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Introduzione
Nella letteratura Vedica,
sono molte le descrizioni di macchine volanti chiamate Vimana.
Il poema epico nazionale indiano, il Mahabharata é un opera
lunga e complessa. Non sono rimaste prove (archeologiche)
della tecnologia aerospaziale indiana antica, ma i riferimenti
a macchine volanti sono comuni negli antichi testi vedici.
Molte di queste opere descrivono la cronaca di un conflitto
con armi potentissime ed avanzate, ed il loro uso in guerra.
La scuola europea considera la civiltà umana come qualcosa di
recente cominciata ieri da qualche parte in Africa, e finita
oggi con la scoperta dell'atomo, concependo la cultura antica
come primitiva e selvaggia. é una "superstizione moderna"
quella di pensare che l'avanzare verso la conoscenza sia
qualcosa di lineare. La nostra visione "della preistoria"
é inadeguata.
La menzione di aeroplani, ricorre molte volte in tutta la letteratura
Vedica. Il verso che segue (tratto dallo Yajur-Veda), descrive
il movimento di una di tali macchine:
Yajur Veda, 10.19 "O ingegnere specializzato, tu che progetti
navi oceaniche, spinte da motori ad acqua come quelli
usati nei nostri aeroplani, che danno la capacità di
alzarsi in verticale oltre le nubi e viaggiare in tutta
la regione. Sii tu, prosperoso in questo mondo e vola
attraverso l'aria e attraverso la luce"
Il Rig Veda, il documento piú antico della storia descrive alcuni
di questi mezzi di trasporto:
'Jalayan' é un veicolo progettato per muoversi sia
in aria che in acqua. (Rig Veda 6.58.3)
'Kaara' é un veicolo progettato per muoversi sia
sulla terra che in acqua. (Rig Veda 9.14.1)
'Tritala' é un veicolo progettato per muoversi nei
tre elementi... (Rig Veda 3.14.1)
'Trichakra Ratha' é un veicolo a tre motori progettato
per muoversi nell'aria.(Rig Veda 4.36.1)
'Vaayu Ratha' é una veicolo sospinto da un motore
ad aria. (Rig Veda 5.41.6)
'Vidyut Ratha' é un veicolo sospinto da un motore
potentissimo. (Rig Veda 3.14.1).
Il termine Kathasaritsagara indica operai altamente specializzati,
questi potevano essere dei Rajyadhara, esperti in meccanica
e in grado di costruire navi oceaniche o dei Pranadhara,
esperti nel fabbricare macchine volanti capaci di trasportare
oltre 1000 passeggeri. I testi affermano che queste macchine
erano capaci di coprire in pochi istanti lunghissime distanze.
Citazione: Dott. Vyacheslav Zaitsev:
"il Ramayana racconta molte storie di astronavi celestiali,
dotate di due motori e molte finestre che rombano nel
cielo e che sono cosí veloci che sembrano comete. Il
Mahabharata e altri libri in sanscrito descrivono dettagliatamente
queste astronavi come dotate di motori a fotoni che
sfruttando la luce, potevano librarsi nell'aria e raggiungere
altri pianeti del sistema solare e andare oltre verso
le stelle...".
Appunti puranici sulle
antiche macchine volanti
L'Arthasastra di Kautilya (III secolo a.C.) menziona fra
gli uomini d'affari e tecnocrati, i Saubhikas o piloti che
conducono gli aeroplani in cielo. Saubha era il nome della
città aeroportuale del Re Harishchandra e la radice di "Saubika"
indica una persona in grado di volare o che sa come pilotare
un velivolo. Il saggio Kautilya usa un'altra parola significativa
"Akasa Yodhinah" la cui traduzione é: persone addestrate
per il combattimento aereo. L'esistenza di carri aerei,
di qualsiasi forma, era cosí nota che trovó posto fra gli
editti reali dell'Imperatore Asoka che fu giustiziato durante
il suo regno da 256 a.C. Il Vymaanika Shastra, fa riferimento
ad altre 97 autorevoli opere di cui almeno 20 di questi
libri, spiegavano i meccanismi delle macchine volanti, purtroppo
questi testi sembrano andati irrimediabilmente perduti.
Lo Yuktikalpataru di Bhoja, include un appunto sulle macchine
volanti nei versi 48-50. Questo confermato da un commento
all'opera datato 1870 D.C., che appartiene all'Università
di sanscrito di Calcutta. Siamo quindi in possesso di materiale
manoscritto che testimonia l'esistenza di Vimana o aerei
nell'India antica i quali seguivano la rotta occidentale,
verso il Mare Arabico, l'Africa, Oceano Atlantico, l'America
Latina, ecc., e queste erano solo le rotte piú brevi. é
probabile che delle navi avessero seguito la stessa rotta
via mare, ma la maggior parte delle navi da carico, comunque
dovevano seguire rotta piú lunga attraverso l'Oceano pacifico,
Indonesia, Polynesia, America Latina a causa dei venti e
delle correnti equatoriali che rendevano piú facile la navigazione.
E se gli antichi indiani potevano vantarsi di una forma di viaggio
attraverso il cielo, questo fa si che le linee di Nazca
in Perú acquisiscano un altro significato. Quindi non solo
referenze scritturali di aerei e le loro rotte di navigazione,
ma anche i luoghi di atterraggio sarebbero stati segnalati
nei contorni aggrovigliati delle figure della Pampa di Nazca.
Maria Reiche, una scienziata tedesca, studió con dedizione
e a fondo questi disegni, li preservó dalla distruzione
e li pubblicó di fronte al mondo. é probabile che le figure
enormi che sono visibili dal cielo avrebbero aiutato gli
antichi piloti (Saubhikas) dell'India ad atterrare in Perú.
Le linee di Nazca in Perú sembrano dei segnali di atterraggio
per aerei o Vimana. Ci sono molti indizi nei testi in lingua
sanscrita sul Vimana indiano che porta re e dignitari a
Pataldesa. Il Ramayana descrive il volo di Ravana da Varunalaya
(Borneo) a Rasatala (Perú).
Il Professor D. K. Kanjilal descrive la storia del Matsya Purana
(capitolo 129) e dei Vimana dell'India Antica con le seguenti
parole: "Dietro al velo di leggenda esce la verità scientifica
che tre basi aeroportuali furono costruite ed usate da strani
esseri. Una in un'orbita stazionaria, un altra mobile nel
cielo e la terza collocata permanentemente sulla superficie
terrestre. Queste erano simili alle moderne stazioni spaziali
raggiungibili ad una particolare ora da una latitudine e
longitudine prefissata. La freccia di Shiva (di cui parla
il testo), si riferisce ad un missile ardente lanciato da
un satellite in orbita che va a colpire una nave spaziale
facendola cadere nell'oceano indiano. Le vestigia di un'antica
civiltà prosperosa, distrutta in battaglie, affiora attraverso
queste antiche storie".
Questi appunti confermano l'uso di qualche genere di veicolo
volante noto come Vimana di invenzioni meccaniche, carri
armati, missili, ecc. Questi mezzi che sembravano strani
e non-scientifici, in un recente passato sono stati eguagliati
dalla tecnologia umana tramite l'innovazione di armi estremamente
sofisticate e di satelliti spaziali come il Mariner, Vostok,
Soyuz, Aryabhatta, ecc. Questi fatti richiedono piú di un
semplice e passeggero pensiero.
Le macchine volanti furono designate nel Rig Veda col nome di
Ratha (veicolo). Ecco come viene generalmente descritto.
La sua forma é triangolare ed é pilotato da almeno tre persone
(Tribandhura). Possiede tre ruote (che probabilmente rientrano
durante il volo). Il carrello possiede tre supporti, uno
per ruota. Il materiale di costruzione é composto da una
lega di oro, argento e ferro. La carrozzeria e tenuta insieme
da speciali ribattini. Usa tre tipi di combustibile, viaggia
molto veloce sfrecciando come un uccello nel cielo volando
alto verso il Sole e la Luna e al suo atterraggio emette
un grande frastuono. I testi vedici, affermano che il suo
colore é simile a quello dell'oro e bello da vedersi.
Riferimenti dalla letteratura
antica
Citazione: Professor Dileep Kumar Kanjilal nel suo libro,
"Vimana nell'India Antica":
Vimana nell'India Antica "oltre al Vymaanika Shashtra,
il Samarangana Sutradhara e lo Yuktikalpataru di Bhoja,
ci sono circa 150 versi nel Rigveda, nello Yajurveda
e nell'Atharvaveda, molti passaggi letterari che appartengono
al Ramayana, al Mahabharata, ai Purana, al Bhagavata
ed al Raghuvamsa e degli spunti nel Darma Abhijnanasakuntalam
di Kalidasa, nell'Abimaraka di Bhasa, nel Jatalas, nella
Letteratura di Avadhana, nel Kathasaritsagara e in molte
di queste opere sono contenuti grafici di macchine volanti,
spiegazioni riguardo al loro funzionamento e descrizioni
delle rotte di volo..."
Il Ramayana usa entrambi i termini di "Vimana" e "Ratha":
Citazione: Dal Ramayana (Kamagam ratham asthaya... nadanadipatim.)
"Egli Sali a bordo del Khara (aeroplano) che era decorato
con gioielli e visi oscuri e si allontanó con un rumore
che assomiglia al tuono delle nubi durante un temporale...
Lei potrà andare dove vuole, dopo che io e Sita attraverso
un volo aereo avremo raggiunto l'isola di Lanka' Quindi
Ravana e Maricha salirono a bordo del loro aereo (Vimana),
grande quanto un palazzo e lasciarono quel luogo. Poi
quegli esseri, fecero salire Sita sull'aereo e si diressero
verso la foresta di Ashoka e dall'alto le fu mostrato
il campo di battaglia. Quell'aereo, con grande frastuono
si era innalzato nel cielo."
Riferimenti ad aerei e ad astronavi, li possiamo trovare anche
nel Mahabharata. Il libro parla di queste macchine volanti,
descrivendo circa 41 avvistamenti in luoghi diversi e in
modo particolare parla dell'attacco di Salva all'antica
capitale indiana (Dwaraka).
Citazione: Dal Mahabharata:
"Il re Salva aveva possedeva una aereo noto come Saubha-pura,
con il quale bombardó Dwaraka con una pioggia di bombe
e missili. Krishna l'inseguiva, Salva si diresse verso
l'Oceano, poi con una virata raggiunse di nuovo la terra
ferma. Fu una lotta difficile, una battaglia ad un Krosa
(approssimativamente 12000 metri) di altezza sopra del
livello del mare. Krishna lanció un potente missile
che colpí l'aereo, il quale si frantumó e precipitó
in mare"
Questa vivida descrizione dell'attacco aereo all'antica capitale
indiana é descritto anche nel Bhagavata Maha Purana. Dove
troviamo dei riferimenti a missili, sofisticate macchine
da guerra e invenzioni meccaniche, molto simili ai Vimana
descritti nel Mahabharata.
Disegno del Sundara Vimana (sezione verticale).
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La civiltà indiana
I manoscritti dell'imperatore
Asoka, sono gli archivi piú interessanti per istaurare una
ricerca sull'esistenza di aerei e astronavi che gli indiani
chiamavano Vimana. L'esistenza di macchine volanti (di qualsiasi
forma), era cosí nota agli antichi indiani, tanto che queste
trovarono posto tra gli editti reali dell'Imperatore Asoka,
scritti durante il suo regno 256 - 237 a.C.
Perfino nel Kama Sutra di Vatsyana, troviamo riferimenti ad invenzioni
meccaniche originate dalle 64 scienze ausiliarie. L'Arthasastra
di Kautilya (III° secolo A.C.), é un opera che tratta principalmente
di economia e politica, ma in esso sono contenute anche
informazioni di carattere scientifico e spesso fa riferimento
agli ingegneri meccanici e piloti noti come Saubhika...
Una discussione riguardo all'esistenza e all'uso di macchine
volanti nell'India antica, deve essere supportata da una
profonda conoscenza della cosmogonia indiana. Uno studio
accurato della letteratura vedica, mostrerà che questa non
era solo una raccolta di poesie primordiali, ma una letteratura
varia appartenente ad una società potente e dinamica dove
le persone avevano la conoscenza del vapore, delle nubi,
delle stagioni, dei diversi tipi di vento, della forza del
vento che soffia a diverse altezze, della distesa del cielo
e cosí via. Nel Rigveda 1.101.4, troviamo riferimenti a
tre tipi di nuvole, composte da fumi e vapori, abbiamo l'esempio
dell'acqua che attraverso il calore evapora trasformandosi
in nubi. Molti concetti meteorologici indiani sono stati
ripresi da versi contenuti nel Rigveda. Dileep Kumar Kanjilal
conclude la sua ricerca dicendo:
citazione:
Vimana nell'India Antica "Col passare del tempo ed a
causa di eventi storici e calamità naturali, le macchine
volanti andarono perdute insieme ai segreti della loro
costruzione".
La discontinuità della conoscenza tecnica di una scienza particolare,
in un noto periodo storico, non é un fatto impossibile,
ció é stato dimostrato dall'incapacità di esaminare la natura
del ferro del pilastro di Chandraketu che tutti possiamo
vedere nell'odierna Delhi.
Hiuentzang, un pellegrino cinese del VII secolo d.C. fece precisi
riferimenti a 7 palazzi storici, dei quali non rimane piú
nessuna traccia.
Sir P. C. Roy, aveva mostrato che durante il periodo che va dal
1509 alla fine del III secolo a.C., si conoscevano metodi
di lavorazione su vasta scala di metalli come oro, argento,
rame, ferro, latta, piombo, mercurio e la lavorazione di
leghe come ottone, bronzo, e altre che come base avevano
oro ed argento mischiati a materiali piú vili. Grandi varietà
di minerali, gemme e pietre preziose sono state descritte
dettagliatamente da Kautilya.
Anche la conoscenza del processo di fermentazione giunse ad un
livello molto avanzato. Con uno stato estremamente sviluppato
di civiltà che fiorisce nell'arte, nella letteratura, nella
storia, nella medicina, nell'alchimia, nella chimica, nella
fisica, nella matematica, nell'astronomia, nell'astrologia,
nella geologia, nel commercio, nell'agricoltura e nelle
costruzioni navali, é naturale pensare che il genere di
macchine volanti, descritte dalla letteratura sanscrita,
con tutta probabilità erano conosciute. Dai tempi di Panini
ai tempi di Bhoja, abbiamo visto fiorire grandi università
come quelle di Taxila, Valabhi, Dhar, Ujjain, Visala, ecc..
Gli annali di storia c'informano che i saccheggi da parte
delle tribú straniere cominciarono solo dopo il II secolo
d.C. Due secoli dopo cominciarono ad ondate, gli attacchi
da parte di orde straniere, quali: arabi, turchi, afgani,
ecc..
Tutte le università conosciute e i centri del sapere come: i
Templi, i Viharas ed i Bhandaras che contenevano libri e
tesori inestimabili dell'eredità indiana dovettero sostenere
il fuoco e la furia dei predatori. In questo oscuro firmamento
di devastazione e incertezza, ci furono gli sforzi del re
Bhoja che nel 12mo secolo, tentó la compilazione di numerosi
testi. Molte scoperte attribuite ad afgani, turchi, arabi
ecc., sono state ereditate dalle opere letterarie dell'antica
India. Un esempio lo abbiamo in quello che noi chiamiamo
i "numeri arabi", che di fatto sono "indiani", ma che sono
giunti a noi a attraverso gli arabi.
Gli aerei chiamati Puspaka-vimana
La designazione originale della macchina volante era "Ratha",
che cedette il posto al termine "Vimana". Il Samarangana
Sutradhara suggerisce che il disegno dell'aereo fu imitato
per costruire palazzi e soprattutto templi. Come indicato
da Sayana gli aerei venivano costruiti per gli Dei (esseri
alieni provenienti dallo spazio esterno). La conclusione
ovvia é che Esseri Celesti provenienti da altri mondi visitarono
la Terra lasciandoci in eredità la loro tecnologia. Il testo
del Rigveda che va dal primo al decimo Manadal, chiama le
macchine volanti Ratha. Lo Yajurveda che é considerato posteriore
al Riveda, chiama le macchine volanti Vimana. Tali veicoli
erano multiformi. A questi, il modello triangolare e quello
quadrangolare sopravvissero, a causa della loro praticità
d'uso. I Puspaka erano gli aerei
piú usati per la loro manovrabilità. Nei testi vedici la
forma di questi aerei viene descritta come triangolare.
Con un area interna molto vasta e che potevano trasportare
fino a 8 persone d'equipaggio. Un tipo di ala triangolare,
che spuntava da una superficie conica, lo rendeva stabile
e facilmente manovrabile. Nel Mahabharata, le descrizioni
delle città aeroportuali sembrano indicare un grado altissimo
di tecnologia erano abilissimi nel far decollare gli aerei
sopra le nubi e molto probabilmente fino alla zona dell'esosfera.
Sopra il sigillo del re Husbika, troviamo l'effige del tempio
di Harmika-sira, fatto costruire nel primo secolo avanti
Cristo nella città di Buddha-gaya, una costruzione conica
su base rettangolare. Il Tempio di Virupaksa a Pattakada,
costruito nel 740 D.C. possiede una base rettangolare allungata,
che si sviluppa in una forma affusolata e ottagonale. La
somiglianza strutturale dei templi con un elicottero moderno
da ragione al Samarangana Sutradhara che tali templi furono
progettati su modelli di macchine volanti. Anche il gigantesco
tempio di Konaraka, di base rettangolare che si innalza
formando un ottagono, sembra l'astronave di Surya (il Dio
del Sole) descritta dai Purana (libri storici).
Gli aerei chiamati Shakuna-vimana
L'India ha posseduto una civiltà superiore grazie a possibili
contatti con visitatori extraterrestri e le macchine volanti
chiamate Vimana, descritte dagli antichi testi indiani possono
evidenziare i collegamenti con la tecnologia aerospaziale
moderna. Questa ipotesi fu affermata da uno scienziato italiano
alla Conferenza Spaziale Mondiale. Il Dottor Roberto Pinotti
chiese ai delegati di esaminare minuziosamente i testi indú
invece di congedare tutte le descrizioni di Vimana come
appartenenti alla tradizione e al mito.
L'importanza di tali studi ed investigazioni potrebbe portare a risultanti
scioccanti per l'uomo di oggi perchè l'esistenza di macchine
volanti oltre che con la mitologia puó essere spiegata con
l'esistenza di una civiltà superiore e dimenticata. Concentriamo
la nostra attenzione, su quegli Dei, su quegli eroi che
combatterono nei cieli a bordo di aeroplani facendo uso
di armi terribili.
Queste macchine volanti, sono troppo simili ai Jet moderni. La descrizione
dei Vimana é troppo tecnica e dettagliata per essere considerata
un mito.
Shakuna Vimana disegnato nel 1923 sulla descrizione dei
testi vedici
A conferma della sua tesi c'erano numerosi testi. 32 indizi erano
connessi con la tecnologia dei Vimana. Alcune tecnologie
potevano essere equiparate con i sistemi usati oggi, tra
queste il radar, l'energia solare e la fotografia. Citando
il "Vymaanika Shastra", lo scienziato disse: Le macchine
volanti dell'antica India furono costruite attraverso uno
speciale calore in grado di assorbire i metalli chiamati
"Somaka", "Soundalike" e "Mourthwika". In oltre il testo
illustra sette generi di specchi e lenti installati a bordo
per scopi difensivi ed offensivi. Lo specchio chiamato "Pinjula"
era una sorta di scudo per gli occhi, che impediva ai piloti
di essere accecati dai raggi dell'arma "Marika", lanciata
da un aereo nemico. Quanto descritto non sembra molto diverso
da quello che noi oggi chiamiamo tecnologia laser.
Secondo l'esperto italiano, i principi di propulsione che secondo
i pensieri piú comuni, sono dovuti all'energia elettrica
e chimica, potrebbero essere stati prodotti dall'energia
solare. Per esempio: Il "Tripura Vimana", spiega il "Vymaanika
Shastra", possedeva uno scafo lungo e piatto, questo ci
fa pensare che tale costruzione fu cosí ideata per sfruttare
meglio i raggi solari. Il Dottor Pinotti aggiunse: "Considerando
la sua forma allungata, poteva assomigliare ad un dirigibile
moderno. Ma offrendo maggiore attenzione ai dettagli, l'enorme
"Shakuna Vimana", potrebbe essere definito un incrocio tra
un aereo ed un razzo, la sua forma ci ricorda lo shuttle
spaziale. Certamente il "Shakuna Vimana" é la macchina piú
complessa e sofisticata fra tutte le descrizioni di Vimana
fatte dal Vymaanika Shastra. L'autore di questo trattato,
sembra un professore intento a spiegare ai suoi studenti,
l'avanzata tecnologia dei Vimana."
Il Dottor Pinotti, citó un altra opera il "Samaraanganasutraadhaara",
la quale descrive la storia astronautica indiana, in essa
230 versi sono dedicati ai principi di costruzione dei Vimana
ed al loro uso sia in guerra che in pace. Aggiunse, che
gli antichi ariani conoscevano l'uso del calore come arma:
...Lo strumento di difesa chiamato "Astra", include l'arma
"Soposamhara" (la fiamma che erutta da un missile), l'arma
"Prasvapna" (che provoca il sonno) e quattro generi di "Agni-Astra"
(lingue di fuoco che si muovono producendo tuoni). Il dottor
Pinotti, aggiunse: la macchina progettata per navigare attraverso
il "Suryamandal" (il sistema solare), si chiamava "Naksatramandala"
e a causa della sua descrizione di natura tecnica, non puó
essere messa da parte come se fosse un mito.
I viaggi nello spazio aperto, le incredibili armi di distruzione
di massa ed il fatto che i Vimana assomigliano ai moderni
oggetti volanti non identificati, suggerirebbero che l'India
possedesse un grado superiore di civiltà. Penso che dobbiamo
esaminare piú attentamente i testi indú e sottoporre i modelli
di Vimana descritti ad uno scrutinio scientifico.
Shakuna Vimana disegnato nel 1923 sulla descrizione dei
testi vedici
Citazioni affascinanti - Il Bagavata Mahapurana, parla
di un personaggio di nome Angira, il quale possedeva una
macchina capace di condurlo ovunque nello spazio (B.M.P.
6:14:14). "Una volta il re Citraketu, stava viaggiando nello
spazio su uno splendido aeroplano, che gli era stato regalato
da Visnu..." (B.M.P. 6:17:4)
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Commento
di Daniele Pavone
Molti testi Indiani
alcuni religiosi ed altri di letteratura classica come ad
esempio Ramayana ,Mahabharata , Vymaanika-Shashtra, Puranas,
Bhagaravata e molti altri trattano di queste macchine volanti
definite in sanscrito "Akasa yantrache".
Dall'analisi di tali testi, compiuta da innumerevoli studiosi
e storici, sembrerebbe emergere che queste macchine, i Vimana
appunto, altro non fossero che delle sofisticate macchine
volanti le quali sfrecciavano comunemente nel cielo terrestre
di 15000 anni fa.
Anche il significato etimologico della parola Vimana non é molto
chiaro ed é avvolto da mistero. Per alcuni studiosi la parola
Vimana sarebbe traducibile in: uova luminose anche se i
riferimenti testuali a questi oggetti li definiscono come
mezzi di trasporto utilizzati dai Deva, gli Dei, per spostarsi.
Proseguendo nello studio degli antichi testi si evince che dovevano
esistere Vimana grandi e piccoli alcuni di questi erano
vere e proprie città volanti mentre quelli piccoli erano
per il solo utilizzo del singolo pilota. Singolare é la
particolarità dei dettagli, é come se avessimo a che fare
con dei veri e propri manuali in grado di spiegare la tecnologia
di questi mezzi in modo stupefacente e addirittura esistono
dei veri e propri corsi di volo.
L'importanza dei dettagli é fondamentale perchè ci porta a riflettere
sul come circa 15000 anni fa potessero soltanto pensare
ed elaborare concetti che solo oggi si possono riscontrare
nella moderna tecnologia.
Il Vimaanika-Shashtra
[foto] Rappresentazioni tecniche dei Vimana col le loro
caratteristiche tecniche descritte sul Vymaanika-Shashtra
Il Vymaanika-Shashtra é un manoscritto che fu dettato dal
filosofo Indiano Pandit Subbaraya Sastry nel 1918. Questo
incredibile documento , tra l'altro scritto interamente
in Sanscrito ( lingua degli Dei) e non in Hindi, tradotto
successivamente in inglese, già dal titolo esprime la voglia
di addentrarsi in un modo lontano 15000 anni dove sembrerebbe
essere esistita una realtà tecnologica ai limiti dell'immaginazione.
La traduzione letterale di Vymaanika-Shashtra significa "Pratiche
Aeronautiche" od "Astronautiche", questo stupefacente manoscritto
racchiude la tecnologia dei Vimana e a differenza del Ramayana
in questo caso non si trattano piú poemi e racconti di battaglie
tra Dei o leggende varie, questo testo risulta proprio essere
un "manuale di costruzione, manutenzione e pilotaggio" di
questi antichi velivoli.
Le esposizioni che seguiranno hanno lo scopo di mettere un po'
d'ordine in queste complesse tematiche e di fornire, per
quanto é possibile, una chiave di lettura moderna agli antichi
testi indiani. Per fare ció iniziamo ad analizzare il contenuto
del manoscritto Vymaanika-Shashtra, lo scopo di questa ricerca
é quello di scovare gli elementi di una tecnologia scomparsa
e quindi passiamo ad analizzare in linea di massima il contenuto
di questo manoscritto.
Alcuni dati tecnici molto dettagliati e interessanti riguardano
il sistema di propulsione dei Vimana che pare avvenga per
mezzo di motori a combustione interna (nei testi si parla
di caldaie) in alcuni casi in altri invece, la propulsione
doveva avvenire per mezzo di un propulsore che utilizzava
come combustibile il mercurio.
Questo é un dato che forse va interpretato non proprio letteralmente,
poichè probabilmente il mercurio veniva utilizzato come
accumulatore d'energia. In altri passi del manoscritto si
parla di sistemi antigravitazionali controllabili con la
forza della mente mediante tecniche di meditazione.
Una parentesi é d'obbligo a questo punto per sottolineare il
fatto che soltanto oggi, si stanno compiendo studi in questa
direzione. Le Air Force mondiali hanno compreso che per
ottimizzare ulteriormente i comandi dei velivoli caccia,
riducendo cosí ulteriormente i tempi che intercorrono tra
comando del cervello ed azione meccanica per esempio del
braccio, é necessario sviluppare una tecnologia che abbandoni
i leveraggi meccanici. Sono già in fase sperimentale infatti
dispositivi di guida dei caccia basati sullo spostamento
degli occhi del pilota. I primi velivoli sperimentali dotati
di tali apparecchiature elettroniche che leggono la posizione
e la forma della pupilla del pilota stanno già volando nei
nostri cieli, ma con essi si apre il capitolo che i nuovi
piloti dovranno essere addestrati anche per il controllo
delle emozioni. Anche se l'uomo "moderno" é arrivato solo
nel terzo millennio a sviluppare tecniche di volo basate
sulle emozioni nei testi riguardanti i Vimana vi era già
traccia.
In altri passi del manoscritto indiano viene descritto anche
l'interno della cabina di pilotaggio dove si trovano 3 sedili
3 leve e 3 anelli ruotanti questi servivano rispettivamente
il primo a sollevare il veicolo, il seconda per dare la
direzione, ed il terzo ad accelerarlo.
Probabilmente peró uno dei passaggi piú interessanti del testo
Indiano é quello che descrive le varie leghe che venivano
utilizzate per la costruzione dei Vimana nonchè il procedimento
impiegato per ottenerle. In proposito proponiamo alcuni
passi del manoscritto.
"Shounaka dice che ci sono tre tipi di metalli detti Somaka,
Soundaalika e Mourthwika che, opportunamente miscelati,
danno origine a sedici tipi di leghe che assorbono molto
bene il calore. Manibhadra dice che i metalli che sono luminosi
sono adatti per produrre aeroplani e questi metalli sono
sedici. Saambara dice ancora che sedici metalli formati
da leghe di metalli del gruppo Soma, Soundaala e Mourthwika
non sono conduttori di calore e sono utili per costruire
vymaana.".
Il testo continua cosí: "Nel settimo strato della terra, nella
terza miniera si trovano i metalli della serie Soma. Essi
sono di trentotto tipi. Nel Lohatantra o Scienza dei Metalli
viene detto anche che nella terza sezione del settimo livello
della terra i metalli Soma possiedono cinque speciali qualità
e sono detti beejalohas o metalli base" e segue ancora "Nel
settimo livello i metalli sono di ventisette specie. Il
terzo tipo di metalli sono detti metalli base ed hanno cinque
qualità".
Per interpretare al meglio questa parte del Vymaanika-Shaastra
é utile conoscere le regole con cui gli elettroni si distribuiscono
attorno ad un nucleo e quindi utilizzare un sistema di classificazione
degli elementi come quella della "tabella degli elementi"
di Mendeleev.
In chimica sí sa che ci sono proprio 7 livelli energetici distinti
che possono essere occupati dagli elettroni. Si potrebbe
quindi ipotizzare che gli indiani di 15000 anni fa conoscessero
i 7 livelli energetici degli elettroni e che evidentemente
conoscessero anche le regole con cui gli elettroni si dispongono
nello spazio attorno al nucleo. Infatti noi conosciamo 8
modi possibili di sistemare gli elettroni attorno al nucleo
di un atomo e per questo abbiamo diviso la tabella di Mendeleev
in 8 gruppi.
Ecco un altro passo significativo del Vymaanika-Shaastra:
" La gravità del centro della terra, la gravità della terra
globale, il flusso solare, la forza dell'aria, la forza
emanante dai pianeti e dalle stelle, le forze gravitazionali
del Sole e della Luna e le forze gravitazionali dell'Universo
producono i livelli della terra nelle proporzioni 3, 8,
11, 5, 2, 6, 4, 9 e causano l'origine dei metalli ".
La traduzione piú plausibile di queste parole del testo,
se teniamo come punto di riferimento la chimica e la fisica
odierna sarebbe questa:
" Tutte le forze e le interazioni dell'Universo, espresse
da leggi fisiche ben precise, hanno formato i diversi metalli
che si dividono in otto tipi fondamentali descritti da otto
numeri. Ciascun numero sembra descrivere la configurazione
elettronica del primo elemento di ciascun gruppo, il 3 é
il litio, l' 8 é l'ossigeno, il 5 é il boro, il 2 é l'elio,
il 6 é il carbonio, il 4 é il berillio, il 9 é il fluoro
mentre l'11 é il sodio ma al suo posto ci dovrebbe essere
l'azoto (N = Nitrogeno)".
Quest'ultima é l'unica discrepanza che si trova in questo
paragrafo del manoscritto. Forse il numero 11 é stato mal
ricordato e quindi mal riportato nel libro. Oppure semplicemente
mal tradotto. In fondo dopo 15000 anni ci si puó anche permettere
un piccolo errore. E' quindi molto plausibile che 15000
anni fa gli indiani conoscessero molto bene la chimica e
la fisica tanto da riuscire a miscelare bene i vari metalli
per creare leghe particolari adatte alla costruzione dei
Vimana.
I segreti per pilotare i Vimana
Qui una sezione del Vimana dove si possono osservare i comandi
e il sistema di propulsione menzionati sul Vymaanika-Shashtra
Ecco un elenco con la traduzione tratta da questi manoscritti
che riguardano le tecniche "segrete" di pilotaggio dei Vimana
o se vogliamo alcuni "trucchi del mestiere":
MAANTRIKA : l'invocazione di mantra che permetterà ad uno
di ottenere certi poteri spirituali ed ipnotici cosicchè
possa costruire veicoli volanti indistruttibili
TAANTRIKA : dall'acquisizione di qualcuno dei poteri tantrici
, il pilota puó nascondere il suo "aereo"
GOODHA : permette al pilota di rendere il suo Vimana invisibile
ai nemici . Adrishya ottiene lo stesso risultato attraendo
la forza del flusso etereo nel cielo.
PAROKSHA : esso mette in grado il pilota di paralizzare
gli altri Vimana e di metterli fuori combattimento.
APAROKSHA : il pilota puó servirsi di questa abilità per
proiettare fasci lucenti dal fronte della sua nave per illuminare
la sua via.
VIROOPA KARANA : con questa capacità al comando , il pilota
puó produrre un temporaneo fumo , puó caricarlo con le calde
onde del cielo e far assumere alla sua nave una forma terrificante
che garantisce grandi fremiti in coloro che guardano .
ROOPAANARA: puó permettere al Vimana di assumere forme come
quelle del leone , della tigre , del serpente , di una montagna
per confondere gli osservatori.
SUROOPA : se qualcuno puó attrarre i 30 tipi di "forza Karaka"
, puó far sembrare il Vimana una damigella paradisiaca addobbata
con fiori e gioielli .
PRALAYA : comprime la forza elettrica attraverso i cinque
tubi aerei cosicchè il pilota possa distruggere ogni cosa
come in un cataclisma . Vimukna manda una pozione velenosa
nell'aria per causare uno stato di insensibilità totale
e di coma.
TAARA : questa capacità , una volta governata , fornisce
al pilota un altro metodo per eludere il contatto col nemico
o per nascondere i propri intendimenti agli osservatori
: Miscelando con la forza eterea 10 parti di forza aerea
, 7 parti di forza acquea e 16 parti di capacità solare
, e proiettandole dalle parti dello specchio stellato attraverso
il tubo frontale del Vimana , l'apparizione di un cielo
stellato é creata.Un'interpretazione moderna potrebbe essere
quella dell'aereo invisibile ai radar.
SAARPA-GAMANA : questo segreto permette al pilota di attrarre
le forze dell'aria , unirle con i raggi solari e passare
la mistura attraverso il centro della nave cosí che il Vimana
avrà un movimento a zigzag come un serpente.
Quest'ultima voce risulta particolarmente interessante se
la paragoniamo ai piú accreditati avvistamenti ufologici.
Il procedere a zig-zag é una delle principali caratteristiche
di autenticità in un avvistamento UFO
ROOPAAKARSHANA : permette al pilota di vedere dentro al
Vimana nemico.
KRYAAGRAHANA: permette ad uno di spiare tutte le attività
che avvengono al di sotto sulla terra.
JALADA ROOPA : le sue istruzioni permettono al pilota di
sapere le corrette proporzioni di alcuni composti chimici
che miglioreranno il Vimana e gli daranno la forma di una
nuvola.
I Vimana ad uso militare
Le rovine della città di Mohenjo-Daro che appare distrutta
da una possibile esplosione atomica di circa 15000 anni
fa
In molti poemi indiani si parla molto dell'utilizzo dei Vimama
da parte degli Dei come mezzo di locomozione per percorrere
lunghe distanze, probabilmente anche al di fuori del sistema
solare.
Tuttavia un altro importante aspetto viene descritto in questi antici
testi indiani ovvero quello di uso militare nelle millenarie
guerre tra gli dei che si sono combattute 15000 anni fa
nell'attuale Sri Lanka , nel deserto del Gobi ecc..
E' interessante osservare che ancor oggi, nei suddetti luoghi,
si trovano reperti archeologici di città vetrificate a causa
di una probabile guerra atomica tra Dei. Infatti In questi
poemi il Ramayana ,Mahabharata ecc. Si parla appunto di
guerre millenarie combattute con armi terribili delle quali
forniremo alcuni esempi e che , come vedrete , sono riconducibili
alle armi odierne. Ecco l'elenco di alcuni tipi di arma:
L'arco di GANDIVA : Capace di scagliare frecce che inseguivano
il nemico e al momento che colpivano il bersaglio generavano
un onda di fuoco che inceneriva quanto colpito.
Non é difficile vedere in questa traduzione i missili a
puntamento termico, che inseguono il bersaglio basandosi
sul calore emesso dai motori.
BHUCUNDI: un' arma capace di scagliare folgori contro i
nemici.
SURADTSANA: Un' arma a disco simile al sole splendente che
inceneriva gli eserciti.
La verga di KALA : Un'arma che uccideva a distanza.
VAYAVYA ASTRA : Genera turbini di vento.
KANDARPA: Eccita smodatamente il desiderio sessuale.
MURCHCHDHANA : causa la soppressione temporanea delle sensazioni.
In questi ultimi due esempi probabilmente si parla di bombe chimiche
o batteriologice dove, la conoscenza della chimica da parte
dell'antico popolo trova qui un'ulteriore conferma.
SHABDAVEDITVA: Una freccia che insegue i suoni (anche in
questo caso si trattava di un probabile missile intelligente).
In fine citiamo la piú terribile arma mai realizzata la cosí detta
arma del caos "...l'arma che possiede i poteri dell'architetto
degli Dei" TVASHTAR: in pratica la nostra bomba atomica;
riportiamo di seguito una traduzione testuale sugli effetti
di questa inquietante arma:
" Aswatthaman scaglió una colonna esplosiva che si aprí
in tutte le direzioni, e provocó una luce brillante, come
il fuoco senza fumo, cui succedette una pioggia di scintille
che circondó completamente l'esercito dei PARHTA. I quattro
punti cardinali per un raggio che lo sguardo non poteva
abbracciare,furono coperti di buio. Un vento violento e
cattivo cominció a soffiare, nè il sole stesso diede piú
calore. Colpiti e bruciati i guerrieri caddero come alberi
abbattuti da un fuoco furioso. Grandi elefanti scorticati
dalla vampata, si misero a correre intorno, lanciando urla
di terrore, l'aria e l'acqua erano avvelenate. Coloro che
sopravvissero morirono poco dopo: La loro pelle inizió ad
ingiallire ed a cadere. I capelli e le unghie cadevano."
Se non si trattasse di un resoconto vecchio di 15000 anni
non sarebbe difficile vedere in esso un rapporto militare
scritto dopo un sopralluogo a Hiroshima a seguito dell'esplosione
atomica durante la II guerra mondiale.
*
* *
Questo pone non pochi interrogativi ai quali non é facile dare
risposta:
Come potevano 15000 anni fa a conoscere cosí bene i dettagli
di un'esplosione atomica. Se fossero solo storie di fantascienza
(come alcuni sostengono) come avrebbero fatto a descrivere
cosí bene gli effetti di un arma inventata solo nella nostra
era. Chi scrive ha la convinzione che tutto, anche le leggende
e la fantascienza, trovino le proprie radici nella verità.
Alcuni segreti dei Vimana infatti, secondo alcune fonti,
sembrerebbero essere stati utilizzati in progetti segreti
dell'ex Unione Sovietica per la realizzazione di congegni
antigravitazionali destinati a veicoli spaziali.
Purtroppo rimangono ancora molti interrogativi su questa
antichissima "tecnologia fuori tempo", ma l'argomento merita
sicuramente la massima serietà ed impegno da parte di ogni
studioso per arrivare, forse un giorno, a svelare il nostro
sconosciuto passato.
*
* *
[Dr. Roberto Pinotti, who has made an exhaustive
study of the history of Indian astronautics, said another
text, 'Samarangana Sutradhara' had 230 stanzas devoted to
the principles of building Vimanas and their use in peace
and war. He said ancient Aryans knew the use of the element
'fire' as could be seen from their 'Astra' weapons that
included Soposamhara (flame belching missile), Prasvapna
(which caused sleep) and four kinds of Agni Astras that
traveled in sheets of flame and produced thunder. He said
the car that was supposed to go up to Suryamandal (solar
system) and the Naksatramandala (stellar system) cannot
be dismissed as a myth because of the 'technical nature'
of its description. Dr. Pinotti said depictions of space
travel, total destruction by incredible weapons and the
fact that Vimanas resembled modern unidentified flying objects
would suggest that India had a 'superior but forgotten civilization.'
'In the light of this, we think it will be better to examine
the Hindu texts' and subject the descriptive models of Vimanas
to more scientific scrutiny,' he said.-]
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Extraterrestri nell'
India protostorica
di R. Pinotti e M. Blondet
Gli "specialisti" derisero Heinrich Schliemann,
il commerciante tedesco che meno di un secolo fa pretese
di andare alla ricerca dell'antica Troia prendendo per buone
le indicazioni dell' Iliade e dell'Odissea, che secondo
gli studiosi erano un miscuglio di miti e leggende senza
fondamento. Ma fu proprio Schliemann, il "dilettante", a
scoprire Troia.
Forse é proprio quello l'atteggiamento giusto: condurre
le ricerche avendo sott'occhi i testi antichi, e sforzarsi
di prenderli sul serio anche quando ció che narrano appare
inverosimile. é quel che hanno fatto nel 1978 uno studioso
di sanscrito, David Davenport, cittadino britannico nato
in India, e il giornalista italiano Ettore Vincenti, dopo
la lettura del Ramayana.
Poema epico e contemporaneamente testo sacro indú, centomila
strofe (é il piú prolisso libro di poesia esistente), il
Ramayana é, come nel resto l'altro poema nazionale, il Mahabharata,
un confuso racconto di guerre e di battaglie avvenute in
un'antichità indefinita e leggendaria lungo la valle dell'Indo.
"La cosa che piú colpisce nella lettura é che queste battaglie
non sono combattute con lance e spade", racconta Ettore
Vincenti. Eccone un esempio: il brano é tratto dal Mahabharata:
"Il valoroso Aswatthaman (un personaggio), risoluto, toccó
l'acqua e invocó l'arma Agneya (da Agni, "fuoco"). Puntandola
verso i suoi nemici visibili e fuori vista, sparó una colonna
esplosiva che si aprí in tutte le direzioni e provocó una
luce brillante come fuoco senza fumo, a cui seguí una pioggia
di scintille che circondó completamente l'esercito dei Partha".
Ed ecco gli effetti dell'arma:
"I quattro punti cardinali furono coperti di buio.., un
vento violento e cattivo cominció a soffiare. Il sole sembró
girare in senso contrario, l'universo sembró febbricitante.
Gli elefanti, scorticati dal calore, si misero a correre
terrorizzati". Persino l'acqua si mise a "ribollire e gli
animali acquatici mostrarono un'intensa sofferenza".
Qualche centinaio di versi piú oltre, il Mahabharata descrive
gli effetti di un'altra arma, della "Narayana":
"I guerrieri... furono visti togliersi le armature e lavarle
nell'acqua". "Queste descrizioni", dicono Davenport e Vincenti
"richiamano alla memoria in modo impressionante gli effetti
di esplosioni atomiche e di bombe al fosforo".
"In realtà", spiega David Davenport "nel Ramayana vengono
descritte parecchie armi che, per quanto possano sembrare
fantastiche, somigliano molto ad armi modernissime. Il glossario
delle armi del Mahabharata stilato dall'illustre sanscritista
indiano Hari Prasad Shastri parla per esempio dell'arma
Kamaruchi, "freccia intelligente, che va dove vuole", in
cui senza troppa fantasia si puó vedere un missile telecomandato.
O della Murchchdhana, "arma che causa la temporanea sospensione
di tutte le sensazioni"; forse un gas nervino.
E l'arma Nadana, "che produce gioia", non potrebbe essere
un gas esilarante. E la Shabdaveditva, "freccia che segue
i suoni ed é capace di colpire gli oggetti nascosti", non
puó ricordare un missile capace di orientarsi automaticamente
dietro le onde sonore degli aerei nemici".
Sí, perchè nei testi indú si parla abbondantemente di aerei.
"Il termine sanscrito é vimana", spiega Davenport "che letteralmente
significa 'uccello artificiale abitato'. I libri sacri dicono
che i vimana possono volare e li descrivono come vere e
proprie macchine. Vien detto anche che al loro interno 'non
fa nè troppo caldo nè troppo freddo, l'aria vi é temperata
in ogni stagione': é impossibile non pensare alla climatizzazione
delle cabine dei nostri aerei".
Gli increduli possono scuotere il capo. David Davenport
ed Ettore Vincenti hanno fatto qualcosa di piú costruttivo.
Nel Ramayana (Uttara Kanda, cap. 81) si parla di un rishi
(un "sapiente") che, adirato contro gli abitanti di una
città chiamata Lanka, dà un preavviso di sette giorni; al
termine dei quali promette "una calamità, che cadrà come
fuoco dal cielo". Ebbene: testo sacro alla mano, i due si
sono recati in India per identificare questa Sodoma orientale.
Davenport e Vincenti ritengono, per motivi linguistico-geografici
che sarebbe troppo lungo spiegare, di aver identificato
l'antica Lanka ("isola") nella città di Mohenjo - Daro,
centro della "civiltà di Harappa", fiorita (e improvvisamente
estinta) attorno al 2000 avanti Cristo. Mohenjo-Daro, nome
moderno (significa "luogo della morte") era chiamata qualche
secolo fa "Isola" (Lanka), perchè era circondata da un braccio
secondario del fiume Indo, oggi prosciugato. Gli scavi archeologici,
condotti sopratutto dai britannici, una trentina d'anni
fa, hanno messo in luce una realtà misteriosa e sconvolgente.
"Gli ultimi abitanti di Mohenjo-Daro sono periti di una
morte subitanea e violenta", ha scritto l'archeologo Sir
Mortimer Wheeler. Nelle macerie della città sono stati trovati
43 scheletri evidentemente il grosso della popolazione aveva
fatto in tempo a sfollare): si tratta di persone colte da
una morte istantanea mentre attendevano alle loro faccende.
Una famigliola composta da padre, madre e un bambino, é
stata trovato in una strada, schiacciata al suolo mentre
camminava tranquillamente. "Non si tratta di sepolture regolari",
ha scritto l'archeologo John Marshall, "ma probabilmente
del risultato di una tragedia la cui natura esatta non sarà
mai nota". Un'incursione di nemici é esclusa, perchè i corpi
non presentano ferite da arma bianca. In compenso, come
ha scritto l'antropologo indiano Guha, "si trovano segni
di calcinazione su alcuni degli scheletri. é difficile spiegare
questa calcinazione...". Tanto piú che gli scheletri calcinati
sembrano meglio conservati degli altri.
é un mistero per cui Davenport e Vincenti hanno arrischiato
una spiegazione, di cui hanno reso minutamente conto in
un libro che hanno scritto insieme: 2. 000 a. C. : distruzione
atomica (Sugarco editore, Milano).
"L'antica Lanka é stata spazzata via", sostengono "da una
esplosione assimilabile ad una deflagrazione nucleare".
Le prove? "Abbiamo individuato chiaramente sul posto l'epicentro
dell'esplosione", spiega Davenport. "é una zona coperta
da detriti anneriti, resti di manufatti di argilla. Abbiamo
fatto esaminare alcuni di questi detriti presso l'Istituto
di Mineralogia dell'Università di Roma: risulta che l'argilla
é stata sottoposta ad una temperatura altissima, piú di
1.500 gradi, per qualche frazione di secondo. C'é stato
un inizio di fusione subito interrotta. é escluso che un
normale incendio o il calore di una fornace possano produrre
questo effetto.
Inoltre, le case dell'antica città sono state danneggiate
con tanto minor gravità, quanto piú sono lontane dall'epicentro.
Nei pressi dello scoppio, gli edifici (in mattoni, con piani
superiori in legno che sono andati completamente distrutti)
sono stati rasi al suolo. Un po' piú lontano restano muretti
alti un metro e mezzo; nei punti piú lontani della città
le mura rimaste in piedi superano i tre metri".
é l'inequivocabile effetto di un'esplosione avvenuta a qualche
metro da terra. "L'ipotesi che il disastro sia stato provocato
da un'esplosione di tipo nucleare", dice Ettore Vincenti
"é rafforzata da una leggenda che abbiamo raccolto da un
abitante del luogo. Egli ci ha raccontato che "i signori
del cielo", adirati con gli abitanti dell'antico regno dove
ora c'é il deserto, hanno annientato la città con una luce
che brillava come mille soli e che mandava il rombo di diecimila
tuoni. Da allora chi si arrischia ad avventurarsi nei luoghi
distrutti viene aggredito da spiriti cattivi che lo fanno
morire".
David Davenport ed Ettore Vincenti non si nascondono che
la loro ipotesi appare del tutto inverosimile. "é difficile
credere", dicono "che una civiltà di quattromila anni or
sono, capace di costruire missili, 'macchine volanti' e
bombe atomiche, sia scomparsa senza lasciare tracce. Una
civiltà tecnologica sarebbe anche una civiltà industriale:
quindi una civiltà che lascia montagne di rifiuti e di rottami.
Anche fra quattromila anni i resti della nostra attuale
cultura tecnologica dovrebbero essere visibili: se non altro
per la grande quantità di macerie, ruderi di cemento, spazzatura
di vario genere. Niente di tutto quanto si trova nella città
di Mohenjo-Daro : la quale era una città prospera ed avanzata,
con pozzi disposti razionalmente ed un progredito sistema
di fognature, ma certamente non inserita in un sistema tecnologico
paragonabile al nostro. Le poche armi ritrovate sono lance
e spade, non certo fucili e pistole".
E allora? "Si impone l'ipotesi extraterrestre", dice Vincenti.
"I 'signori del cielo' che distrussero l'antica Lanka erano
forse esseri giunti da 'altrove'. Colonizzatori spaziali
che si sono comportati come tutti i colonizzatori: con brutalità
e prepotenza. Forse, aggrediti dagli abitanti di Mohenjo-Daro,
hanno voluto infliggere loro una punizione esemplare. A
suon di bombe atomiche".
Il mercurio nucleare
In seguito alle rilevazioni effettuate in quella regione
da alcuni studiosi sovietici, riguardanti vaste zone con
porzioni di terra vetrificata, Jacques Bergier ha ipotizzato
che il mercurio sia servito per produrre energia nucleare
e che la civiltà del deserto sia stata distrutta da una
guerra combattuta utilizzando veicoli aerei e esplosivi
di inaudita potenza, di cui parlano anche i sacri testi
indú. Diverse antiche pagine della letteratura indiana difatti
descrivono macchine in grado di volare utilizzando l'energia
prodotta dal riscaldamento del mercurio, precedentemente
posto in una caldaia. L'Harsa­Carita di Bana racconta
di una macchina del cielo (Akasa Katha) costruita da uno
Yavana (Barbari Stranieri). Macchine menzionate anche nel
Brihat­Katha scritto da Buddhasvamin. Sul modo di impiego
dell'energia prodotta dal mercurio vi sono diversi pareri.
Desmond Leslie ha suggerto che potesse avere a che fare
con il volo degli UFO, mentre la descrizione delle ali,
per Richard Tompson, fa presupporre che il motore a mercurio
alimentasse un meccanismo atto a muovere le ali, ma non
il velivolo; dello stesso parere sembra Roger Bacon. Ramachandra
Dikshitar afferma, nel Samarangana, che il Vimana possiede
"due ali splendenti e una propulsione ad aria". Forse simile
a quella a reazione. L'antico testo di astronomia Surya­
Siddhanta descrive un modello meccanico di un sistema planetario
che ruota per mezzo di un motore a mercurio, il cui schema
era segreto. Era quindi conosciuto un tipo di motore per
produrre energia rotatoria. Non solo, il mercurio, elemento
largamente usato dall'Imperatore Giallo, viene utilizzato
per ricavare l'energia necessaria a muovere i Vimana.
Ma torniamo all'Imperatore Giallo. Una delle tante leggende
cinesi riguarda cinque imperatori celesti, reggitori del
mondo, incaricati di comandare nei cinque settori della
Terra, in base al loro colore. L'imperatore verde ad Est,
quello bianco ad Ovest, quello rosso a Sud, l'imperatore
nero a Nord, e quello giallo, in cinese Huang Ti, al Centro.
Una leggenda che forse anche l'imperatore Giallo conosceva
e che lo spinse a cercare quell'immortalità che infine ha
poi ottenuto, anche se in un modo diverso da quello da lui
immaginato.
VIMANA: Tecnologia di Velivolo dell'Antica
India
Ció che sappiamo dei veicoli volanti dell'antica India deriva
da antiche fonti indiane, testi scritti che ci sono arrivati
attraverso i secoli.
Non c'é dubbio che la maggior parte di questi testi sia
autentica; molti sono gli stessi famosi testi epici indiani,
e ce ne sono veramente a centinaia. La maggior parte di
essi non é ancora stata tradotta in inglese dall'originale
sanscrito.L'imperatore indiano Ashoka creó la "Società Segreta
dei Nove Uomini Ignoti": grandi scienziati indiani che avrebbero
dovuto catalogare tutte le scienze. Ashoka mantenne il loro
lavoro segreto perché aveva paura che la tanto evoluta scienza
catalogata da questi uomini, derivata dagli antichi testi
indiani, potesse essere usata per il fine malvagio della
guerra, alla quale Ashoka era fortemente contrario essendosi
convertito al Buddismo dopo aver battuto un esercito nemico
al termine di una sanguinosa guerra.
I "Nove Uomini Ignoti" scrissero un totale di nove libri,
probabilmente uno ciascuno. Uno di essi si intitolava "I
Segreti della Gravità!". Questo libro noto agli storici,
che non lo hanno mai visto in "controllo della gravità".
Probabilmente si trova ancora da qualche parte, custodito
in una biblioteca segreta in India, in Tibet o altrove (forse
persino in Nord America). possiamo facilmente capire il
desiderio di Ashoka di mantenere segrete queste conoscienze,
ammessano che esistano. Immaginiamo se i nazisti lo avessero
avuto a disposizione per costruire delle armi durante la
seconda guerra mondiale... Ashoka, inoltre era a conoscienza
di guerre devastanti nelle quali erano stati utilizzati
veicoli particolarmente avanzati e "armi futuristiche" che
avevano distrutto l'antico "Impero Rama" dell'India, diverse
migliaia di anni prima. Solamente pochi anni fa i cinesi
hanno scoperto alcuni documenti sanscriti a Lhasa, in Tibet,
e li hanno spediti alla University of Chandrigarh, perché
venissero tradotti. Recentemente, il Dr. Ruth Reyna, di
quell'università, ha detto che i documenti contengono istruzioni
per la costruzione di navi spaziali interstellari! Il loro
metodo di propulsione, ha detto la dottoressa, era "anti-gravitazionale"
e basato su un sistema analogo a quello del "laghima": "una
forma centrifuga abbastanza forte da contrastare la forza
gravitazionale", sconosciuto potere dell'ego, presente nella
struttura fisiologica dell'uomo. Secondo l' Hyndu Yogis,
é questo "l'anghima" che permette ad una persona di levitare.
Il Dr. Reyna ha affermato che a bordo di queste macchine,
che nel testo erano chiamate "Astra", gli antichi potrebbero
aver inviato una missione di uomini verso qualsiasi pianeta,
secondo quello che si legge nel documento, che si ritiene
abbia migliaia di anni. Si diceva, inoltre, che i manoscritti
rivelassero il sgreto dell'antima": "il copricapo dell'invisibilità",
e del "garima": "come diventare pesanti come una montagna
di piombo". Naturalmente gli scienziati indiani non presero
i testi molto sul serio, ma poi cominciarono a credere di
piú nella loro validità quando i cinesi annunciarono che
avrebbero utilizzato certi dati per la ricerca necessaria
al loro programma spaziale! Questo é stato uno dei primi
casi in cui un governo ha ammesso di fare ricerche sull'antigravità.
I manoscritti non dicevano con certezza se fossero mai stati
fatti viaggi interplanetari ma menzionava, tra l'altro,
il progetto di un viaggio sulla Luna, sebbene non sia chiaro
se questo viaggio sia stato veramente compiuto.
Ad ogni modo, uno dei grandi testi epici indiani , il "Ramayana",
contiene la storia molto particolareggiata di un viaggio
sulla luna a bordo di un Vimana (o "Astra"), ed in effetti
descrive una battaglia sulla luna con un "Asvin" (un veicolo
di Atlantide). Questa non é altro che una piccola prova,
ottenuta di recente, della tecnologia-anti-gravitazionale
e spaziale utilizzata dagli indiani. Per capire veramente
questa tecnologia, dobbiamo andare indietro molto piú indietro
nel tempo: al cosiddetto "Impero Rama" dell'India settentrionale
e del Pakistan, che si sviluppó almeno quindicimila anni
fa nel subcontinente indiano e fu nazione ricca di tanti
grandi e sofisticate città, molte delle quale devono essere
ancora ritrovate nei deserti del Pakistan e dell'India settentrionale
ed occidentale. Rama esistette, sembra, accanto alla civiltà
di Atlantide, in mezzo all'Oceano Atlantico, e venne guidata
da "illuminati Re-Sacerdoti", che erano i governatori delle
città. Le sette piú grandi città-capitali dell'Impero Rama
erano conosciute nei testi classici Hindu "Le sette Città
Rishi". Secondo gli antichi testi indiani, la gente aveva
delle macchine volanti chiamate"Vimana".
Gli antichi testi epici indiani descrivono il Vinama come
un veicolo circolare a due piani, dotato di vari obló e
di una cupola, proprio come ci immaginiamo un disco volante.
Il Vimana volava alla "velocità del vento" ed emetteva un
"suono melodioso". C'erano almeno quattro diversi tipi di
Vinama: alcuni a forma di disco, altri come lunghi cilindri
("veivoli a forma di sigaro"). Gli antichi testi sui Vimana
sono numerosi, e ci vorrebbero molti libri per riportare
tutto quello che dicono. Gli antichi indiani, che costruirono
questi apparecchi, scrissero interi manuali di volo sul
modo di guidare i vari tipi di Vimana, molti dei quali (testi)
esistono ancora, ed alcuni sono stati tradotti in inglese.
Il "Samara Sutradhara" é un trattato scientifico che parla
di ogni possibile aspetto del volo su di un Vimana. Ci sono
230 strofe che riguardano la costruzione, il decollo, il
modo di viaggiare con andatura di crociera per migliaia
di chilometri, gli atterraggi convenzionali cosi come quelli
d'emergenza e, persino, eventuali collisioni con gli uccelli.
Nel 1875 venne rinvenuto in tempio indiano il Vaimanika
Sastra, un testo del quarto secoloavanti Cristo scritto
da Bharadvajy il Saggio,utilizzando quali fonti testi ancora
piú antichi. Esso trattava del funzionamento dei Vimana
e comprendeva informazioni sulla manovrabilità, sulle dei
veivoli dai temporali e dai fulmini e su come cambiere la
propulsione da un'alimentazione ad "energia solare" ad una
priva di energia; il che suona come "anti-gravità". Il Vaimanika
Sastra (o Vymaanika-shaastra) ha otto capitoli di diagrammi
che descrivono tre tipi di veivoli, compresi gli apparati
che non possono prendere fuoco né rompersi. Il testo, inoltre,
cita 31 elementi fondamentali di queste macchine e 16 materiali
con cui sono costruite che assorbono luce e calore; motivo
per il quale venivano ritenuti adatti per la ricostruzione
dei Vimana. questo documento é stato tradotto in inglese
e si puó avere scrivendo alla casa editrice: VYMAANIDA-SHAASTRA
AERONAUTICS di Maharishi Bharadwaaja, ed edito, stampato
e pubblicato da Mr. G.R: Josyr; Mysore, India, 1979 (sfortunatamente
non abbiamo l'indirizzo).
Il signor Josyr é il direttore dell'International Academy
of Sankrit Investigation situata a Mysore. Non sembra esserci
dubbio che i Vimana fossero dotati di qualche dispositivo
di "anti-gravità". I Vimana decollavano in senso verticale,
ed erano capaci di volteggiare in cielo come i moderni elicotteri
o i dirigibili.
Bharadvajy il Saggio parla di non meno di 70 autorità 10
esperti di viaggi aerei nell'antichità.Queste fonti sono
oggi disperse. I Vimana erano custoditi in un Vimana Griha,
una specie di hangar, e si dice che venivano a volte alimentati
da un liquido giallognolo, ed altre da una specie di composto
di mercurio, anche se gli scrittori sembrano avere idee
confuse a questo riguardo. E probbile che gli ultimi scrittori
riguardo i Vimana agissero solamente in quanto studiosi-osservatori,
ispirandosi a testi piú antichi, e perció che facessero
compresibilmente confusione sul principio dell'alimentazione
dei Vimana. Il liquido "bianco-giallognolo" fa pensare alla
benzina, e forse i Vimana avevano un gran numero di diverse
fonti di propulsione, compresi i "motori a reazione".
E' interessante notare che i nazisti svilupparono i primi
motori a reazioni per le loro "bombe volanti" V-7. Hitler
e la dirgenza nazista erano straordinariamente interessati
all'antica India e al Tibet e mandarono spedizioni in entrambe
questi paesi, ogni anno a partire dagli anni '30, e forse
fu da questi popoli che i nazisti ottennero una parte delle
loro conoscenze scientifiche. Secondo il Dronaparva, una
sezione del Mahabharata, e il Ramayana, uno dei Vimana descritti
era a forma di sfera, ed era portato ad una grande velocità
da un potente vento generato dal mercurio. Si muoveva come
un UFO, andando su, giú, avanti e indietro come desiderava
il pilota. In un'altra fonte indiana, il Samar, i Vimana
erano "macchine di ferro, compatte ed eleganti, con una
carica di mercurio che veniva sparata fuori, dalla parte
posteriore, nella forma di una fiamma rombante". Un altro
lavoro chiamato Samaranganasutradhara descrive come venivano
costruiti i veicoli. E possibile che il mercurio avesse
qualcosa a che fare con la propulsione o, piú probabilmente,
con il sistema di guida. Curiosamente, scienziati dell'ex
Unione Sovietica hanno scoperto quelli che essi chiamano
"antichi strumenti usati su veicoli per la navigazione cosmica"
in alcune grotte del Turkestan e del deserto del Gobi. I
" dispositivi" sono soggetti emisferici di vetro o porcellana,
che finiscono in un cono con una goccia di mercurio all'interno.
E evidente che gli antichi indiani volovano su questi veicoli
per tutta l'Asia, probalbilmente fino ad Atlantide, e persino,
a quanto pare, fino al Sud America. Uno scritto trovato
a Mohenyodaro, in Pakistan, (ritenuta una delle "Sette Città
Rishi dell'Impero Rama") e non ancora decifrato, é stato
ritrovato anche in un altra località: l'Isola di Pasqua!,
Anche il testo ritrovato nell'Isola di Pasqua, chiamato
lo "scritto di "Rongo Rongo", é indecifrato, ed é straordinariamente
a quello di Mohenjodaro.L'Isola di Pasqua era una base aerea
lungo la rotto dell'Impero Rama.
In un testo ritrovato in Tibet, a non poca distanza, si
parla di un carro infuocato:"Bhima voló via con il suo carro
radioso come il sole e fragoroso come il tuono... Il carro
volante splendeva come una fiamma nel cielo di una notte
d'estate...avanzava maestosamente come una cometa...era
come se brillassero due soli. Quindi il carro saliva e tutto
il cielo si illuminava". Nel Mahavira di Bhavabhuti, un
testo Jain dell'ottavo secolo, scelto tra tradizioni e testi
ancora piú antichi, leggiamo: "Un carro aereo, il Pushpaka,
trsporta molta gente alla capitale di Ayodhya. Il cielo
é pieno di stupende macchine volanti, scure come la notte
ma illuminate da luci di un bagliore giallognolo". I Veda,
antichi poemi Hindu, ritenuti i testi indiani piú antichi,
descrivono i Vimana di varie forme e dimensioni:"l'ahnihotra-vimana"
con due motori, i "vimana elefanti" con piú motori, e altri
modelli chiamati martin-pescatore, ibis e con nomi di altri
animali. Sfortunatamente i Vimana, come la maggior parte
delle invenzioni scientifiche, venivano utilizzati soprettutto
per la guerra. Gli abitanti di Atlantide usavano le loro
macchine volanti, i "Vailixi", un tipo di veivolo simile
ai Vimana, per cercare di conquistare il mondo, stando a
quanto dicono i testi indiani. La gente di Atlantide, conosciuta
come "Asvin" nei testi indiani, a quanto pare era persino
piú progredita tecnologicamente di quanto fossero gli indiani,
ed aveva un temperamento piú gurriero. Sebbene non si sappia
l'esistenza di nessun testo antico che parli dei Vahilixi
di Atlantide, ci é giunta qualche informazione attraverso
fonti esoteriche ed occulte che offrono una descrizione
di queste macchine violanti. Simili, se non identici ai
Vimana, i Vahilixi erano generalmente "a forma di sigaro",
ed erano sott'acqua cosí come nell'atmosfera o, addirittura
nello spazio. Altri veicoli, propio come i Vimana, erano
a forma di disco, e potevano anch'essi sott'acqua. Secondo
un articolo che EKLAL Kueshana, autore di "The Ultimate
Frontier", scrisse nel 1966. i Vailixi furono realizzati
per la prima volta ad Atlantide 20.000 anni fa, e i piú
comuni erano "a forma di disco con sezione generalmente
trapeziodale, con tre serbatoi emisferici per il motore
posti nella parte inferiore": Utilizzando un sistema antigravitazionale
meccanico attivato da motori che sviluppano, all'incirca,
una potenza di 80.000 cavalli". Il Ramayana, il Mahabharata
ed altri testi parlano della terribile guerra che eebe luogo
circa 10.000 o 12.000 anni fa tra Atlantide e l'impero Rama,
in cui vennero utilizzate armi di distruzione che i lettori
non si sarebbero immaginate fino alla seconda metà di questo
secolo. L'antico Mahabharata, una delle fonti che trattano
dei Vimana, ad un certo punto parla della terrificante distruttività
della guerra:"...(l'arma era) un singolo proiettile carico
di tutta la potenza dell'universo. Una colonna incandescente
di fumo e fiamma, sfavillante come migliaia di soli che
sorgono in tutto il loro splendore...Un fulmine di ferro,
un gigantesco messaggero di morte, che riduce in polvere
l'intera razza dei Vrishnis e dei Andhkas...i cadaveri erano
talmente carbonizzati da essere irriconoscibili. I capelli
e le unghie caduti; le stoviglie rotte senza una ragione
apparente, gli uccelli diventati bianchi...dopo alcune ore
tutti gli alimenti erano diventati infetti...per scappare
dal fuoco i soldati si gettavano nei torrenti per lavare
il corpo e gli indumenti..." Sembrerebbe che il Mahabharata
stia descrivendo una guerra atomica! Riferimenti come questo
non sono isolati; al contrario, battaglie in cui si usa
uno straordinario assortimento di armi e di veivoli sono
comuni in le opere epiche indiane. Una di queste descrive
addirittura una battaglia tra Vimana e Valix sulla Luna!
Il brano appena riportato descrive molto accuratamente come
sarebbe una guerra atomica e quali effetti della radioattività
sulla popolazion. Buttarsi in acqua é l'unico sollievo.
Durante gli scavi della città di Rishi di Mohenjodaro, fatti
nel secolo scorso, gli archeologi trovarono scheletri che
giacevano lungo le strade, e qualcuno degli studiosi rimase
come se fosse stato colpito da qulche grande maledizione.
Questi scheletri sono tra i piú radioattivi mai ,ritrovati
alla pari di quelli di Hiroshima e Nagasaki. Città antiche
le cui mura di pietra e di mattoni sono state letteralmente
vetrificate, cioé fuse, possono essere trovate in India,
Irlanda, Scozia, Francia; Turchia e in altri paesi. Non
c'é nessuna spiegazione logica per la vetrificazione delle
fortificazioni di pietra e delle città, eccetto quella dell'esplosione
atomica. Inoltre, a Mohenjo-Daro, una città ben pianificata,
sviluppata su di un reticolato, dotata di un impianto idrico
piú evoluto di quello usato in Pakistan e nell'India moderni,
le strade erano piene di "mucchietti neri di vetro". Si
scoprí che queste masse di vetro erano pentole di terracotta
fuse e causa di un calore molto intenso!
Con il cataclisma che ha provocato lo sprofondamento di
Atlantide e la distruzione di Rama, entranbi a causa delle
armi atomiche, il mondo collassó in una specie di "età della
pietra", e la storia moderna ricominció solamente diverse
migliaia di anni piú tardi. Eppure sembra che non tutti
i Vimana e i Vailixi di Rama e di Atlantide siano scomparsi.
Costruiti per durare migliaia di anni, molti di loro dovrebbero
essere ancora funzionati, come sostenuto dai "Nove Uomini
Ignoti" di Asoka e nel manoscritto di Lhasa. Che la società
segrete o "fratellanze " di esseri umani ed "iiluminati"
volessero difendere queste invenzioni e la conoscienza della
scienza, della storia ecc..., non sembra sorprendente. molti
famosi personaggi storici come Gesú, Budda, Lao Tzu, Confucio,
Krishna, Zoroastro, Mahavira, Quetzalcoatl, Akhenaton, Mosé
e molti altri inventori di epoche piú recenti e, ovviamente,
tanta altra gente che probabilmente rimarrà anonima., forse
furono membri di organizazzioni come quelle. E interessante
notare che quando Alessandro il Grande invase l'India, piú
di duemila anni fa, i suoi storici scrissero che ad un certo
punto venne attaccato da "scudi volanti infuocati" che si
lanciavano contro il suo esercito terrorizzando la cavalleria.
Questi "dischi volanti" non usarono nessuna bomba atomica
né arma laser contro i soldati di Alessandro, forse per
magnaminità, ed egli fini col conquistare l'India. Molti
scrittori lasciano intendere che queste "fratellanze" custodiscono
alcuni dei loro Vimana e Vailixi in grotte segrete situate
in Tibet o in qualche altra località dell'asia Centrale,
e si ritiene il deserto del Lop Nor, nella Cina occidentale,
sia il centro di un grande mistero intorno agli UFO. Forse
e qui che molti veivoli sono ancora custoditi, in basi sotterranee
come quelle che gli Americani, i Britannici, e i Sovietici
hanno costruito in tutto il mondo nei passati decenni.
*
* *
Dopo la scomparsa di Atlantide e dell'Impero di Rama, aeromobili
anti-gravitazionali, frutto di civiltà evolute in epoche
remote, potrebbero essere custoditi ed utilizzabili in luoghi
accessibili agli iniziati.
Molti ricercatori dell'enigma UFO tendono a trascurare un
fatto di grande importanza: si dà per scontato che molti
dischi volanti siano di origine aliena, o forse militare
governativa, non prendendo in considerazione che potrebbero
invece provenire da Atlantide o dall'antica India. Ció che
sappiamo sugli antichi velivoli indiani risale a fonti remote:
testi scritti che ci sono giunti attraverso i secoli. Non
c'é dubbio che molti di tali testi siano autentici; esistono
letteralmente centinaia di epiche indiane, molte delle quali
non sono nemmeno state tradotte in inglese dal sanscrito.
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DAI DOCUMENTI CUSTODITI
A LHASA
L'imperatore indiano Ashoka diede inizio
alla "Società segreta dei nove uomini sconosciuti": grandi
scienziati indiani che avrebbero dovuto catalogare tutte
le scienze. Ashoka tenne segreto il loro lavoro perchè temeva
che le scienze avanzate catalogate da questi uomini, estratte
dalle antiche fonti indiane, sarebbero state usate per malvagi
scopi di guerra, a cui Ashoka si opponeva fortemente, essendosi
convertito al buddismo dopo aver sconfitto un esercito rivale
in una battaglia sanguinosa. I "nove uomini sconosciuti"
scrissero un totale di nove libri, presumibilmente uno a
testa. Uno dei volumi si intitolava "Il segreto della gravità!"
ed era conosciuto dagli storici anche se non l'avevano mai
visto; dato che trattava principalmente del controllo della
gravità, si puó immaginare perchè Ashoka volesse tenere
segreta tale conoscenza. Egli sapeva anche di guerre devastanti
in cui erano stati usati veicoli avanzati e altre "armi
futuristiche" che avevano distrutto l'antico "Impero di
Rama" indiano diversi secoli prima. Solo pochi anni fa i
Cinesi hanno scoperto dei documenti sanscriti a Lhasa, in
Tibet e li hanno inviati all'università di Chandrigarh per
essere tradotti. In merito, la dottoressa Ruth Reyna dichiarava
che i documenti contengono istruzioni per la costruzione
di astronavi interstellari! Il loro metodo di propulsione,
a suo avviso, era "anti-gravitazionale" e si basava su un
sistema analogo a quello della "laghima", il potere sconosciuto
dell'ego esistente nel carattere fisiologico dell'uomo "una
forza centrifuga abbastanza forte da neutralizzare tutta
la spinta gravitazionale". Secondo gli Yogi Hindu sarebbe
la "laghima" a permettere all'uomo di levitare. La dottoressa
Reyna ha detto che a bordo di queste macchine, che nel testo
venivano definite "Astras", gli antichi indiani avrebbero
potuto inviare un distaccamento di uomini su qualsiasi pianeta,
almeno stando a questo documento, probabilmente ultra secolare.
Sembra che i manoscritti abbiano rivelato anche il segreto
di "antima", "della cappa dell'invisibilità" e di "garima",
ovvero "come diventare pesante come una montagna di piombo".
Non sorprende che gli scienziati indiani dopo aver snobbato
i testi in questione, abbiano cominciato a cambiare parere
quando i Cinesi hanno annunciato che avrebbero incluso certe
parti dei dati nel loro programma spaziale. Questo é stato
uno dei primi casi di ufficiale ammissione governativa sulla
ricerca anti-gravità. Il manoscritto non specificava che
fosse mai stato fatto un viaggio interplanetario, ma tra
le varie cose menzionava un viaggio pianificato sulla Luna,
nonostante non sia chiaro se sia stato mai effettuato. Comunque,
una delle grandi epiche indiane, il Ramayana, tratta una
storia dettagliata di un viaggio verso la Luna in un Vimana
(o Astra) e infatti parla di una battaglia sulla Luna con
una nave aerea "Asvin" (o Atlantidea"). Questa é solo una
piccola prova della tecnologia anti-gravità e aerospaziale
usata dagli Indiani.
QUATTRO TIPI DI VELIVOLI
Per comprendere veramente la tecnologia, dobbiamo tornare
ancora indietro nel tempo. Il cosiddetto "Impero di Rama"
dell'India settentrionale e del Pakistan, sviluppatosi almeno
15.000 anni fa nel sub continente indiano, era una nazione
composta da molte grandi città. Rama esisteva parallelamente
alla civiltà Atlantidea nel medio oceano Atlantico, ed era
governato da sacerdoti-re illuminati. Le sette grandi capitali
di Rama erano conosciute nei testi classici indu come "Le
sette città Rishi". Secondo gli antichi testi indiani i
suoi abitanti avevano delle macchine volanti chiamate Vimana,
descritte come velivoli circolari a doppio ponte, con obló
e una cupola, come immagineremmo un disco volante. Volava
con la "velocità del vento" ed emanavano un "suono melodioso".
C'erano almeno quattro tipi diversi di Vimana; alcuni a
forma di disco volante, altri come lunghi cilindri (aeronavi
a forma di sigaro"). Gli antichi testi indiani sui Vimana
sono numerosi, e ci vorrebbero interi volumi per raccontare
ció che hanno da dire. Gli antichi indiani, che costruirono
queste navi, hanno scritto interi manuali di volo sul controllo
dei vari tipi di Vimana, molti dei quali sarebbero ancora
esistenti, ed alcuni sono stati anche tradotti in inglese.
Il Samara Sutradhara é un trattato scientifico che affronta
da ogni possibile angolazione il viaggio aereo a bordo di
un Vimana. Ci sono 230 stanze che trattano la costruzione,
il decollo, l'attraversamento di migliaia di chilometri,
atterraggi normali e forzati, e anche possibili collisioni
con uccelli. Nel 1875, il Vaimanika Sastra, un testo del
quarto secolo a.C. scritto da Bharadvajy il Saggio, usando
anche testi piú antichi come fonte, fu riscoperto in un
tempio in India. Trattava dell'operatività dei Vimana ed
includeva informazioni sul governo del timone, precauzioni
per lunghi voli, protezione dell'aeronave dalle tempeste
e dai lampi e come passare dalla guida a "energia solare"
ad una fonte ad energia libera che sembra "anti-gravità".
Il Vaimanika Sastra (o Vymaanika-Shaastra) ha otto capitoli
di diagrammi, che descrivono tre tipi di velivoli, inclusi
apparati ignifughi e super-resistenti. Menziona inoltre
31 parti essenziali di questi veicoli e 16 materiali di
cui sono costruiti, che assorbono luce e calore; caratteristiche
che li rendevano adatti alla costruzione dei Vimana. Sembra
non sussistere dubbio che i Vimana fossero alimentati da
qualche sorta di anti-gravità. Potevano infatti effettuare
il decollo verticale e fluttuare nel cielo, come un moderno
elicottero o un dirigibile. Bharadvajy il Saggio si riferisce
a non meno di 70 autorità e 10 esperti di viaggio aereo
nell'antichità. Queste fonti sono ormai perdute. I Vimana
venivano alloggiati in un Vimana Griha, una specie di hangar
e a volte si diceva che fossero riforniti da un liquido
bianco-giallastro, o da una specie di composto di Mercurio,
anche se le informazioni in proposito non sembrano troppo
chiare. é probabile che gli scrittori postumi, nel descrivere
i Vimana, si siano serviti di testi precedenti, e si siano
confusi sul principio della loro propulsione. Il liquido
bianco-giallastro sembrerebbe benzina, e forse i Vimana
avevano diverse fonti di propulsione, inclusi motori a combustione
o anche gettoreattori. é interessante notare che i nazisti
avevano sviluppato i primi pulsoreattori pratici per i loro
missili V-8. Hitler e la sua accolita di studiosi nazisti
di esoterismo si interessarono all'antica India e al Tibet,dove
inviarono numerose spedizioni, a partire dagli anni '30,
al fine di riscontrare tangibili prove alle loro teorie:
fu forse proprio cosí che i nazisti ottennero alcune delle
loro informazioni scientifiche. Secondo il Dronaparva, parte
del Mahabarata e del Ramayana, un Vimana descritto aveva
la forma di una sfera e volava ad altissima velocità su
un vento mitico generato dal Mercurio. Si muoveva come un
UFO, andando su e giú, all'indietro e in avanti, seguendo
i desideri del pilota. In un'altra fonte indiana, il Samar,
i Vimana erano "macchine di ferro, ben congiunte e lisce,
con una carica di Mercurio che usciva dalla parte posteriore
in forma di una fiamma rumorosa".
SCHELETRI RADIOATTIVI
Un'altra opera chiamata Samaranganasutradhara, descrive
la progettazione dei i veicoli. é possibile che il Mercurio
avesse qualcosa a che fare con la propulsione, o piú probabilmente
con il sistema di guida. Curiosamente, gli scienziati sovietici
hanno scoperto quelli che chiamano "strumenti antichi usati
in veicoli navigatori cosmici" in grotte del Turkestan e
del deserto del Gobi. Gli "apparecchi" sono oggetti semisferici
di vetro o porcellana, che finiscono a cono con una goccia
di Mercurio all'interno. é evidente che nell'antichità gli
Indiani volavano in giro per l'Asia, forse ad Atlantide
e perfino in Sud America. Sfortunatamente i Vimana, come
molte scoperte scientifiche, venivano usati per la guerra.
Gli Atlantidei usavano le loro macchine volanti "Vailixi",
un tipo di velivolo, per provare letteralmente a soggiogare
il mondo, se dobbiamo credere a quello che dicono i testi
indiani. Gli Atlantidei, conosciuti come "Asvins" erano
apparentemente tecnologicamente piú avanzati degli Indiani,
e certamente di temperamento piú agguerrito. Sebbene non
si sia a conoscenza di testi sui Vailixi atlantidei, alcune
informazioni sono state ottenute da fonti "occulte" e esoteriche
che descrivono le loro macchine volanti. Simili, se non
identici ai Vimana, i Vailixi erano, in genere, sigariformi,
ed avevano la capacità di muoversi sott'acqua, nell'atmosfera
o nello spazio, indifferentemente. Il Ramayana, il Mahabarata
e altri testi parlano della terribile guerra che vide opposti,
fra dieci o ventimila anni, Atlantide e Rama, e l'uso di
terribili ordigni di distruzione inimmaginabili fino alla
seconda metà di questo secolo. L'antico Mahabarata descrive
le terrificanti caratteristiche distruttive della guerra:
"... (l'arma era) un singolo proiettile caricato con tutto
il potere dell'universo. Una colonna incandescente di fumo
e fiamme brillante come mille soli si sollevó in tutto il
suo splendore... una saetta di ferro, un gigantesco messaggero
di morte che ridusse in cenere l'intera razza dei Vrishnis
e gli Andhakas... i cadaveri erano cosí bruciati da essere
irriconoscibili. I capelli e le unghie caddero; le ceramiche
si ruppero senza ragione, e gli uccelli divennero bianchi...
dopo qualche ora tutte le riserve di cibo erano infette...
per sfuggire a questo fuoco, i soldati si lanciarono nei
corsi d'acqua per lavare se stessi ed il loro equipaggiamento...".
Sembra che il Mahabarata stia descrivendo una guerra atomica!
Riferimenti del genere non sono isolati: battaglie con l'uso
di un fantastico schieramento di armi e velivoli sono comuni
in tutte le epiche indiane. Una di queste descrive addirittura
un conflitto sulla Luna tra Vimana e Vailixi! La su menzionata
sezione descrive dettagliatamente un'esplosione atomica
e gli effetti della radioattività sulla popolazione. Saltare
nell'acqua sarebbe stata l'unica tregua. Quando gli archeologi
trovarono i resti della città di Mohenjo Daro, gli scheletri
giacevano per strada e alcuni di loro si stringevano le
mani, come se fossero stati colti all'improvviso da un tremendo
destino. Questi resti umani risultano tra i piú radioattivi
mai trovati, alla pari con quelli di Hiroshima e Nagasaki.
Antiche città i cui muri e mattoni sono stati letteralmente
vetrificati e fusi insieme, si possono trovare in India,
Irlanda, Scozia, Francia, Turchia e altri luoghi. Non c'é
una spiegazione logica per la vetrificazione di città di
pietra, se non un'esplosione atomica. Oltretutto, a Mohenjo
Daro, le strade erano ricoperte di vetri anneriti, frutto
dello scioglimento di vasi d'argilla a causa di un intensissimo
calore.
I GRANDI E LE AERONAVI
Con il cataclismico affondamento di Atlantide e l'annientamento
di Rama con le bombe atomiche, il mondo é collassó in una
sorta di età della pietra. Eppure sembra che non tutti i
Vimana e i Vailixi di Rama e Atlantide siano andati distrutti.
Costruiti per durare migliaia di anni, molti sarebbero ancora
in uso, come evidenziato dai "Nove uomini sconosciuti" di
Ashoka e dai manoscritti di Lhasa. Che le società segrete
composte da uomini eccezionalmente illuminati abbiano preservato
queste invenzioni e la conoscenza della scienza e della
storia non sembra sorprendente. Grandi personaggi storici
tra i quali Gesú, Buddha, Lao Tzu, Confucio, Krishna, Zoroastro,
Mahavira, Quetzalcoatl, Akhenaton, Mosé e altri rimasti
anonimi, fecero probabilmente parte dell'organizzazione.
é interessante notare che quando Alessandro il Grande invase
l'India piú di duemila anni fa, i suoi storici annotarono
che ad un certo punto furono attaccati da "scudi di fuoco
volanti" che si lanciarono in picchiata sull'esercito e
terrorizzarono la cavalleria. Questi "dischi volanti" non
impiegarono bombe atomiche o armi a raggi sull'esercito
di Alessandro, ed egli proseguí la sua invasione dell'India.
Si dice che l'"organizzazione" in questione custodisca alcuni
Vimana e Vailixi in caverne segrete in Tibet e altri luoghi
dell'Asia Centrale, e il deserto di Lop Nor nella Cina occidentale
é al centro di un grande mistero ufologico. Forse é là che
vengono conservate molte delle antiche aeronavi, in basi
sotterranee.
CITAZIONI VEDICHE
"Una volta, mentre re Citaketu stava viaggiando nello spazio
su un aeroplano brillante e fulgido, datogli da Lord Vishnu,
vide Lord Siva... Le frecce mandate da Lord Siva sembravano
raggi infuocati che venivano emanati dal globo di sole e
coprirono i tre aeroplani residenziali, che non si potevano
vedere piú." (Srimad Bhagasvatam, Sixth Canto, Part. 3)
"Un carro aereo, il Pushpaka, trasporta molta gente alla
capitale di Ayodhya. Il cielo é pieno di stupende macchine
volanti, scure come la notte, ma cosparse di luci con un
riverbero giallognolo." Mahavira of Bhavabhuti (Testo dell'ottavo
secolo selezionato da tradizioni e scritti piú antichi)
"I Veda, antichi poemi hindu, forse i piú antichi di tutti
i testi indiani, descrivono i Vimana di varie forme e misure:
i 'ahnihotra-vimana' con due motori, i 'Vimana-elefante'
con piú motori, ed altri tipi che prendevano il nome da
altri animali, il martin pescatore e l'ibis." (D. Hatcher
Childress, "Ancient Indian Aircraft Technology", in The
Anti-Gravity Handbook)
"Ora la grandezza del carro di Vata! Rompendo va. E di tuono
é il suo rumore, fino ai cieli esso tocca. Emette vivide
luci (un riverbero rosso infuocato) e turbina polvere sulla
terra". Rig-Veda (Vata é il Dio ariano del vento)
L'Impero di Rama
"Il cosiddetto 'Impero di Rama' dell'India del Nord e Pakistan
si sviluppó almeno 15.000 anni fa nel subcontinente indiano,
ed era una nazione composta da grandi sofisticate città,
molte delle quali si trovano ancora nel deserto del Pakistan,
nell'India settentrionale e occidentale. Rama era retto
da 're-sacerdoti illuminati' che governavano le città.
Associabili agli UFO
Nella letteratura vedica indiana ci sono molte descrizioni
di macchine volanti che generalmente sono chiamate Vimana.
Si distinguono in due categorie:
(1) velivoli fatti dall'uomo simili ad aerei che volano
con l'aiuto di ali simili a quelle degli uccelli
(2) strutture non aerodinamiche che volano in modo misterioso
e che di solito non sono costruite dagli umani.
Delle macchine della categoria (1) si parla principalmente
nelle opere secolari medioevali sanscrite che trattano architettura,
motori difensivi militari e altri congegni meccanici.
Le macchine della categoria (2) vengono descritte in opere
antiche quali i Rig Veda, il Mahabarata, il Ramayana, e
i Puranas, ed hanno molte caratteristiche che le accomunano
agli UFO.
Ci sono antichi racconti indiani su veicoli di legno costruiti
dall'uomo che volano con ali nel modo dei moderni aeroplani.
Sebbene questi veicoli lignei fossero anche chiamati Vimana,
non tutti erano simili agli aerei. I Vimana piú tipici avevano
caratteristiche di volo simili a quelle riportate per gli
UFO, e si diceva che gli esseri con essi associati possedessero
gli stessi poteri delle entità UFO. Un esempio interessante
di Vimana é la macchina volante che Salva, un antico re
indiano, aveva ottenuto da Maya Danava, un abitante di un
sistema planetario chiamato Taltala. "Il crudele Salva arrivó
sul carro Saubha che puó andare dappertutto, e da esso uccise
molti coraggiosi giovani Vrishni e devastó malvagiamente
tutti i parchi delle città". (Richard L. Thompson).
Dal Mahabarata
Nel poema c'é questo racconto dell'eroe Krishna che allude
ad armi piú potenti. Va nei cieli all'inseguimento di Salva:
"Il suo Saubha salí al cielo alla lunghezza di una lega...
mi lanció dei razzi, missili, lance, punte, asce, azze,
giavellotti a tre lame, lanciafiamme, senza sosta... il
cielo... sembrava che avesse cento soli, cento lune... e
cento miriadi di stelle. Nessun giorno o notte si scorgeva
o i punti della bussola".
E ancora:
"L'aereo occupato da Salva era molto misterioso. Era cosí
straordinario che a volte sembrava che molti aerei apparissero
nel cielo, a volte che non ce ne fossero del tutto. L'aereo
ora era visibile, ora no, e i guerrieri della dinastia Yadu
erano confusi dalle sue manovre. A volte lo vedevano a terra,
a volte volava nel cielo, altre volte si trovava sulla cima
di una collina e a volte galleggiava sull'acqua. Il magnifico
aereo volava nel cielo come un tizzone turbinante - non
stava fermo nemmeno per un istante".
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L'Aviazione indiana
- Superpotenza globale
Le riflessioni sulle vette cognitive
e tecnologiche degli antichi imperi indú, in particolare
il mitico Impero di Rama, dovrebbero indurci a rivedere
le concezioni storiche che possediamo e la loro applicazione
pratica alle epoche che si sono succedute.
Se gli Egizi secondo l'Ortodossia sono stati gli iniziatori
della scrittura, i Sumeri lo furono per il concetto di Civiltà,
ponendo una cesura storica tra il caos organizzativo precedente
il 9.000 a.C. e la stabilità successiva a questa data.
All'inizio di questo articolo abbiamo ipotizzato che la
scienza dovesse rendere ufficiale la maggior antichità delle
popolazioni sud-orientali del mondo: ebbene questa concezione
é quella vigente oggi; la civiltà in quanto tale sembra
essere apparsa decine di migliaia di anni prima rispetto
al 9.000 a.C. e si sviluppó proprio in queste zone.
La spinta forte in tale direzione ha trovato la forza necessaria
nelle scoperte di Moenjo Daro, Harappa, Kalibangan, Kot
Diji e Lothal, città antichissime con planimetrie e piani
regolatori degni di una capitale dei nostri giorni.
Le pianificazioni dei quartieri perfettamente squadrati
e angolari, che dividevano con un senso logico la topografia
della città, hanno indotto gli studiosi ad ipotizzare progetti
urbanistici a monte della loro realizzazione; dunque una
concezione urbanistica prima che uno sviluppo.
Gli impianti fognari e quelli potabili erano tenuti separati,
entrambi coperti e questi ultimi fornivano acqua corrente
nelle case per bagni e gabinetti.
Era in uso la scrittura, non ancora decifrata, nonchè sigilli
con cui ufficializzavano lettere e documenti; tali sigilli
riportano effigi di animali a noi sconosciuti...
Questi era l'Impero di Rama, celebrato negli antichi scritti
del Ramayana, testi che non sorprendono piú di tanto per
quanto attiene alla narrazione storica; singolari al contrario
sono le storie di voli e guerre aeree.
é evidente che ogni buddista o indú, che dir si voglia,
conosce a perfezione le storie relative a mezzi volanti
antichissimi, detti Vimana, sui quali si narra ampliamente
nel Ramayana e non solo.
Il giornalista indiano Mukul Sharma, scrivendo nel 1999
sulle colonne del "The Times of India" l'articolo Flight
Path, descriveva vimana e guerre aree del passato indiano;
nell'ordine:
"Yantra Sarvasa", opera scritta di M. Bharadwaaja, consta
di 40 sezioni delle quali una di 8 capitoli (Vaimanika Prakarasutra)
tratta di aeronautica. In specifico i vimana elencati sono
di 3 specie:
– In grado di spostarsi da un luogo all'altro.
– In grado di spostarsi da un continente all'altro.
– In grado di spostarsi da un pianeta all'altro.
Quali caratteristiche avrebbero dovuto avere detti mezzi.
Di seguito:
– inattaccabili,
– ignifughi,
– indistruttibili,
–capaci di stop immediati,
– invisibili al nemico,
– capaci di sistemi spia su suoni e conversazioni provenienti
dalla caccia avversaria,
– in grado di vedere e registrare immagini,
– in grado di captare i movimenti dei mezzi nemici,
– poter paralizzare gli avversari,
– dotati di piloti ed equipaggio adattabili a qualsiasi
condizione climatica,
– realizzati in materiali resistenti e leggerissimi,
– dotati di mezzi in grado di ingrandire/ridurre immagini
e amplificare suoni.
Sharma conclude con una nota e una vena sarcastiche sulla
possibilità che i racconti di Bharadwaaja fossero semplicemente
un'anticipazione degli odierni racconti di fantascienza
immortalati in pellicole oramai di culto (da Star Trek a
Flash Gordon...).
Eppure il testo piú importante dei Veda, il "Mahabharata",
si districa in descrizioni minuziose e prolisse sul funzionamento
e la struttura dei vimana; il "Ramayana" descrive i mezzi
volanti come cilindri a due piani con area belvedere, in
grado di muoversi alla velocità del vento e capaci di produrre
un suono melodioso.
Un altro testo, il "Samara Sutradhara", elenca tutte le
sfaccettature inerenti le necessità ad un volo confortevole
e tecnicamente perfetto quali:
– costruzione,
– decollo,
– crociera,
– atterraggio ordinario e d'emergenza,
– tipologie differenziate di collisioni con uccelli.
La domanda da porsi é: qualora non ci fosse stato nulla
di cui raccontare, sarebbe stato possibile scrivere minuziose
strofe (oltre 230) solo su codesti argomenti.
La fantasia non ha, in effetti, confini: basti considerare
le storie narrate dal nostro scrittore romano Luciano per
avere la netta sensazione che la capacità creativa umana
dimostra potenzialità fuori dal normale; é anche vero che
Luciano, al contrario, non rispettava alcuni canoni tecnici
presenti nei libri sull'argomento redatti dagli antichi
indú...
Ed ecco puntuale la scoperta che sancisce l'ipotesi: nel
1875 venne scoperto in un tempio il "Vaimanika Shastra",
sempre ad opera di Bharadwaaja, completo di informazioni
attinte da testi provenienti da un passato remoto su (a
detta dell'autore stesso, quindi ancora piú credibile perchè
non si arrogó la paternità degli scritti):
– manovre di virata,
– precauzioni ed organizzazione sulle lunghe percorrenze
di volo,
– protezione degli aeromobili contro tempeste e fulmini,
– switch d'alimentazione da solare ad alternativa (sconosciuta)
"libera energia",
– possibilità di "alimentazione a gravità",
–decollo in verticale e sospensione del volo (tipo elicottero),
–citazione di almeno 70 enti preposti e 10 esperti del volo
nell'antichità.
Tutti testi perduti!
Gli antichi piloti di Rama proteggevano i vimana in ambienti,
hangar, denominati "griha"; il carburante utilizzato era
di colore bianco giallognolo.
Se consideriamo che la Tradizione indica l'Isola di Pasqua
come avamposto Rama, non puó non saltare agli occhi che
la misteriosa scrittura trovata sui Mohai non ha riscontri
sul pianeta, se non nelle antichissime e misteriose città
di Harappa e Moen Jo Daro; probabilmente l'impero indiano
e Atlantide utilizzavano l'Isola come scalo aereo per i
commerci che si estendevano su tutto il Pacifico; ammesso
e non concesso che Rapa-Nui fosse un'isola a quei tempi...
L'informazione piú importante proveniente dai "Vaimanika
Shastra" é la descrizione di un meccanismo che oggi definiremmo
"motore vortex al mercurio".
All'interno di un sito messo on line su internet nel 1998
(autore Ed Fouche), si faceva riferimento ad un esperimento
militare ad opera degli statunitensi inerente l'aereo TR-3B,
ovvero il triangolo volante a motore vortex al mercurio
assemblato nella zona S-4 della nota base aerea Area 51
situata nello Stato del Nevada.
Le caratteristiche di questo motore sono quelle di controbilanciare
la massa gravitazionale permettendo al velivolo di alzarsi
in volo e compiere movimenti e crociere a velocità parossistiche
e ad altissima manovrabilità.
I motori vortex funzionano benissimo, almeno in teoria,
all'interno di aeromobili di forma discoidale o triangolare
ovvero a sigaro allungato.
Clendenon, autore di "Mercury: UFO Messanger of the Gods",
ritiene che molti degli avvistamenti UFO avvenuti dal 1947
in poi, altro non sono se non avvistamenti di Vimana equipaggiati
con motori vortex al mercurio riscaldato (appartenenti a
piloti sopravvissuti a decine di migliaia di anni - sic!)
oppure, piú prosaicamente e verosimilmente, a tecnologie
sviluppate da anglo-americani o tedeschi.
Ma cosa c'entrano i motori al mercurio ed Ermete, il dio
messaggero dell'antichità.
Anzitutto il nome del dio (Mercurio) e la sua caratteristica
di padrone del volo ingaggiato dagli déi per portare notizie
da una parte all'altra dell'aere e del pianeta e la stessa
denominazione/funzionamento dei motori vortex, appunto,
al mercurio riscaldato.
Clendenon é infatti convinto che la struttura del vortex,
descritta da Bharadwaaja, sia del tutto simile al simbolo
del dio, ovvero il Caduceo, composto di due serpenti intrecciati
che si snodano attorno ad un perno centrale il tutto corroborato
da due ali sormontate da una sfera; egli si spinge ad ipotizzare
che il Caduceo potesse essere un simbolo della scienza dell'aviazione
in tempi remoti, solo successivamente utilizzata dalla scienza
medica.
Il funzionamento del motore altrimenti definito "girodirezionale"
é estremamente complesso; Clendenon ne dà una descrizione
dettagliata ma mai quanto Bharadwaaja nel quinto capitolo
del "Vaimanika Shastra".
Dato che anche il sottoscritto ha trovato una difficoltà
enorme nel tentare di riportare ad una comprensione accettabile
le strofe descrittive, mi permetto di rimandare direttamente
alla lettura del testo riportata nel libro (2).
é interessante cogliere, all'interno del racconto, l'importanza
sostanziale che hanno i cristalli nella realizzazione del
girodirezionale, elementi ancora oggi utilizzati su vasta
scala nella meccanica dell'orologeria e nella tecnologia
laser.
La base del funzionamento vortex risiede nella creazione
di un campo elettromagnetico in cui il velivolo dotato si
muove, in pratica sfruttando la ionizzazione che si viene
a creare intorno alla sua struttura e che somiglia in maniera
inquietante al fenomeno degli avvistamenti UFO, ad esempio
la fluttuabilità dell'immagine del mezzo oppure i colori
che circondano i discoidi - rosso, arancio, giallo - che
caratterizzano l'aura energetica attorno al mezzo.
Somiglia ad una vera e propria bolla di plasma, che spesso
abbraccia l'intera radiazione luminosa, l'iride, variando
di colore in continuazione; si pensi alla bolla di luce
misteriosa che abbracció la nave oggetto del "Filadelfia
Experiment" negli anni '40 (sfera di color verde), ovvero
le testimonianze dei sopravvissuti al Triangolo delle Bermude
(sfere di luce verdastra attorno a navi o aerei oppure all'orizzonte).
La realtà é che, comunque, un triangolo volante di 60 metri
di ampiezza é stato realizzato dagli USA e sembra sia dotato
proprio di un motore girodirezionale vortex al mercurio
riscaldato.
Di idea piú radicale é il professor R. Dikshitar, Oxford,
il quale é profondamente convinto che l'aviazione indiana
abbia dato impulso alla stragrande maggioranza delle "scoperte"
tecnologiche aeree in atto ai giorni nostri.
Dikshitar lo scriveva nel 1944, all'indomani guarda caso
del "Filadelfia Experiment", nel libro "War in Ancient India",
spingendosi ben aldilà delle semplici considerazioni sui
testi, bensí interpretando i testi vedici in chiave descrittiva
sulle attività dell'aviazione bellica indiana e non solo.
Fino a riportare le parole del "Samarangana Sutradhara"
in merito alle tre operazioni dei Vimana: decollo, crociera
per migliaia di chilometri e discesa; inoltre la macchina
volante era in grado di giungere alla Surya-mandala "Regione
del Sole" ovvero salire fino alla Naksatra-mandala "Regione
delle Stelle".
Il dubbio rimane sulla veridicità oggettiva dei testi oppure
sulla loro meravigliosa verità fantascientifica inerente
la fantasia umana.
La risposta arriva dall'autore stesso, citando la differenza
sostanziale tra i "Daiva" ovvero i miti narrati nella letteratura
indiana e i "Manusa" ovvero i trattati scientifici e storici
di quest'ultima; i Vimana e le descrizioni aeronautiche
fanno parte di questa seconda sezione.
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MISTERIOSI TUBI LASCIATI DA E.T. NEL CINGHAI
Reuters
25 Giugno 2002
Siamo sul monte Baigong
a 40 km a sud ovest della città di Delingha, nel bacino
del Quidam, provincia del Cinghai. A nord del monte vi sono
due laghi gemelli chiamati i "laghi amanti", uno d'acqua
dolce, l'altro salato. Il luogo é conosciuto come il posto
dei "resti di ET".
Sulla sponda sud del lago salato, il Toson, si trovano i relitti che
la gente indica come quelli lasciati da extraterrestri.
Appaiono come una piramide di circa 60 metri; una grande
struttura di tubi di metallo con diametri che variano da
dieci a quaranta centimetri. Di fronte ad essa si osservano
tre caverne con apertura triangolare, due collassate e inaccessibili;
una terza, piú grande delle altre, con il pavimento a due
metri sotto il livello del suolo e la volta a otto metri
sopra, con una profondità di sei metri. All'interno é visibile
un tubo di circa 40 centimetri di diametro che scende obliquamente
dalla sommità della caverna; si puó osservare un altro tubo
della stesso diametro affiorare dal terreno. Sopra la caverna
decine di tubi di diversi diametri percorrono l'intera montagna.
Ovunque, disseminati davanti e sopra le caverne, sulla sponda
del lago salato, si trovano numerosi frammenti rugginosi,
tubi di vari diametri fra due e 4,5 centimetri, pietre stranamente
modellate. Alcuni tubi spariscono sotto la superficie del
lago. Sono tutti di un color rosso tendente al marrone,
come le rocce circostanti e, nonostante siano sottili, non
presentano ostruzioni dopo essere stati sottoposti per anni
ai movimenti sabbiosi.
I frammenti sono stati analizzati da una fonderia locale ed é emerso
che sono composti per il 30% di ossido di ferro, contengono
una grande quantità di anidride silicea e ossido di calcio.
Per una percentuale dell'otto per cento il composto non
puó essere identificato. Questo accresce il mistero che
si é creato intorno ai "resti di ET". Di fatto, a detta
degli esperti, la grande quantità di anidride silicea e
di biossido di calcio deriva da una prolungata interazione
fra il ferro e l'arenaria delle pietre, di conseguenza si
puó ritenere che i tubi siano antichissimi. Secondo alcuni
il sito puó benissimo essere stato una torre di lancio extraterrestre
o quantomeno un antico osservatorio. La notevole altitudine
del luogo e l'aria trasparente é ideale per praticare l'astronomia,
difatti a settanta chilometri da lí si trova il radiotelescopio
dell'Osservatorio dell'Accademia delle Scienze Cinese.
Extraterrestre o meno, in pratica si tratta della segnalazione del
ritrovamento di ferro che viene considerato antichissimo.
Non é il primo rinvenimento nè il solo.
All'estremità orientale del bacino di Quidam vi sono campi
di gas naturale che rappresentano l'11% delle riserve di
gas naturale della Cina.
Il governo cinese sta energicamente spingendo per attuare
un progetto per la costruzione di un oleodotto e metanodotto
da Sebei a Lanzhou che vede coinvolti la BP, L'ENI/Agip
e la Petrochina. Il progetto é contestato dagli ambientalisti
e dai locali per i danni che i lavori di estrazione possono
arrecare ad una zona considerata pascolo invernale dei nomadi
tibetani e mongoli.
Progetti simili anche nella regione di Uighur nel Turkestan
orientale e nella Mongolia interna.
A questo punto il dubbio e una domanda: se quei tubi fossero
i resti di un antico metanodotto.
Attendiamo risposte!
Novità sulla Colonna di Ashoka
In India a Nuova Delhi, nel cortile di un tempio, vi si trova
da secoli una colonna di ferro che ha messo a dura prova
la competenza degli studiosi.
Il popolo indiano fece uso dei metalli già nell'età del rame come testimoniano
numerosi attrezzi rinvenuti, e divennero provetti artigiani
e specializzati nella metallurgia. Fra il 2.500 e il 4.000
a.C. venivano usati comunemente oro, argento rame bronzo
e ferro. Furono i primi a produrre zinco per uso commerciale.
Si racconta che venne forgiato un acciaio leggendario superiore anche
a quello prodotto oggi, ma la tecnologia per produrlo sembra
andata perduta nel tempo. Molti avrebbero cercato di riprodurlo
senza esito.
La colonna di ferro di Delhi misura sette metri di altezza, 42 centimetri
di diametro alla base e 32 alla sua sommità, pesa circa
sei tonnellate. Viene considerata antica di quattromila
anni, ma gli ornamenti sul suo apice ne determinano un età
di 1500. Non fu quindi eretta dal Re Ashoka, dal quale prese
il nome, ma probabilmente dall'imperatore Candragupta II
che regnó dal 380 al 413.
Rimane comunque il mistero che la circonda. Nonostante il
clima umido e i monsoni che caratterizzano il clima dell'India,
il ferro del pilastro non presenta tracce di ossidazione.
Le analisi compiute dimostrano che non si tratta di ferro
puro; la colonna contiene carbonio, fosforo, silicio, rame,
nichel e uno strato esterno costituito dall'80 % di ossidi
di ferro.
A tutt'oggi la nostra tecnologia non é capace di produrre
ferro inalterabile nel tempo, se non in piccolissime quantità
e a costi elevatissimi.
Si parla di procedimenti tecnologici extraterrestri andati
perduti; come sempre é la conclusione adottata quando non
siamo in grado di fornire spiegazioni a fenomeni misteriosi.
Gli esperti dell'Istituto Indiano di Tecnologia (ITT) hanno
dichiarato di aver finalmente risolto il mistero che si
celava nel pilastro di ferro di Delhi. La colonna di metallo
purissimo risale verosimilmente a circa 1600 anni fa. Il
pilastro, nonostante l'antichità, non si é mai corroso,
a dispetto del clima severo della capitale indiana.
I metallurgisti dell'ITT di Kanpur hanno scoperto che un sottile strato
di misawite, un composto costituito da ferro, ossigeno ed
idrogeno, ha protetto la straordinaria colonna dalla ruggine
e dalla corrosione degli agenti atmosferici. La patina protettiva
ha cominciato a formarsi all'incirca tre anni dopo la fusione
del pilastro e, da allora, ha continuato ad incrementarsi.
Secondo R. Balasubramanian dell'ITT, dopo ben 1600 anni,
ha raggiunto lo spessore di un ventesimo di millimetro.
In un rapporto, pubblicato dalla rivista scientifica 'Current
Science', lo studioso sostiene che la misawite si é formata
cataliticamente, grazie alla presenza di una grande quantità
di fosforo nel ferro, nell'ordine dell'1% contro lo 0,05%
del ferro moderno. L'alto contenuto di fosforo é il risultato
del peculiare processo di estrazione del ferro, usato dagli
antichi indiani, che trasformava il minerale di ferro in
acciaio, attraverso un unico passaggio, ovvero mescolandolo
con della carbonella. Le moderne fornaci, invece, impiegano
il calcare al posto della carbonella e, con un processo
di separazione, dividono le scorie fuse dalla ghisa, che
viene poi trasformata in acciaio. Nel processo moderno,
la maggior parte del fosforo viene eliminata con le scorie.
Il pilastro, alto piú di 7 metri e del peso di piú di 6
tonnellate, fu eretto da Kumara Gupta della dinastia omonima
che governó l'India settentrionale nel 320-540 d.C.
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