Capri
Egadi
Elba
Eolie
Etna
Ischia
Palermo
Pantelleria
Ustica
Diorama

 






Ischia è un'isola vulcanica con abbondanti acque termali.
A Casamicciola le più rinomate terme,
ma persino a mare calde sorgenti tengono temperata l'acqua.



 


Nel promontorio di San Montano rinomati sono rigogliosi giardini termali Poseidon.
E all'altro estremo del comune di Forio, oltre la spiaggia di Citara,
si trovano le sorgenti a mare di acqua termale nella cala di Sorgeto.

 



Caratteristici i due lembi di roccia che si staccano dalla riva.
Uno a Sant'Angelo vicino a quello che una volta era un villaggio di pescatori.
L'altro di fronte a Ischia dove è stato eretto il Castello Aragonese.



Questo il modello pronto per essere colorato
Si nota la cima del Monte Epomeo alto 789 metri.

 

Altri Modelli

 

 

Capri
Scala 1: 21.000   cm 42 x 30
Scala 1: 15.000   cm 48 x 33

 

 

 

Egadi - Erice
Scala 1: 67.000   cm 110x40

 

 

 

E L B A
Scala 1: 56.000   cm 70 x 42

 

 

 

I S C H I A
Scala 1: 20.500   cm 57 x 47

 

 

 

Palermo
Scala 1: 25.000   cm 150x89
Scala 1: 41.500   cm 87x62

 

 

 

Panarea
Scala 1: 10.500   cm 42x32

 

 

 

Pantelleria
Scala 1: 20.000   cm 85 x 59
Scala 1: 33.000   cm 52 x 36

 

 

 

Salina
Scala 1: 12.500   cm 67 x 58
Scala 1: 15.200   cm 49 x 42

 

 

 

Ustica
Scala 1: 8.500     cm 67 x 48
Scala 1: 12.000   cm 52 x 36

 

 

 

Caverna Sub
cm 50x50x50      Pesa 1.5 Kg

 

 


Caratteristiche

 

Diorami in scala di isole e territori caratteristici della nostra Italia. Sono costruiti in vetroresina e incollati su compensato di 8mm impermeabilizzato e rinforzato, colorati con colori acrilici.
Sui bordi sono segnati gli indici delle coordinate ortogonali per rintracciare le località .
Ogni modello è unico e costruito a mano con passione e precisione.

 

 

 
L’isola, per estensione la seconda dell’arcipelago (26,8 kmq.), è costituita interamente da rocce vulcaniche e deve il suo nome al laghetto salato di Punta Lingua, situato dirimpetto all’isola di Lipari (distante appena 2 miglia), da cui anticamente si estraeva il sale marino, luogo di sosta degli aironi cinerini durante il viaggio migratorio dall’Africa.<br> <br> Già conosciuta nell’antichità dai Greci, che l’avevano denominata Dydyme, ossia “Gemelli”, perchà© formata da due rilievi montuosi, Monte Fossa delle Felci (963 m., il punto più alto dell’intero Arcipelago, con un cratere di 600 m. di diametro, profondo 100 m.), e Monte dei Porri (860 m.). Residui di altri 4 vulcani, dai crateri oggi difficilmente riconoscibili a causa delle erosioni, sono Monte Rivi, Capo, Pizzo di Corvo e Pollara. I due “Gemelli”, degradando, si congiungono a formare la vallata di Valdichiesa, dove si trova il celebre santuario della Madonna del Terzito. Lungo i declivi verdeggianti e ricchi di boschi di pioppi, querce, castagni, corbezzoli ginestre e pini di impianto recente, grazie alla feracità del suolo vulcanico ed alla presenza di sorgive di acqua dolce, un dono della natura di cui sono prive le restanti isole, si pratica la coltivazione della vite, da cui si ricava la malvasia, il prelibato vino da dessert dal sapore delicato, ed i gustosi capperi, rinomati in tutto il mondo. I fenomeni vulcanici, che hanno fatto emergere l’isola dalle profondità marine, si sono esauriti con l’ultima eruzione risalente a 13.000 anni fa. Tracce di manifestazioni fumaroliche si trovano nelle vicinanze di Rinella.<br> <br> L’isola fu abitata fin dalla preistoria. Resti di villaggi dell’età del bronzo sono stati rinvenuti a Serra dei Cionfi e a Sciara Portella, mentre i resti di Serra dell&#39;Acqua (IV - V secolo a.C.) ed altri insediamenti, fanno ipotizzare la presenza di un consistente nucleo abitativo nel periodo ellenistico e successivamente in epoca imperiale romana di IV secolo d.C. Dalla fase di declino in cui precipitò in conseguenza delle invasioni musulmane, si riprese a partire dal XVII secolo. L’isola, la seconda dell’arcipelago dopo Lipari per estensione e popolazione, conta 2.300 abitanti, distribuiti nei tre comuni di Malfa (851), Santa Marina (808) e Leni (641).<br> <br> Salina, la seconda isola per grandezza dell’arcipelago delle Eolie, è di origine vulcanica; di forma quasi trapezoidale, deriva il suo nome attuale da uno stagno costiero che un tempo era utilizzato come salina. La conformazione geologica, le caratteristiche fisiche e la storia dell’isola sono descritte nel brano che segue, tratto dalla Guida Rossa Sicilia del Touring Club Italiano.<br> <br> Salina si è formata per l’accumularsi dei prodotti di sei diversi edifici vulcanici: gli strato-vulcani Pizzo di Corvo m 529, monte Rivi m 854, capo Faro (poco riconoscibili nella loro struttura), Fossa delle Felci m 962 (il punto più alto dell’isola), attivi durante il Pleistocene medio, quindi, dopo un lungo periodo di cessazione dell’attività vulcanica, messo in evidenza dalla formazione di livelli terrazzati dall’abrasione marina, con la ripresa dell’attività eruttiva nel corso della glaciazione wurmiana (l’ultima), il monte dei Porri m 860, e il cratere di Pollara, formatosi da un’esplosione durante l’ultima, violenta fase parossistica della vicenda vulcanica, conclusasi ca. 13.000 anni or sono. L’associazione magmatica, basalti ricchi in allumina-andesiti-daciti, presenta analogie con quella degli archi vulcanici circumpacifici. <br> <br> <br> La morfologia dell’isola è piuttosto accidentata, e la natura del terreno, formato da rocce laviche, scorie, lapilli, cenere e tufi, favorisce l’azione di forti erosioni di superficie. Le coste sono quasi sempre alte, tranne brevi tratti sul versante est; frequenti sono le valli sospese, che terminano a mare con un’alta parete verticale. La rete idrografica di superficie è costituita essenzialmente dagli alvei dei torrenti che raccolgono le acque piovane lungo le possibili linee di deflusso verso il mare.<br> <br> <br> <br> Tra le Eolie, Salina è quella che possiede, grazie a una relativa ricchezza di acqua dolce, il manto vegetale più ricco ed esteso, che le conferisce un aspetto meno arido delle altre isole; vi prosperano diverse essenze arboree: querce e alcune varietà di pini di recente impianto, e, fatto eccezionale nell’arcipelago, anche castagni. L’agricoltura, anche se in misura minore che in passato, rappresenta, dopo il turismo, l’attività economica di maggior rilievo: le colture più praticate sono la vite, l’olivo e il cappero. La più antica testimonianza di presenza umana nell’isola, il corredo funerario di una tomba della seconda metà del III millennio a.C., proviene da Malfa. Numerosi frammenti di ceramica dei periodi di capo Graziano e del Milazzese, insieme a altri di ceramica egea importata, emersi da un accumulo di terreno ricco di reperti, purtroppo irrimediabilmente rimosso dall’erosione, sono ciò che rimane a testimonianza di un insediamento stabilitosi, tra il 1700 e il 1300 a.C., sul Serro dei Cianfi, fra Santa Marina e il faro. Successivamente, durante il secolo XIV. a.C., a causa del pericolo di attacchi nemici, il villaggio viene spostato di poche centinaia di metri più a nord, alla Portella, in una posizione naturalmente e fortemente munita, più facilmente difendibile lungo un crinale fiancheggiato da profonde valli di erosione che la rendevano praticamente inaccessibile: le dieci capanne ritrovate erano seminterrate sul lato a monte e costruite in elevazione sul lato rivolto al mare (questa parte in molti casi si presentava rimossa dall’erosione di superficie), e recavano evidenti i segni di una distruzione violenta. Nel crollo rimasero sepolte le suppellettili: pithoi a sei anse, orci, teglie, fruttiere, gradi conche, coppe dall’alto piede tubolare, olle con nervature e incisioni, fuseruole, macine, mortai, pestelli, alcune pietre discoidali forate, ceramiche importate (“appenniniche” e micenee) e una lunga collana di vaghi di pietre dure, paste vitree e pastiglia colorata; fatto singolare e importante per quest’ultimo reperto la forma a cilindro segmentato di parecchi vaghi, motivo rinvenuto, oltre che nell’Egeo, anche in Spagna, Bretagna, Francia meridionale e Inghilterra, a testimonianza della contemporaneità e delle reciproche relazioni di culture appartenenti a paesi molto distanti fra loro. Pochi frammenti, che suggeriscono l’esistenza di un primo stanziamento greco nel secolo VI-V a.C., sono stati ritrovati sul Serro dell’Acqua, poco a nord di santa Marina. Nel secolo IV a.C. un insediamento si stabilì sull’area urbana di Santa Marina, e fu prospero fino all’età romana tardoimperiale: i resti erano visibili fino a qualche tempo fa, quando furono coperti per consentire la costruzione delle strada rotabile; in precedenza erano state rinvenute anche alcune tombe. Altri pochi frammenti fittili, che testimoniano di piccoli nuclei agricoli di epoca romana, provengono da vari luoghi della costa nord. Tutti i reperti sono custoditi o esposti nel Museo di Lipari.

25.12.2016