamata cisterna del chilo (o di Pequet)
dalla quale prende origine un grande vaso linfatico, il
dotto toracico, che sfocia nella vena succlavia sinistra.
Nella parte destra del corpo la linfa viene invece raccolta
dal grande dotto linfatico che sfocia nella vena succlavia
destra.
il sistema linfatico si oppone ad eccessivi accumuli di
fluidi nei tessuti ed è considerato il baluardo di difesa
del nostro organismo. Lungo le vie linfatiche esistono infatti
degli organi, chiamati linfonodi, capaci di produrre i cosiddetti
linfociti, una serie speciale di globuli bianchi deputata
all'eliminazione dei microrganismi ostili. Quando l'organismo
sta combattendo un'infezione i linfonodi accelerano la sintesi
e la trasformazione di questi linfociti, aumentando così
di volume e diventando apprezzabili e dolenti al tatto (da
qui l'espressione "avere le ghiandole ingrossate").
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Db - Organi Linfatici.
I TESSUTI CORPOREI
Il corpo umano è composto da diversi organi il cui tessuto
si adatta alla funzione che debbono svolgere:
- IL TESSUTO EPITELIALE. è il tessuto che riveste
e protegge sia la superficie del corpo che l'interno
delle cavità.
Questo tessuto assolve alle seguenti funzioni: protezione,
funzioni sensoriali, secrezione, assorbimento ed escrezione
ed è la sede di vari tipi di ghiandole.
Il tessuto epiteliale non ha vasi sanguigni ed è a contatto
con quello connettivo tramite la membrana basale. Questa
membrana, essendo permeabile, permette all'ossigeno
ed ai nutrimenti presenti nel sangue di passare (per
diffusione) dal tessuto connettivo a quello epiteliale.
- IL TESSUTO CONNETTIVO (detto anche
Matrice o Mesenchima). è specializzato nel sostenere
le varie parti del corpo, a tenerle insieme ed a favorire
il trasporto delle varie sostanze tra esse. In questo
tessuto le cellule sono spesso lontane e separate da
un notevole quantità di matrice non vivente.
- IL TESSUTO OSSEO fa parte del TESSUTO CONNETTIVO.
Sempre in questo tessuto sono localizzati i Mastociti
(Mast cell) che fanno parte dei Sistemi di difesa. Li
troviamo sparsi nella cute e sulle mucose respiratorie
e gastrointestinali. Quando la situazione lo richiede
si attivano e rilasciano dal loro interno dei mediatori
chimici, tra cui l'istamina, che generano quella che
viene definita "una risposta infiammatoria".
- Il TESSUTO MUSCOLARE. Costituisce i muscoli
che muovono il corpo e le sue parti.
- IL TESSUTO NERVOSO. Provvede la comunicazione
tra le varie parti del corpo e ne coordina i movimenti.
Ci consente di ricevere le informazioni dai cinque sensi
ed ordinare al corpo di fare i movimenti che riteniamo
più opportuni.
CURA DEI TESSUTI
I tessuti corporei ricevono il nutrimento dal sangue
e nel sangue riversano i rifiuti creati con la loro continua
attività. Siccome il sangue circola in arterie e vene ben
sigillati, è necessario un altro sistema di pulizia che
sia in grado di tener pulito lo spazio tra le varie cellule
ed asportare sia le cellule morte o danneggiate, che tutte
le sostanze estranee (microrganismi compresi), che vi si
dovessero trovare.
Per svolgere questo compito, i vasi sanguigni lasciano filtrare
nell'ambiente circostante parte dell'acqua ed altre sostanze,
che entrano a far parte del liquido interstiziale, ovvero
il liquido che si trova tra una cellula e l'altra:
- I VASI LINFATICI:
Per equilibrare la fuoriuscita di liquidi dai capillari
sanguigni, parte di essi rientra nel sangue (circa il
40%), mentre la rimanente "bagna, lava, nutre e difende"
i tessuti e, fatto questo, entra nei capillari linfatici
e prende il nome di Linfa.
I capillari linfatici sono a fondo cieco e si trovano
distribuiti in tutto il corpo, tranne che nel Sistema
Nervoso Centrale (SNC). Essi, come i ramoscelli di un
albero, si congiungono per formare dei vasi linfatici
sempre più grandi, fintanto che se ne formano solo due:
il dotto linfatico destro ed il dotto toracico.
Questi due dotti versano la linfa nel sangue che scorre
alla base del collo, appena prima che da essi il sangue
fluisca nel cuore.
A questo punto i liquidi usciti dai capillari sanguigni
sono ritornati nel sangue e l'equilibrio è stato ristabilito.
- I LINFONODI:
La linfa, nel suo viaggio verso il cuore, incontra varie
Ghiandole linfatiche (Linfonodi o Nodi linfatici), in
cui viene filtrata e ripulita da quanto ha raccolto
(cellule morte, microbi uccisi, particelle estranee,
ecc.).
I Linfonodi si presentano come strutture a forma di
fagiolo e misurano da 1mm a 20mm di diametro. La linfa
entra in essi da vari vasi linfatici (afferenti), e
se ne esce da uno solo (efferente). Troviamo i Linfonodi
nel tessuto connettivo, sotto il primo rivestimento
(epitelio) delle membrane (specialmente quelle che rivestono
la parte superiore del tratto respiratorio), nell'intestino
e nell'apparato genito-urinario.
Va notato che nessuna parte di linfa riesce ad entrare
nel sangue se prima non ha attraversato uno o più Linfonodi.
Ricordiamo anche che a livello dell'intestino la linfa
provvede all'assorbimento dei grassi che da cibo digerito
passano nei villi intestinali.
Se, per qualche motivo, i Linfonodi o i Vasi linfatici
si dovessero ostruire, il liquido si accumulerebbe negli
spazi interstiziali causando un edema (gonfiore).
- LA PULIZIA DELLA LINFA:
Il materiale trasportato dalla linfa può consistere
in microbi, macrofagi vivi o morti, cellule tumorali,
cellule morte o danneggiate e particelle entrate dall'esterno.
Il materiale organico viene distrutto dai macrofagi
e da sostanze con potere antibiotico. Vi sono comunque
delle particelle inorganiche (generalmente inalate)
che i macrofagi non posso distruggere, essi le inglobano
e talvolta ne restano danneggiati.
FUNZIONI E COSTITUZIONE DEL SISTEMA LINFATICO
Questo sistema è composto da diverse parti, di cui alcune
già conosciamo: la linfa, i Vasi linfatici ed i Linfonodi,
a cui si aggiungno gli Organi linfatici primari e
gli Organi linfatici secondari. Le sue funzioni includono
l'assorbimento del linquido interstiziale di eccesso che,
come linfa viene riportato nel sangue. E l'assorbimento
del grasso dai villi intestinali.
- ORGANI LINFATICI PRIMARI. Sono costituiti
da:
- Il midollo osseo, ove sono le cellule
staminali da cui nascono i globuli rossi (Eritrociti)
e quelli bianchi (Leucociti) del sangue. Tra i globuli
bianchi troviamo i Monociti ed i Linfociti B e T.
- Il Timo, dove i Linfociti T migrano,
portati a maturazione dall'ormone timosine. Mentre
i Linfociti B maturano nello stesso midollo osseo.
Entrambi, una volta maturati entrano negli Organi
Linfatici Secondari dove circolano e si accumulano.
- ORGANI LINFATICI SECONDARI:
Sono costituiti da tessuti linfatici estremamente specializzati
come i Linfonodi, la Milza, ed altri meno
organizzati come i MALT (Mucosa Associated Lymph
Tissue), ovvero 'Tessuti Linfatici Associati alla Mucosa',
che sono disposti strategicamente in ogni parte del
corpo.
- LA MILZA:
Quest'organo è simile ai Linfonodi con l'eccezione
che è molto più grande ed è piena di sangue di cui
si può considerare come una riserva. La Milza purifica
sia il sangue che la linfa che fluiscono attraverso
di lei. Se quest'organo si danneggia o viene rimosso
l'individuo diventa più soggetto alle infezioni.
- I TESSUTI DEL MALT:
Questi tessuti costituiscono uno dei maggiori organi
linfatici secondari. Sono distribuiti sulla superfice
delle mucose ed arrivano a coprire un'area di circa
400m2. Considerata l'enorme quantità di antigeni
che entra in contatto con tali mucose, si comprende
quanto sia importante la loro azione di difesa immunitaria.
Le tonsille, le Placche di Peyer nella membrana
dell'intestino Ileo, e l'appendice ileo-cecale,
sono tutti luoghi ove il Malt è presente. Possiamo
perciò affermare che la funzione strategica del
MALT è quella di proteggere l'apparata respiratorio,
digerente, genitale e urinario, da microbi ed altro
materiale estraneo.
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Dc -
Il Sistema Immunitario.
In ogni momento il nostro organismo è esposto ad attacchi da
parte di agenti patogeni, ma solo nel momento in cui siamo
colpiti da un processo infettivo ci rendiamo conto di quanto
sia indispensabile il sistema di difesa dell'organismo,
ossia il sistema immunitario.
AGENTI PATOGENI:
- Parassiti
I parassiti sono i più voluminosi, ma non i più temibili
nemici del sistema immunitario. Si tratta soprattutto
di ascaridi, nematelminti, tenie, visibili solo
al microscopio oppure lunghe metri, che si insediano
principalmente nell'intestino, ma che possono anche
migrare in altri tessuti distruggendoli; è il caso,
per esempio, del cisticerco e di alcune tenie.
- Protozoi
Di dimensioni inferiori rispetto ai parassiti riconducibili
a occhio nudo, sono gli organismi unicellulari (protozoi).
- Batteri
I batteri sono ancora più piccoli dei parassiti unicellulari,
nell'ordine di misura dei micrometri. Contrariamente
alle cellule di organismi animali e vegetali (eucarioti),
i batteri appartengono ai cosiddetti procarioti, ossia
esseri viventi privi di nucleo delimitato da membrana
e con un ambiente interno particolare.
Essi possiedono un DNA ad anello e una parete cellulare
ricca di carboidrati.
Paradossalmente alcuni batteri vivono all'interno dell'organismo
umano con vantaggi reciproci: la flora intestinale,
per esempio, è costituita in massima parte da batteri
che non necessitano d'ossigeno. Essi traggono nutrimento
dai residui della digestione, ispessiscono in tal modo
le feci, contribuendo al rifornimento di vitamine nonché
legando l'ammoniaca eccedente.
La maggior parte dei batteri dell'ambiente non è comunque
così innocua. I batteri sono causa di infiammazioni
purulente (foruncoli) a livello locale e di affezioni
generali (infiammazioni polmonari) che, negli
individui con una riduzione delle difese immunitarie,
superano le difese provviste dal sistema immunitario
e possono provocare una disseminazione batterica nel
circolo (sepsi) con conseguenze anche mortali.
Una infezione batterica è inizialmente localizzata in
un punto ben determinato, ma può successivamente estendersi
a tutto il corpo. Il cosiddetto pus è costituito da
batteri e leucociti in via di disgregazione.
- Funghi
Anche i funghi sono potenziali agenti patogeni. Si sviluppano
sull'epidermide, mucose e coinvolge anche gli organi
interni, soprattutto nei soggetti immunodeficienti (per
esempio pazienti affetti da AIDS).
- Virus
Gli agenti patogeni maggiormente nocivi sono i virus,
i quali hanno dimensioni di pochi nanomentri. Non si
tratta di organismi autonomi, ma di complessi molecolari
costituiti da una catena di DNA o di RNA che risulta
impacchettata in un involucro proteico, talvolta anche
in una capsula glicoproteica.
I virus introducono la propria informazione genetica
nel DNA nucleare di una cellula ospite, programmandola
in modo che essa stessa produca sempre più virus. Naturalmente
senza cellula ospite i virus non possono replicarsi.
Proprio a causa di questa forma di replicazione, risulta
particolarmente difficile per il sistema immunitario
evitare una infezione virale.
Poiché gli stessi virus, essendo di piccole dimensioni,
sono difficilmente aggredibili, il sistema immunitario
deve necessariamente distruggere le cellule infettate.
La maggior parte delle infezioni, come per esempio il
comune raffreddore, sono causate da virus. Un'infezione
virale spesso compare contemporaneamente in più organi,
generalmente con un attacco febbrile.
- Tossine
Per concludere, il sistema immunitario reagisce anche
contro alcune molecole nocive di grandi dimensioni,
le tossine. L'esempio più noto è quello della tossina
difterica. L'organismo non è in grado di difendersi
dalla difterite ma, grazie alla vaccinazione antidifterica,
può inattivare l'esotossina prodotta dal germe.Stimoli
fisici (raggi ultravioletti per esempio) e chimici provocano
danni nel DNA e possono trasformare cellule normali
in cellule neoplastiche.
IMMUNITA' INNATA o naturale:
Già prima della nascita, l'organismo non sviluppa solo una
serie di meccanismi di difesa specifici molto complessi
che agiscono su determinati
agenti patogeni, ma anche una modalità aspecifica d'attacco
di molti microrganismi.
I primi garantiscono all'organismo in via di sviluppo una
certa protezione di base contro le infezioni e costituiscono
la premessa
indispensabile affinché si possa raggiungere una certa immunità
anche rispetto a nuovi tipi di agenti patogeni.
I secondi rappresentano un prerequisito indispensabile per
i meccanismi specifici altamente sofisticati.
Le strategie innate di difesa umorale non mediata da cellule
specifiche sono le seguenti:
- Cascata del completamento
Le macromolecole del sistema immunitario non specifiche,
presenti nel sangue, costituiscono il sistema evolutivo
più antico di difesa contro le infezioni.
L'elemento più importante della difesa umorale aspecifica,
ossia il sistema del completamento, è costituito da
una serie di molecole proteiche
finalizzate alla stessa funzione.
E' costituito da circa 20 proteine plasmatiche diverse:
C1, C2, C3, C4,C5, C6, C7, C8, C9, C10, C11 più altre
10 circa proteine di controllo.
Viene attivato sia tramite una reazione antigene-anticorpo
(via classica), sia direttamente mediante i carboidrati
della parete cellulare
batterica (via alternativa).
I complicati meccanismi che concludono la cascata di
reazioni del sistema del completamento praticano in
ultimo una serie di fori nella membrana cellulare di
un agente patogeno o di una cellula dell'organismo infettata.
Ciò determina la morte della cellula infettata o del
patogeno.
- Migrazione di leucociti
In caso di infiammazione vengono liberati dei mediatori
(citochine ) che richiamano i globuli bianchi dal sangue
nei tessuti. L'attrazione di cellule autologhe tramite
messaggeri chimici prende il nome di chemiotassi.
- protezione dalle infezioni tramite interferone
In caso di infezione virale si ha, da parte delle cellule
infette, una liberazione di interferone . E' una molecola
di segnalazione che viene liberata da leucociti infettati
da virus e da cellule connettivali per proteggere le
cellule non ancora infette. Questa strategia consiste
in un abbassamento drastico, anche se temporaneo, all'interno
delle cellule, della neosintesi di proteine proprie
o estranee all'organismo; in tal modo viene rallentata
anche la proliferazione dei virus.
Il lisosoma attacca direttamente la parete cellulare
di alcuni batteri che è costituita da carboidrati, a
meno che questa sia protetta da una capsula glicoproteica.
Il lisozoma, un enzima presente anche nella saliva,
attacca direttamente la parete cellulare di alcuni batteri,
prima che essi abbiano la possibilità di penetrare all'interno
del corpo.
Lisi diretta:Le strategie innate di difesa tumorale
mediata da cellule specifiche sono le seguenti: <
sistema dei fagociti mononucleati
Il sistema dei fagociti mononucleati (MFS) comprende
tutti gli organi in cui sono presenti macrofagi
(dal greco: grandi mangiatori) e altre cellule fagocitanti;
in particolare esso è sviluppato nei linfonodi,
nel fegato e nel midollo osseo.I macrofagi possono
fagocitare corpi
estranei: il loro citoplasma si avvolge attorno
al corpo estraneo inglobandolo in una vescicola
delimitata dalla membrana citoplasmatica (fagosoma).
All'interno della cellula questo fagosoma si unisce
ai lisosomi, vescicole contenenti enzimi digestivi
attivi, costituendo il fagolisosoma nel quale ha
luogo la vera e propria digestione.
cellule natural killer
Le cellule natural killer contrastano i virus. Si
tratta di linfociti di grandi dimensioni con un
citoplasma esteso che contiene dei granuli, i quali
sono in grado di riconoscere le cellule malate e
di perforare la loro membrana con una speciale proteina
(perforina). In questo modo inoculano nella cellula
bersaglio enzimi che portano a una degradazione
del DNA provocando la morte della cellula stessa.
Il processo prende il nome di "apoptosi". Cellule
natural killer
IMMUNITA' ACQUISITA o adottata
Quando si parla di difesa immunitaria spesso si fa riferimento
all'immunità acquisita attraverso meccanismi specifici,
ovvero sistemi specializzati in risposta a un agente patogeno
ben determinato. L'immunità acquisita o adottata si compone
di:
- I linfociti sono gli effetti responsabili delle
difese immunitarie specifiche. Si tratta di piccole
cellule che nel midollo osseo si
differenziano in linfociti B e linfociti T.
I linfociti T sono di gran lunga il tipo più frequente.
La loro denominazione deriva dal Timo, dove essi maturano
e vengono selezionati. E' infatti possibile distinguere
tre sottopopolazioni di
linfociti T: cellule T "helper", cellule T "suppressor"
e cellule T "citotossiche".
I linfociti B, invece, possiedono la capacità di trasformarsi
in grosse plasmacellule, che sono le cellule effettricche
dell'immunità umorale specifica. Esse secernono anticorpi
in grande quantità.
- Le cellule della "memoria" si attivano in presenza
di una seconda infezione causata dallo stesso agente
patogeno. La risposta immunitaria in questo caso si
sviluppa molto più rapidamente e più efficacemente rispetto
a prima.
La formazione di cellule della memoria specifiche costituisce
il vero principio su cui si basa ciascun vaccino.
- Le immunoglobine sono gli "organi di senso" del
sistema immunitario, essendo in grado di distinguere
e identificare le sostanze proprie dell'organismo e
quelle estranee a esso.Esse sono localizzate come recettori
sulla superficie dei linfociti B oppure sono secrete
come anticorpi nel plasma sanguigno.
- La necessità della presentazione degli antigeni
si spiega in buona parte tramite i meccanismi di protezione
escogitati dai microrganismi, i quali hanno appunto
lo scopo di impedire che i linfociti possano riconoscerli.
Se una cellula che presenta antigeni assume l'agente
patogeno e lo digerisce parzialmente all'interno dei
suoi fagolisosomi, la possibilità di esporre in superficie
l'antigene stesso è maggiore.
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E - DIMAGRIRE
una persona grassa che giustifica i suoi chili di troppo con
delle scuse, in fondo sa che si tratta semplicemente di
cattiva alimentazione e di
ridotta attività fisica.
Questo compendio vuole essere solo un suggerimento per intraprendere
la giusta via nel migliorare la propria salute.
Ea - Il tessuto Adiposo.
Il tessuto adiposo rappresenta il principale deposito di trigliceridi
nei mammiferi, uomo compreso. E' costituito dall'insieme
di numerose cellule, chiamate adipociti, deputate alla sintesi
dei trigliceridi ed al loro rilascio sottoforma di glicerolo
più acidi grassi. L'orientamento dell'adipocita verso una
o l'altra via metabolica dipende soprattutto dallo stato
nutrizionale dell'organismo.
I lipidi immagazzinati nel tessuto adiposo sono in parte
di origine alimentare (esogena) ed in parte di derivazione
endogena (vengono formati all'interno degli stessi adipociti,
grazie alla trasformazione chimica di altre sostanze come
il glucosio).
Al di sotto della pelle gli adipociti si raggruppano a formare
uno strato più o meno spesso, comunemente chiamato tessuto
adiposo sottocutaneo o ipoderma.
Lo spessore e la distribuzione del tessuto adiposo sottocutaneo
è differente nei due sessi. Nelle donne, per esempio, la
massa adiposa è generalmente concentrata nelle anche, nelle
natiche, nelle cosce e nell'addome al di sotto dell'ombelico
(obesità ginoide). La natura ha infatti saggiamente voluto
che le scorte lipidiche fossero distribuite in zone essenziali
per portare a termine la gravidanza, anche in condizioni
di carestia.
Negli uomini prevale una distribuzione di tipo androide
(massa adiposa concentrata nel viso, nel collo, nelle spalle
e soprattutto nell'addome al di sopra dell'ombelico). Quest'ultima
condizione è più pericolosa della precedente, poiché un
eccesso di tessuto adiposo androgeno si associa a livelli
più alti di glicemia, trigliceridi e pressione arteriosa.
L'entità delle masse adipose dipende anche dallo stato di
nutrizione: aumenta in caso di eccessiva assunzione calorica
(obesità) e diminuisce in presenza di deficit nutrizionali
cronici. Infine, nelle società del benessere, il tessuto
adiposo è generalmente superiore negli anziani rispetto
agli adolescenti ed ai giovani adulti.
Molte persone credono che una volta accumulato grasso in
certe zone del corpo sia impossibile rimuoverlo. In realtà
i trigliceridi del tessuto adiposo non sono stazionari,
ma vengono continuamente mobilizzati e ridepositati, rinnovandosi
ogni 10-15 giorni.
FUNZIONI del TESSUTO ADIPOSO
- Riserva energetica
- Protezione contro gli urti e sostegno meccanico
a vari organi
- Modellamento della figura corporea
- Isolamento termico (tessuto adiposo bianco); aumento
della temperatura corporea e smaltimento degli eccessi
alimentari sottoforma di calore (tessuto adiposo bruno).
AUMENTO DEL TESSUTO ADIPOSO L'aumento delle masse adipose
può avvenire in due modi:
per iperplasia: aumento del numero di adipociti
per ipertrofia: aumento del contenuto lipidico di ciascun
adipocita
Fino a pochi anni fa si riteneva che l'iperplasia degli
adipociti avvenisse soltanto nell'infanzia. Oggi sappiamo
che tale fenomeno può manifestarsi anche nell'adulto, in
special modo quando si passa da sovrappeso moderato ad una
condizione di obesità . La conferma di questo fenomeno è
stata data dalla scoperta di preadipociti, cellule indifferenziate
immerse nel tessuto adiposo degli adulti. Tali cellule conservano
la capacità di dividersi e, se stimolate ed attivate, di
originare nuovi adipociti. Una volta formate, queste nuove
cellule adipose rimarranno tali fino alla morte dell'individuo,
potranno quindi aumentare o diminuire di volume ma non di
numero.
In base alla teoria lipostatica, che vede nella riduzione
del contenuto lipidico degli adipociti il principale fattore
stimolante l'appetito, un numero elevato di cellule adipose
vuote sarebbe responsabile degli attacchi di fame incontrollata,
che molto spesso vanificano le diete dimagranti proposte
alle persone obese.
E' dunque importante prevenire un aumento eccessivo del
tessuto adiposo e del numero di adipociti, soprattutto nei
bambini, nei quali tale fenomeno li condannerebbe, con elevate
probabilità, a rimanere obesi per tutto il resto della vita.
In un soggetto normopeso il numero delle cellule adipose
è di circa 25-30 miliardi, nei soggetti obesi tale valore
sale mediamente tra i 40 e i 100 miliardi.
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Eb -
Grasso Viscerale.
La sindrome metabolica è una condizione clinica associata a situazioni
come il sovrappeso, e l'obesità. Dal punto di vista clinico,
un soggetto può ritenersi affetto da sindrome metabolica
quando sono presenti almeno tre dei valori di riferimento
indicati sotto:
- Pressione arteriosa superiore a 85/135 mmHg.
- Valore dei trigliceridi superiore a 150 mg/dl.
- Colesterolo HDL inferiore a 50 mg/dl nella donna
e inferiore a 40 mg/dl nell'uomo.
- Glicemia a digiuno superiore a 110 mg/dl.
- Circonferenza addominale superiore a 88 cm per le
femmine e 102 per i maschi (conformazione a mela).
Come si nota questi valori sono sotto il limite per considerare
una situazione patologica. Ma ormai la ricerca medica ha
dimostrato che il superare almeno tre di questi valori di
riferimento porta allo sviluppo di alcune patologie come
il diabete, problemi cardiovascolari e condizioni di scarsa
qualità della vita. E in tal caso lo sviluppo della sindrome
metabolica è dovuto principalmente a uno scorretto stile
di vita (alimentazione scorretta, bassa efficienza fisica
ecc.).
Il fattore maggiormente associato a condizioni precarie
per il rischio cardiovascolare e per il diabete è la quantità
e la distribuzione del grasso corporeo (o meglio grasso
viscerale); insomma all'aumento di girovita.
Il grasso, infatti, si accumula come:
- Grasso essenziale: livello strutturale. E' presente
in quantità pressoché costanti e si trova nel tessuto
connettivo lasso (svolge funzione meccanica, di sostegno
e connessione tra i vari organi), intorno a organi ecc.
- Grasso di scorta. Che si distribuisce a livello:
- Intramuscolare: tra le fibre muscolari, ma è
difficilmente misurabile.
- Sottocutaneo: cioè quello sotto la pelle, sollevabile
tramite un pizzicotto.
- Viscerale. E' proprio quest'ultimo ad essere
considerato più pericoloso per la salute.
Il grasso addominale ha caratteristiche diverse rispetto
a quello sottocutaneo, sia sotto il profilo cellulare sia
sotto l'aspetto degli effetti che tali cellule esplicano
sull'equilibrio endocrino-metabolico dell'organismo. Gli
adipociti del grasso viscerale sono particolarmente attivi
nel rilascio di adipochine, sostanze dotate di effetti locali
(paracrini), centrali e periferici (endocrini). Attraverso
il rilascio diretto o indiretto di queste sostanze, il grasso
viscerale controlla l'appetito ed il bilancio energetico,
l'immunità, l'angiogenesi, la sensibilità all'insulina ed
il metabolismo lipidico.
Una delle adipochine più conosciute, l'adiponectina, migliora
la sensibilità insulinica ed è dotata di attività antinfiammatoria;
i suoi livelli, a differenza di quelli di molte altre adipochine,
sono più bassi nell'obeso rispetto al normopeso. Per contro,
l'eccesso di grasso viscerale aumenta il rilascio di sostanze
quali l'interleuchina-6 , la resistina ed il TNF-a (citochine
con attività pro-infiammatoria), il PAI-1 (effetto pro-trombotico)
e l'ASP (attività stimolante sulla sintesi di trigliceridi
ed inibitoria sull'ossidazione degli acidi grassi).
L'eccessivo aumento volumetrico degli adipociti, causato
dal cospicuo accumulo di trigliceridi, ne determina la morte
e la conseguente lisi da parte dei macrofagi, che aggrediscono
i vacuoli lipidici con ulteriore aumento dello stato infiammatorio
dell'organismo. Il numero di macrofagi presenti nel tessuto
adiposo è proporzionale al grado di obesità, o meglio all'ipertrofia
degli adipociti tipicamente associata all'obesità. Si ha
così una sorta di reazione da corpo estraneo, con conseguente
infiammazione cronica che, se perpetuata nel tempo, predispone
a importanti malattie metaboliche.
La particolare collocazione anatomica del grasso viscerale
fa sì che le adipochine e le altre sostanze rilasciate confluiscano
direttamente nel sistema venoso portale, che le trasporta
al fegato. Il ruolo metabolico di primo piano ricoperto
da questa ghiandola contribuisce a spiegare la grande influenza
del grasso viscerale sulla salute dell'intero organismo.
Caratteristica tipica del grasso viscerale è la maggiore
sensibilità agli stimoli lipolitici. Ciò significa che in
caso di dimagrimento, il primo grasso ad essere "bruciato"
è proprio quello viscerale.
Per cercare di spiegare la correlazione tra eccesso di grasso
omentale e diabete di tipo II, è stato dimostrato che l'elevato
flusso di acidi grassi, provenienti dagli adipociti viscerali
e diretti al fegato, aumenta la produzione di VLDL (precursori
delle pericolose LDL - colesterolo cattivo). Promuove inoltre
la gluconeogenesi e riduce la clearance epatica dell'insulina,
con conseguente aumento dei livelli di quest'ormone in circolo.
L'elevata presenza in circolo di acidi grassi liberi fa
sì che questi nutrienti si mettano "in concorrenza" con
il glucosio per l'entrata nelle cellule, in particolare
in quelle muscolari. Di conseguenza si verifica un aumento
della glicemia, in risposta alla quale il pancreas aumenta
il rilascio di insulina. Il doppio contributo epato-pancreatico
all'iperinsulinemia fa sì che nonostante gli alti valori
glicemici siano presenti in circolo grandi quantità di insulina;
si parla, in questi casi, di insulino-resistenza, cioè di
una condizione caratterizzata dalla ridotta risposta biologica
dei tessuti all'azione insulinica. Non a caso, la rimozione
chirurgica del tessuto adiposo viscerale in tratti moderatamente
obesi è in grado di normalizzare l'insulino-resistenza.
L'insulino-resistenza e l'iperinsulinemia sono responsabili
di tutte quelle alterazioni del metabolismo del glucosio
che spaziano dall'alterata glicemia a digiuno, alla ridotta
tolleranza al glucosio, fino al diabeteconclamato. Queste
alterazioni, unitamente a quelle altrettanto
negative sul metabolismo lipidico, rendono ragione del maggior
rischio cardiovascolare del soggetto con obesità viscerale
rispetto al normopeso.
RIDUZIONE
il rischio cardiovascolare diventa clinicamente rilevante
quando si raggiungono i valori soglia di 102 cm di circonferenza
a livello ombelicale nell'uomo e 88 cm nella donna.
Una corretta alimentazione e lo svolgimento di un'attività
fisica adeguata sono in grado di ridurre il peso corporeo,
il grasso viscerale, il rischio cardiovascolare, l'insulino-resistenza
e il rischio di mortalità.
La riduzione dei diversi fattori di rischio, quindi, è fortemente
associata alla riduzione del girovita, che rappresenta fedelmente
la quantità di grasso viscerale; infatti ...
la riduzione di 1 cm corrisponde al 4% di riduzione di grasso
viscerale.
Per gli obesi si prospetta il seguente percorso:
- Deficit calorico (indotto da dieta e/o attività
fisica adeguata).
- diminuzione del peso
- riduzione grasso viscerale
- riduzione fattori di rischio e miglioramento dell'aspettativa
di vita.
Nel sovrappeso e obesità, anche la base genetica ha una
grossa influenza, ma la giusta combinazione tra dieta ed
esercizio fisico ...
"It is difficult to imagine a more effective therapeutic
strategy for reducing insulin resistance and, more importantly,
improving overall health and wellbeing" = "è difficile immaginare
una più efficace strategia terapeutica per la riduzione
dell'insulino-resistenza e, più importante, per l'incremento
generale della salute e del benessere". Come diceva Ross,
uno scienziato.
ATTIVITA' FISICA
è da ricordare che gli effetti benefici dell'attività fisica
vanno ben oltre a quello che è il dimagrimento. Infatti,
anche senza perdita di peso (in soggetti affetti da obesità
o sovrappeso) l'esercizio, svolto in maniera corretta:
- Riduce l'insulino-resistenza, con la diminuzione
del rischio di diabete tipo 2 .
- Incrementa la massa magra a discapito di quella
grassa; ciò porta alla riduzione del grasso viscerale
e quindi del rischio cardiovascolare.
- Per soggetti obesi, un più alto livello di efficienza
fisica è un forte attenuatore di rischio di mortalità
dovuta al diabete,
all'ipercolesterolemia, all'ipertensione
e al fumo.
- L'attività fisica non solo attenua i fattori di
rischio in soggetti obesi o in sovrappeso, ma soggetti
obesi sportivamente attivi hanno
una minor mortalità di individui sedentari normopeso.
- Il rischio di mortalità decresce proporzionalmente
all'incrementare della massima potenza aerobica.
PARAMETRI DA VALUTARE
Con il proprio medico di fiducia, e meglio se attuati insieme
a istruttori qualificati.
- Si deve mantenere un'attività fisica che non comporti
problemi di ordine osteo-articolare; in questo caso
l'attività ideale è il cammino, più di quanto lo sia
il ciclismo.
- Una visita cardiologica sottosforzo permette di
identificare le intensità da evitare. Importanti riferimenti
sono:
- i valori oltre i quali la pressione sale oltre i
limiti di tolleranza
- ivalori ai quali si verifica ischemia miocardia
(individuabile sia a livello elettrocardiografico che
sintomatologico).
- il disagio respiratorio (spesso una quantità eccessiva
di grasso viscerale comporta difficoltà ai movimenti
della gabbia toracica),
- problemi di termoregolazione, diabete, asma ecc.
- Stabilire un programma di attività fisica che, per
intensità e durata, sia adeguato alla persona; egli
deve essere informato anche sui dettagli come l'idratazione,
gli orari ideali in cui praticare l'attività (in particolar
modo nei mesi caldi), la collocazione temporale dell'assunzione
di eventuali farmaci ecc.
- La monitorizzazione dello stato di salute dovrebbe
essere abbastanza frequente (almeno una volta ogni 4-6
settimane) per avereun feedback "incoraggiante".
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Ec -
La Sazietà.
E' molto difficile dimagrire se si avverte costantemente il desiderio
di mangiare.
Attenzione dunque a non confondere il bisogno di cibo con
la voglia di cibo. Il dessert a fine pasto è un classico
esempio di voglia di cibo,
poiché a quel punto solitamente si sono già assunte abbastanza
calorie. In questi casi il bisogno di cibo è solamente psicologico,
non
fisico.
Per tenere a bada i morsi della fame occorre ricercare gli
alimenti a più alto indice di sazietà e distribuirli con
razionalità durante
l'arco della giornata. La scelta di ciò che mangiamo è infatti
influenzata da aspetti sensoriali e psicologici ma anche
dall'indice di
sazietà degli alimenti.
L'indice di sazietà o potere saziante di un cibo
Il potere saziante di un cibo è influenzato da numerosi
fattori. Tra questi ve ne sono alcuni prettamente soggettivi,
come l'aspetto e
l'appetibilità ed altri oggettivi come la composizione in
macronutrienti (grassi, lipidi, proteine, volume e contenuto
in acqua e fibra).
FATTORI SOGGETTIVI:
- L'appetibilità e l'aspetto di un cibo sono fattori
molto importanti: è più facile consumare 500 grammi
del proprio cibo preferito, servito in un piatto di
porcellana o assumere 50 grammi di un alimento ripugnante
servito in un piattino di plastica?
- Inutile autocostringersi ad assumere un cibo per
noi poco appetibile, poiché probabilmente ne assumeremo
addirittura meno del previsto ma di lì a poco ci ritroveremo
affamati e con un rimorso psicologico che ci porterà
a svuotare il frigorifero.
- Il senso di sazietà è una risposta neurologica controllata
da specifiche regioni dell'ipotalamo. Il sottile equilibrio
tra i diversi ormoni che regolano questa sensazione
può essere alterato da fattori genetici ed in questi
casi il soggetto sarà più o meno predisposto a mangiare
di più.
- Anche altri fattori come il volume dello stomaco
e la quantità e qualità dei succhi gastrici, sono in
grado di influenzare il senso di pienezza.
FATTORI OGGETTIVI
Al di là dei fattori soggettivi, esistono numerosi altri
fattori obiettivi che possono essere controllati con una
corretta alimentazione:
- Quantità di proteine: Secondo quanto emerge da alcuni
studi dell'università di Washington le proteine sono
un ingrediente utilissimo per sopprimere l'appetito
e promuovere il senso di sazietà.
- Il successo che in questi ultimi anni hanno
riscontrato le diete iperproteiche è senz'altro
dovuto anche a questo importante aspetto. Le proteine
oltre a ritardare la comparsa della fame contrastano
la riduzione della massa magra e del metabolismo
basale che si verificano in seguito alle normali
diete dimagranti.
- Oltre a saziare più di carboidrati e grassi
le proteine hanno anche un potere termogeno maggiore
in quanto la loro digestione richiede un quantitativo
energetico superiore rispetto agli altri due macronutrienti
- Tuttavia l' elevato apporto proteico ha degli
aspetti negativi:
- L'eccesso di proteine diventa grasso.
- 'Bruciare' proteine consuma il calcio dell'organismo.
- Metabolizzare proteine produce azoto che
viene espulso con un sovraccarico lavoro per
i reni
- Qualità dei carboidrati
Il tipo di carboidrati assunti con l'alimentazione influenza
direttamente il senso di sazietà. L'indice glicemico
è il principale responsabile di questa caratteristica:
tanto più è basso l'indice glicemico e tanto maggiore
sarà il senso di sazietà di quel determinato carboidrato.
- ALIMENTI AD ALTO INDICE: glucosio, miele, pane
bianco, patate, cereali, cracker, cereali per la
prima colazione. uva, banane, CAROTE, riso.
- ALIMENTI A MODERATO INDICE: pane integrale,
pasta, mais, arance, cereali integrali per prima
colazione, riso brillato.
- ALIMENTI A BASSO INDICE: fruttosio, yogurt,
piselli, mele, pesche, fagioli, noci, riso parboiled,
latte.
Il volume del cibo ingerito è un fattore che influenza
in modo considerevole il senso di sazietà.
- Durante la deglutizione la gola invia un segnale
allo stomaco, il quale si prepara a ricevere il
bolo dilatandosi. Mano a mano che il volume di cibo
presente nella sacca gastrica aumenta vengono inviati
impulsi al cervello determinando la comparsa del
senso di sazietà.
- Maggiore è il volume degli alimenti, e più rapido
è lo stato di pienezza gastrica. Un cibo voluminoso
ma povero di calorie contiene generalmente un'elevata
quantità di acqua e fibre ed una ridotta percentuale
di grassi. Ne sono esempi l'arancia e lo yogurt.
- Un cibo ricco di calorie ma poco voluminoso
contiene generalmente una ridotta quantità di acqua
e fibre e una elevata percentuale di grassi.
Ne sono esempi la frutta secca ed i grassi da condimento.
- Mangiare cibi ricchi di acqua e fibre come frutta
e verdura, latte scremato e simili, favorisce la
prematura comparsa del senso di sazietà.
Al contrario cibi particolarmente ricchi di grassi
determinarono una senso di pienezza inferiore.
Alimenti con un alto fattore di sazietà:
legumi, frutta, verdura, carne, pesce, yogurt, latte,
cereali integrali e loro derivati.
MASTICAZIONE
Riappropriarsi della corretta tecnica di masticazione è
molto importante specie in presenza di fame "impulsiva".
Masticando lentamente si facilita la digestione, si apprezzano
di più le caratteristiche organolettiche dei cibi e si evitano
le abbuffate irrazionali.
Affinché al cervello arrivino i primi segnali di sazietà
devono passare all'incirca venti minuti dal momento in cui
si inizia a mangiare.
Masticare lentamente può quindi aiutare a tenere a freno
inutili eccessi alimentari.
Capacità di ASSORBIRE/PERDERE ACQUA durante la cottura
Il contenuto in acqua è uno dei parametri più importanti
per determinare il potere saziante di un cibo. Durante la
cottura un alimento può assorbire o perdere acqua. E' il
caso, per esempio, del riso che durante la cottura passa
da 100 a 320 grammi assorbendo notevoli quantità di acqua
e aumentando di gran lunga il suo indice di sazietà.
Altri alimenti, come le verdure, tendono a perdere una discreta
parte di acqua durante la cottura, aumentando la propria
densità calorica.
ALIMENTARSI CORRETTO: la verdura prima degli altri
alimenti
Il modello di pasto completo più diffuso prevede il consumo
nell'ordine di: primo (pasta o riso), secondo (carne e pesce),
contorno (verdura), dolce e caffè.
A parte la combinazione degli alimenti con esigenze digestive
diametralmente opposte, esiste però un ulteriore motivo
per cui sarebbe bene perlomeno cambiare l'ordine degli alimenti:
per esempio consumando la verdura prima delle altre pietanze.
- Le verdure sono ricche di acqua, fibre, sali minerali
e vitamine, consumandole prima si tenderà ad assumerne
quantitativi maggiori.
- Le verdure hanno un buon indice di sazietà, di conseguenza
si consumerà meno cibo successivamente e l'apporto calorico
totale del pasto risulterà inferiore
- Le verdure preparano adeguatamente l'ambiente digestivo,
facilitano il transito intestinale e preparano lo stomaco
ad accogliere gli alimenti successivi.
BERE più ACQUA
L'acqua è essenziale per la vita dell'uomo poiché è il mezzo
nel quale si svolgono gran parte delle attività metaboliche.
I processi che regolano la mobilizzazione, il trasporto
e l'ossidazione dei grassi richiedono adeguate quantità
di acqua. In un individuo disidratato la lipolisi verrà
ostacolata o comunque rallentata.
Ma c'è un ulteriore motivo per il quale l'acqua dovrebbe
diventare un'inseparabile compagna non solo a pasto, ma
anche durante il resto della giornata. Bere più acqua significa
evitare di introdurre ulteriori calorie tramite bibite o
succhi di frutta e soprattutto favorire il senso di sazietà.
Scegliere le DIMENSIONI delle CONFEZIONI e riequilibrare
le porzioni
Contenitori di dimensioni maggiori stimolano a consumare,
involontariamente, più cibo. Preferire confezioni monodose
evitando le maxiconfezioni formato famiglia.
ALIMENTI con POTERE SAZIANTE MAGGIORE
A più elevato potere saziante, si collocano al primo posto
i cibi contenenti grandi quantità di proteine, di acqua
e di fibra alimentare:
Frutta, verdura, carne, pesce, legumi, yogurt, panna e latte
hanno un indice di sazietà elevato.
L'ultimo posto spetta ai prodotti disidratati con un elevato
contenuto lipidico:
Frutta secca, oli e grassi, dolci, cereali non integrali,
prodotti da forno, pizza, salumi e formaggi hanno un basso
indice di sazietà.
Una CONSIDERAZIONE sul POTERE SAZIANTE
Il potere saziante rappresenta lo stato di pienezza gastrica
che si verifica in seguito all'introduzione di cibo, e che
permette di interrompere il pasto per attivazione cerebrale
del senso di sazietà.
Si parla quindi di sazietà nel breve periodo di tempo, se
invece si considera il lungo periodo di tempo il discorso
viene, in molti casi, ribaltato.
I cibi grassi, per esempio, hanno un basso potere saziante
poiché concentrano un elevato potere calorico in un volume
molto ridotto. Tuttavia i lipidi favoriscono il senso di
sazietà a lungo termine, allontanando la comparsa del nuovo
stimolo della fame.
Meglio dunque associare un po' di olio d'oliva ad un piatto
di pasta, di carne o di verdura, sia per bilanciare il piatto
dal punto di vista nutrizionale, sia per rallentare la comparsa
della fame a lungo termine.
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Ed -
Segreti per dimagrire.
Nessuno di noi ingrassa seguendo uno stile di vita corretto,
soltanto pochissime malattie comportano un aumento di peso
non legato a come mangiamo, per il resto mettiamoci l'anima
in pace e riappropriamoci di noi stessi.
Ognuno di noi in base all'età, alla statura, al peso, al
tipo di lavoro e in sostanza al suo stile di vita, ha un
individuale ed unico consumo calorico da tenere in considerazione.
La prova bilancia settimanale, le modificazioni del peso
in sette giorni sono spesso poco rilevanti, per non considerare
la variazione di peso legata ai liquidi.
Se problema di sovrappeso c'è, può essere l'effetto di un
disagio interiore dovuto alla necessità di affrontare lo
"stress" della vita.
il problema del sovrappeso può dipendere dal fatto che l'Ipotalamo,
la ghiandola che governa il peso, tende ad "accumulare grasso
per difesa" nei confronti di stati d'animo negativi, specialmente
paura, ansia, rabbia, depressione, delusione, lutti.
Esistono persone che, pur con sforzi enormi, non riescono
a dimagrire e sono:
- le persone che non si sono mai sentite amate o,
comunque, non lo sono state come avrebbero voluto.
- chi ha vissuto la fine di un rapporto affettivo
o, comunque, vive una relazione conflittuale;
- chi è in ansia per problemi economici o pratici;
- quelli che hanno avuto gravi lutti non ben "digeriti"
o hanno il timore di altri lutti;
- chi ha, purtroppo, a che fare con malattie serie,
proprie o di persone care;
- quelli che hanno paura della morte, perché temono
che tutto finisca e che la loro identità un giorno si
dissolverà nel nulla;
- le persone che hanno preso, per vari motivi, una
serie di farmaci che hanno bloccato l'ipotalamo e il
metabolismo.
Il "blocco funzionale" dell'Ipotalamo impedisce di ottenere
un facile dimagrimento, perché, in una delle condizioni
elencate, la ghiandola si mette sulla difensiva e accumula
grasso con facilità, rallentando il metabolismo, che non
funziona più come prima.
In una situazione di allarme dell'Ipotalamo l'errore più
grande che si può fare è mettersi a dieta (dimagrante),
perché questo creerebbe uno stato di allarme ancora maggiore.
Questo è il motivo principale per cui è molto difficile
seguire una dieta. E se dieta c'è stata, i chili persi vengano
puntualmente ripresi con gli interessi.
Il corpo umano è in grado di segnalare la carenza di determinati
nutrienti, facendoci desiderare alcuni alimenti piuttosto
che altri. Per questo ogni persona ha delle preferenze,
ossia, ama molto alcuni cibi, mentre altri non riesce proprio
a mangiarli; in effetti, la programmazione delle preferenze
alimentari avviene già dalla primissima infanzia.
Purtroppo tante diete ipocaloriche e prescrittive, ci dicono
cosa scegliere dal lunedì alla domenica e dalla colazione
alla cena. Questo le rende poco idonee alle nostre predisposizioni
genetiche e poco piacevoli.
Per cui, è meglio preferire regimi dietetici che ci permettono
di scegliere, in base ai nostri gusti, tra un'ampia gamma
di alimenti, anche suggeriti dalle le tradizioni familiari,
culturali e sociali.
E' errato associare la parola "dieta" al termine "dimagrante".
Dieta deriva dal greco "diaita", ed in medicina è stato
utilizzato per indicare la ripartizione di cibi e pasti.
Con questa parola intendiamo, infatti, un regime alimentare
equilibrato e vario, che soddisfi i fabbisogni nutritivi
e possibilmente ci permetta di mangiare con piacere.
Più che di "dieta dimagrante" io parlerei di "dieta disintossicante":
Per ogni stagione dell'anno Primavera (21 Marzo), Estate
(21 luglio), Autunno (21 Settembre), Inverno (21 Dicembre),
stare tre giorni a digiuno, bevendo dai tre ai quattro litri
di acqua oligominerale al giorno, e rinvigorire tutto l'organismo,
secondo l'esperienza di chi ha goduto de "Il miracolo del
Digiuno" (www.digiuno.it).
Per quanto riguarda il "dimagrire", è una cosa a lungo termine
che, come abbiamo più volte ribadito, riguarda il tenore
di vita: Sia il regime alimentare, sia il movimento fisico.
Spesso si vogliono ottenere rapidamente dei risultati visibili.
Ovviamente, la perdita di peso passa spesso per un regime
alimentare ristretto ed un’intensa attività fisica per riuscire
definitivamente nell’impresa. Però esistono certi trucchetti
delle nostre nonne che ci possono permettere di dimagrire
più in fretta.
Con qualche semplice idea da mettere in atto assieme a dieta
sana e palestra, senza dubbio la perdita dei chili di troppo
sarà più rapida, o quanto meno più semplice.
Comunque ci sono dei semplici e innocui trucchi che ci aiutano:
1. Non pensate che potrete mai dimagrire, nemmeno digiunando,
se la vostra vita la passate tra una sedia in ufficio, la
macchina in città, il divano di casa e il letto.
Datevi una mossa! cominciate ad esplorare i quartieri della
vostra città, a piedi, di buon passo. Fatevi, il fine settimana
una bella scarpinata e sudata. Un po' di moto così, diventa
il vostro svago quotidiano.
2. Non concedetevi a una dieta ... poca pasta, poco pane,
poca carne, poche calorie, poco tutto. appena siete stanchi,
il corpo vi presenta il conto con gli interessi, e diventate
più grassi di prima.
3. Non fatevi assillare dall'idea di dimagrire, ma quella
di essere sani e in forma. Invece di essere succubi di "diete
dimagranti", prendete in mano la situazione e informatevi
sugli Alimenti, sul Mangiare, e sul regime alimentare.
4. Una perdita di peso concreta e duratura richiede tempo
e consapevolezza. Prendi appunti per riorganizzare la tua
vita. Per trovare spazio a una dieta corretta e al giusto
esercizio fisico.
5. Dillo a tutti della tua decisione, e del tuo nuovo comportamento.
Può darsi che altri ti affianchino nel nuovo stile di vita.
6. Devi stare però nella realtà: ogni tanto controlla la
bilancia, ti può dare dei consigli.
7. Via la noia! Non rinunciare al piacere di mangiare. Frutta
e verdura sono disponibili in tante varietà, e aiutano a
sbizzarrirsi nel completare tanti piatti Light.
8. Appena svegli passate dalla cucina: un bicchiere d'acqua
e spremeteci dentro un limone.
9. Fate poi una bella colazione. Non temete, è la base della
giornata: Yogurt, spremute, latte.
10. Oltre ai tre pasti quotidiani trovate altri spuntini
in cui dividere la somma degli alimenti da assumere giornalmente.
In pratica mangiate di meno, ma più spesso. La frutta o
il formaggio mangiateli a merenda o a mezza mattina.
11. Quando si avvicina l'ora di pranzo o di cena bevete
un bel bicchiere d'acqua e spegnete la "fame da lupi".
12. Come già detto, masticate bene il cibo e a lungo. Avete
mai sentito il pane ben masticato diventare dolce in bocca?
13. Fate esperimenti con le tisane, non il solito tè o camomilla;
la sera prima di andare a letto sarà un piacere.
14. Bere acqua e limone: Spremete mezzo limone in un litro
d’acqua da bere durante tutta la giornata. è disintossicante,
diuretico e potete bere fino a due litri al giorno di questa
bevanda.
15. Lavarsi i denti dopo i pasti: Se ci si lava i denti
mattino e sera, è bene anche farlo il pomeriggio dopo il
pranzo poiché il sapore degli alimenti in bocca vi farà
venire voglia di mangiare nuovamente la sera.
16. Mettere del pepe su tutti i piatti: Il pepe aiuta la
digestione e quindi, permette di bruciare più rapidamente
i grassi. Quindi, non esitate a pepare per bene tutti i
vostri piatti.
17. Non mangiare dopo le sette: Fatevi dodici ore filate
di sonno senza mangiare. In questo modo, durante la sera
e la notte brucerete le riserve di grasso.
18. Bere del tè verde: Bere tè verde permette di bruciare
80 calorie in più al giorno. si tratta quindi di un rimedio
della nonna indispensabile per dimagrire più in fretta.
19. Mettere del prezzemolo in tutti i piatti: Il prezzemolo
è diuretico, combatte la ritenzione idrica e regola il livello
di zucchero nel sangue. Utilizzate quotidianamente quest’alleato
dimagrante nei vostri piatti.
20. Bere tisane alle ortiche: Fate bollire una manciata
di foglie d’ortica in mezzo litro d’acqua per prepararvi
una tisana dimagrante molto efficace per eliminare i grassi.
21. Mangiare le patate fredde: Le patate fredde sviluppano
l’amido resistente, che sazia senza essere assimilato sotto
forma di grasso. Non esitate dunque a consumarle così.
22. Bere l’acqua di cottura dei carciofi: L’acqua di cottura
dei carciofi ha certamente un sapore amaro, ma ha eccellenti
proprietà diuretiche. Non gettatela e bevetela per dimagrire
più in fretta.
23. Cospargersi di fondi di caffè: La caffeina è considerata
un componente dimagrante spesso utilizzato all’interno delle
creme dimagranti. Allo stesso modo, cospargersi le cosce
con fondi di caffè permette di snellirle.
24. Fare la spesa a stomaco pieno: Questo metodo è particolarmente
utile, poiché fare la spesa quando si ha fame incita a comprare
più prodotti dall’alto valore calorico.
25. Sgranocchiare un pomodoro al mattino: Sgranocchiare
un pomodoro crudo al mattino può aiutarvi a dimagrire più
velocemente regolando il vostro tasso di colesterolo.
26. Mangiare zuppa alla sera: Si sa, la sera bisogna mangiare
leggero. Una zuppa di legumi vi sazierà e vi fornirà tutto
ciò di cui avrete bisogno per resistere fino all’indomani.
27. Fare più spesso i lavori di casa: Le vecchie generazioni
fanno i lavori di casa più spesso rispetto alle nuove. Ora,
un’ora di lavori di casa fa perdere 200 calorie, quindi
non evitate più di farli !
28. Mangiare frutta come dessert: Al posto di latticini
o dolci, mangiare un frutto dopo ogni pasto è una buona
abitudine che vi permetterà di dimagrire più in fretta.
informazioni prese da www.my-personaltrainer.it
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