La radice sanscrita "dhar" significa "tenere saldamente", è cioè la capacità della mente di  fissare l’attenzione su un punto o su un'idea, evitando di pensare ad altro e di farsi fuorviare verso argomenti diversi, il ché non è  una tensione, una specie di "crampo" dell'attenzione, una concentrazione, ma piuttosto la stabilizzazione della mente intorno a un centro per un certo tempo, mantenuta grazie alla forza di attrazione del centro stesso, piuttosto che attraverso una tensione della volontà individuale.

     Sono utilizzati sia supporti interni (focalizzazione sul respiro, su parti del corpo, su sensazioni interne), sia esterni (ad esempio la luna piena, la fiamma di una candela, semplici simboli geometrici), o anche la focalizzazione su immagini interne visualizzate dal praticante.

     Evitare i supporti con pesanti riferimenti culturali o religiosi, sia per motivi di rispetto e correttezza nei loro confronti, sia per la dubbia efficacia di una pratica che utilizzi immagini e simboli carichi di significato, che possono suscitare a seconda dei casi attaccamento o avversione e non sono quindi indicati per una pratica di attenzione rilassata.

      ESERCIZI:
    Con Pratyahara abbiamo imparato a calmare la mente dal suo continuo rimuginare immagini, idee e pensieri. Ora sullo sfondo nero e pulito collocheremo immagini colme d’esaltazione di armonia, gioia, finezza, e che prepareranno la via alla settima tappa, il Dhyana, la meditazione.
E' importante il riuscire a mantenere ben salda la visualizzazione costante dell' immagine, e, se questa si sfalda e svanisce, in base all' esercizio del Pratyahara, subito ripristinarla ben nitida e salda. E questo il più a lungo possibile, anche cinque o dieci minuti.

I - Supporti interni: Seduti o sdraiati in posizione comoda e naturale. Gli occhi chiusi. Fare il rilassamento fisico.

  • Ascoltare il proprio respiro. Visualizzare la propria bocca (Un mantice, l' antro di una caverna) da cui col ritmo del proprio respiro entra ed esce uno sbuffo d' aria. Osservare questa scena per alcuni minuti e, se la mente divaga, ripristinarla e tenerla ben salda sul nostro schermo nero.


  • Ascoltare il proprio cuore, le pulsazioni del sangue nelle vene. Visualizzare un fiore rosso (o altro colore) che si apre e si chiude con le pulsazioni del cuore. Osservare per diversi minuti il battito del proprio cuore sullo schermo nero.


  • Procedere allo stesso modo per ogni manifestazione interna del nostro corpo. Il dolore di una ferita, la sensazione del caldo o del freddo, gli stiramenti delle articolazioni, o le pressioni interne, durante una posizione Asana ecc..
II - Supporti esterni: Scegliere il luogo adatto e rilassante per ogni esercizio.
  • Di notte, una radura tra gli alberi di una collina, osserviamo la luna. i muscoli del corpo rilassati, il volto disteso, lo sguardo fisso sul disco lunare (Tratakam). Guardiamo i contorni dell' orizzonte lunare, l' ombra dei crateri, la linea tra il buio e la zona illuminata, talvolta, con la luce riflessa dalla terra, si vede la zona in ombra della luna.


  • una stanza buia (o di notte), una candela; non staccare lo sguardo dalla fiammella che ondeggia piano, o è immobile? E' il mio respiro che la fa ondulare, o c' è una leggera corrente d' aria? la cera si va sciogliendo. Si liquefà e scivola in una goccia che subito si rapprende, o arriva giù fino alla base?


  • Al museo, un quadro antico. Colori e linee. Quanta attenzione ha impegnato il pittore nei dettagli? Si notano, dopo secoli, i segni del pennello guidato dalla mano del pittore sulla tela? Come fa con semplici gesti e alcune creme di colore a dare vita, anima, movimento, sentimento alle figure? Che impressione dà il quadro nel suo insieme?


  • Esecuzione musicale di un' orchestra. Perchè la musica non è rumore? Quanta professionalità, capacità, esercizio perchè tanti strumenti, suonando assieme, riescano a produrre questa armonia di vibrazioni che chiamiamo Musica! E' possibile distinguere, isolare, nell' armonia generale, il suono di un singolo strumento. Seguire la linea melodica di uno strumento portante. Lasciarsi invadere dall' impatto armonioso e sentire le emozioni, i sentimenti, le immagini che l' insieme crea.


  • Esposizione di foto artistiche. Fra tanti possibili ed insignificanti "attimi" il fotografo è riuscito a fermare questa immagine così piena di pathos e significato. O gli altri attimi sarebbero stati totalmente diversi, ma altrettanto accattivanti. O ha creato lui questa scena che sembra così naturale e spontanea? talvolta nei dettagli si scoprono sprazzi di vita vissuta e sfuggiti al controllo del fotografo: una finestra aperta, una porta socchiusa, una scena lontana sullo sfondo. Oppure dei particolari anche sui primi piani, un collo particolare, delle rughe impreviste, capelli ondulati in modo strano, dei vestiti che tradiscono l' origine folklorica della scena.
III - Creiamo noi l' immagine, l' idea, il pensiero da visualizzare. Chiudiamo gli occhi e predisponiamoci ad una intensa contemplazione.
  • Un volto amico, familiare, rassicurante stagliato nitido sullo sfondo nero. Con espressione serena e confidenziale ci osserva, e noi l' osserviamo. Lo conosciamo fin nei minimi particolari: Gli occhi, lo sguardo, le gote, le tempie, l' atteggiamento della bocca all' accenno d' un sorriso, la fila dei denti fra le labbra socchiuse. Talvolta il cipiglio si fa più severo, ma è il volto della persona cara che conosciamo e che ci stiamo beando di osservare e di ammirare. E' necessario vedere il Volto molto distintamente, fino nei minimi dettagli, senza che l’Immagine tremi né si alteri, né cambi il suo contorno, cosa che succede spesso.


  • Lo stesso possiamo fare con un panorama, una visuale che conosciamo nei dettagli: le colline, le vie, i campi coltivati, le case del paese in fondo, il torrente giù a valle. Il colori dell' alba sui prati e sui pendii, l' arsura assolata del meriggio, la tenera e patetica ora del tramonto oltre le colline, il misterioso e inafferrabile imbrunire dell' aria, la tersa e decisa cappa della notte sui lumignoli della valle.


  • Siamo capaci di attraversare la nostra città in auto stando rilassati al buio nel nostro salotto? Ma la strada deve essere veritiera, reale. Proviamo a sederci al posto di guida ingraniamo la marcia, freccia, uno sguardo al retrovisore e via. C' è traffico qualcuno ci vuole sorpassare e noi acceleriamo e manteniamo la nostra carreggiata. Lontano il semaforo è verde; acceleriamo o ci disponiamo a sostare col prossimo rosso? I negozi che conosciamo ... qui c' è il cinema, un amico ci scorge e fa un cenno di saluto, rispondiamo con un colpetto di clacson.


  • E continuando così con altre situazioni di lavoro, familiari ecc. la nostra mente sta creando immagini e le contempla, senza distrarsi, in modo fermo e nitido: Si sta allenando alla meditazione che sarà molto, ma molto di più.


 

 

 

 

F O R U M       Y O G A

   Un esorcista ha detto che "le pratiche orientali apparentemente innocue come lo Yoga sono subdole e pericolose . . . Lo Yoga è opera del diavolo".

   In realtà lo Yoga non è innocuo. Chi pratica Yoga entra in una sfera invidiata da tutte le religioni, perché solo lo Yoga dà la tecnica per immedesimarsi nella meditazione.

   Chi si avvicina allo Yoga senza avere l'intenzione, il coraggio o la possibilità di intraprendere un percorso di vita, è sconsigliato di iniziarne la pratica, perché il suo carattere ne resta  marchiato a vita.


Cordiali saluti.



e-mail:  giro.castiglione@gmail.com

 

 

25.12.2016